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Cuore, corpo e mente

Scrivo queste righe su richiesta della mia psicoterapeuta.

Terapeuta: “Per la prossima settimana, per favore, può scrivere cosa sente quando si siede su questo divano?”.

Io: “In che senso cosa sento? Quando arrivo o quando vado via?”.

La consegna non è ulteriormente spiegata e la dottoressa lascia alla mia libera interpretazione la realizzazione di “poche righe”, mi dice, in cui esprimermi liberamente. Non mi sono mai espressa in totale libertà…o meglio, non mi sono mai concentrata su cosa realmente provo nel qui e ora di ciò che mi accade.

La prima volta in cui ho potuto farlo è stata durante la psicoterapia. La dottoressa me l’ha lasciato fare fin dalla prima seduta; con la sua guida logica non ha mai offuscato i miei pensieri o indirizzato le mie deduzioni. Mi ha contenuto ma mai bloccato.

La domanda è generica e non so dove vuole andare a parare. Anche questa è una di quelle magiche prescrizioni che prima ti lasciano spiazzata sul da farsi, tu la esegui e magicamente, oplà!, avviene un piccolo cambiamento…ma te ne accorgi solo alla seduta successiva, quando finalmente ferma su quel divano inizi a parlare dei sette giorni appena trascorsi. Ti rendi conto anche che una buona parte del lavoro lo fai tu da sola e l’autostima sale. Dentro quella stanza si piange, si riflette, si modificano le percezioni ma la responsabilità vera della metamorfosi appartiene solo al paziente, varcata la soglia dello studio.

Mi concentro, a casa, e tento di compilare una lista di ciò che mi accade quando sono in quella stanza. Vado a tentoni, senza logica ma istintiva. Le sensazioni che mi assalgono sono varie, sempre diverse e rispecchiano ogni giorno il mio stato d’animo e quello del mio terapeuta, in una danza che mutua, rallenta e velocizza i propri movimenti tenendo sempre presente il mio benessere.

Ecco cosa sento, cosa provo:

Sento gratitudine per la persona che mi siede di fronte e mi guida in questo percorso. La stessa persona che mi infastidisce quando mi contraddice o mi rimanda una cruda realtà. Non mente mai. Me ne sono già raccontate tante Io di bugie: autoinganni a non finire.

La stessa persona, inoltre, per la quale nutro stima e affetto quando percepisco la sua tenerezza. Non gira mai il coltello nella piaga. Lucida, accogliente, maternamente severa, a tratti anche cattiva ogni settimana vedo e sento chi mi siede di fronte.

Provo stupore per ogni piccolo cambiamento avvenuto nel mio modo di leggere e affrontare il mondo.

Sento la rabbia ancora vivida per aver fatto passare troppo tempo nel decidermi a cambiare.

Provo commozione per quell’essere ferito e intrappolato che ha permesso a se stessa di farsi del male e al prossimo di fargliene altrettanto.

Sperimento anche la sensazione di scappare, di mollare tutto, quando noto che il cambiamento mi fa perdere comunque un beneficio. Non è il fallimento della terapia che mi spaventa ma il suo successo.

Provo pesantezza quando arrivo, sento il dubbio che disorienta e blocca.

Percepisco simultaneamente sconcerto ed energia mentre i sessanta minuti scorrono tra le parole.

Provo leggerezza fisica e sento una grande lucidità mentale quando vado via.

Sento, infine, che il percorso intrapreso è quello giusto, o meglio è stato giusto intraprenderlo.

Questo è ciò che sento, questo è ciò che provo.

M. 

I contenuti esposti in questo scritto sono stati condivisi volontariamente e autorizzati esplicitamente alla pubblicazione in forma anonima. Ringraziamo quanti hanno voluto condividere, attraverso le loro frasi, opinioni personali, problemi sofferti e successi conquistati.