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Disagio scolastico

Il disagio scolastico può essere definito uno stato emotivo non correlato ad un disturbo psicopatologico, linguistico o cognitivo che tuttavia impedisce al ragazzo di utilizzare e sviluppare le proprie capacità cognitive, affettive e relazionali (Baldaro Verde, 1989). Il disagio scolastico consiste nel rifiuto da parte del ragazzo di tutte le attività scolastiche, comportando una difficoltà nell’incontro fra il ragazzo e la scuola. La mancata interazione positiva tra i due sistemi, l’alunno e la scuola, comporta un disadattamento da parte di entrambi. Il concetto di disagio scolastico, di abbandono e dispersione è un concetto relativo, in quanto dipende dal contesto scolastico specifico e dal momento storico di riferimento. La scuola propone un continuo sistema di “frustrazione ottimale” che comporta il superamento di prove ed ostacoli da parte dell’alunno, il quale padroneggia di volta in volta la propria conoscenza.

Non sempre però il ragazzo riesce a superare questi ostacoli. L’ incapacità può derivare da una parte da cause intrinseche, come la mancanza di autostima, volontà, interesse, motivazione, auto efficacia; o da cause estrinseche, come il contesto di appartenenza, il contesto scolastico o altre motivazioni che non derivano direttamente dal ragazzo. L’ insieme di questi fattori può contribuire al fenomeno del disagio scolastico e quindi al progressivo rifiuto delle modalità e delle attività didattico- educative proposte dalla scuola.

In questo modo la scuola diventa un luogo di tensione anziché di crescita personale. Questa tensione può sfociare progressivamente nel drop out, ossia nell’abbandono del percorso scolastico.

 

Mancanza di una guida?

La gravità di questo fenomeno spesso deriva dalla carenza o dall’inadeguatezza dell’orientamento che viene svolto con i ragazzi in classe. L’attività scolastica viene  vissuta come un qualcosa di marginale rispetto al resto della vita quotidiana, non si ha un’idea d’insieme circa l’ importanza e l’ applicabilità dei concetti appresi nella vita di tutti i giorni. Non vi è la percezione da parte dei ragazzi dell’utilità dell’apprendimento. Molto spesso durante il primo biennio della scuola superiore si assiste ad un forte tasso di abbandoni (Guido, 1995).  Ultimamente si è assistito ad una diminuzione di abbandono scolastico e a un incremento di ripetenze e cambiamenti di indirizzo.

La difficoltà nel comprendere e nell’orientarsi rispetto a ciò che si vorrebbe fare una volta usciti dal contesto scolastico è sempre più marcata. La maggior parte di problematiche connesse al disagio si evince in istituti di tipo professionale, tecnico e magistrale. Durante il primo anno sembrano esserci delle differenze tra maschi e femmine rispetto all’abbandono scolastico, mentre durante il secondo le percentuali si equivalgono. Ciò che incrementa maggiormente questo fenomeno sembra derivare soprattutto dalla percezione soggettiva di insuccesso scolastico, inteso come delusione delle aspettative personali del ragazzo rispetto al risultato ottenuto (Maggiolini, 1994).

Per tale motivo è fondamentale rendere consapevoli i ragazzi dell’importanza del percorso scolastico e dello sviluppo delle conoscenze ormai fondamentali nella vita quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni. Infatti la formazione e l’educazione sono alla base dello sviluppo sociale ed economico della persona.

 

Riferimenti bibliografici

Baldaro Verde J. (1989), “Insuccesso scolastico”, in Battacchi M.W., Trattato enciclopedico di psicologia dell’età evolutiva, vol.II, tomo I, Piccin, Padova.

 

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.