Skip to main content

Quando i genitori non vogliono capire che i loro figli possono anche dare fastidio…

Può capitare di imbattersi in situazioni spiacevoli quando si entra in un locale pubblico. Variegate realtà socioculturali vengono a contatto, e non sempre riescono a comunicare tra di loro in modo costruttivo. È quello che deve essere accaduto nel ristorante sardo Rosa Peonia di Treviso.

Nel locale si trovavano dei clienti con due bambine di tre e cinque anni. Le piccole erano molto vivaci, hanno scorazzato per tutto il tempo tra i tavoli degli altri avventori, tra schiamazzi e importunando i clienti stessi. Uno dei camerieri ha chiesto ai genitori delle bambine se avessero potuto controllarle, poiché molti clienti si erano lamentati. La richiesta è stata accolta dal lancio di un calice di vino verso la titolare del ristorante, da parte della mamma delle ragazzine.

Questo è stato il segnale che ha scatenato l’inferno, gli altri avventori della tavolata, di cui facevano parte le bambine, si sono scagliati contro chi aveva “osato” fare una richiesta, a loro avviso, provocatoria. Il cameriere è dovuto ricorrere alle cure mediche per escoriazioni da graffi al volto e al collo. Insulti, minacce, percosse che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.

Il gruppo si è anche rifiutato di pagare il conto e alcuni di loro, andando sul web, hanno rilasciato dichiarazioni al vetriolo nei siti che parlano del “Rosa Peonia” e sulla pagina Facebook del ristorante stesso. I titolari del Rosa Peonia si tuteleranno sporgendo denuncia per lesioni, minacce e diffamazione.

Il giorno dopo la donna, che aveva scagliato il primo calice, ha fornito la sua versione dei fatti; afferma di essere stata insultata perché straniera. Inoltre, afferma di aver prenotato per nove persone al tavolo. Con le sue due figlie erano in undici, ma aveva ritenuto di non avvertire il ristorante poiché le avrebbero potute tenere in braccio. Secondo la donna, questo già sarebbe stato motivo di silenzioso disappunto da parte dei titolari. Le bambine si stavano annoiando, la madre avrebbe chiesto delle matite e dei fogli per farle disegnare, ma la cameriera avrebbe risposto di non avere a disposizione quanto richiesto. Le figlie si sono alzate e hanno trovato altri coetanei per giocare.

Ognuno può farsi l’opinione che meglio crede, ma questo episodio di cronaca permette di affrontare la questione degli adulti che vogliono mangiare in un ristorante senza essere disturbati da urla, capricci e schiamazzi dei bambini.

Il fenomeno dei locali childfree

Negli ultimi anni ha preso piede un fenomeno nato negli Stati Uniti. Locali e ambienti childfree.

In Europa, tra i primi a istituire questa regola troviamo la Germania e la Svezia.

Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. Nel nostro Paese è specificato che il locale non è adatto per i bambini o, che dopo un certo orario, non sono più ammessi. Un divieto esplicito non si può fare; in Italia non è possibile vietare l’ingresso in un locale pubblico a una specifica categoria di persone. Questo perché altrimenti si parlerebbe di discriminazione.

Fece notizia il cartello di un ristoratore romano, circa due anni fa, esposto all’entrata del suo piccolo locale: A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di anni cinque, nonché l’ingresso di passeggini e seggioloni per motivi di spazio”

Si scatenò un piccolo putiferio mediatico. L’uomo si difese argomentando che non ce l’aveva con i bambini, lui è nonno e adora i suoi nipoti, ma con l’inadeguatezza dei genitori che non sanno tenere a bada i propri figli. Il suo locale, inoltre, è molto piccolo e l’ingombro di un passeggino risulta deficitario.

In un mondo sempre più affollato troviamo anche adulti che non vogliono avere a che fare con i bambini. Uomini e donne che non sono stati colti dal fulmine dell’istinto paterno o materno, e quando vanno a cena in un ristorante non amano essere disturbati dalla “gioiosa vivacità” di pargoli lasciati scorazzare come fossero al parco. Forse si dovrebbe cominciare a capire che non tutti gli adulti si sciolgono davanti alle intemperanze di un bambino, e il loro essere piccoli non è una patente di immunità diplomatica.

I bambini imparano troppo tardi di non essere il centro del mondo

La capacità di capire che il mondo non è ai propri piedi deve essere insegnata dai genitori, e questo deve avvenire nel momento in cui si fa relazionare il bambino con gli altri. Andare in un locale è uno di quei momenti. Un bambino deve essere educato a rispettare lo spazio dell’altro, soprattutto se è un estraneo. La cultura della libera espressione in ogni ambito sociale può generare mostri, come nel caso del Rosa Peonia.

Il messaggio che è arrivato alle due piccole, che hanno fatto scatenare la rissa nel ristorante di Treviso, è stato di prepotenza e assoluta libertà di fare ciò che vogliono, quando vogliono. I comportamenti imbarazzanti di un bambino, quando non sono percepiti come tali dai genitori, creano un duplice fastidio in chi li subisce: la maleducazione dei bambini e quella dei genitori.

Chi ha deciso di non avere figli e non ama particolarmente i bambini ha i suoi diritti. Oltre a redarguire i genitori che non educano i propri figli a comportarsi come si deve quando ci si trova in determinati contesti sociali, si dovrebbe capire che in certi ambiti i piccoli possono diventare inopportuni; come un tizio che chiacchiera ad alta voce in una biblioteca, come il tipo che lascia squillare il cellulare al cinema o a teatro.

I bambini hanno tutto il diritto di scoprire il mondo. Questo, però, non deve andare a discapito degli estranei che incrociano nella loro crescita esistenziale, i quali non devono sentirsi obbligati a fare dei sorrisi di cortesia al piccolo di turno, che gli ronza intorno al tavolo, mentre si vorrebbero gustare in santa pace la cena al ristorante. Magari dopo una pesante giornata di lavoro.

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista

Fonti di riferimento 

I bimbi fanno troppo chiasso al ristorante. L’oste protesta e scoppia la rissa

http://www.romatoday.it/cronaca/cartello-vietato-accesso-bambini.html