Dipendenza da shopping: chi sono i “compulsive shoppers”?
Chi non ricorda Isla Fisher mentre nel film “I love shopping”? Interpreta Becky, una ragazza che ama acquistare abiti e accessori a prescindere dalla loro reale utilità. Più che di amore, però, si potrebbe parlare di ossessione per lo shopping. Ecco, Becky è una dipendente da shopping. I dipendenti da shopping sono in media donne fra i 20 e i 30 anni che giornalmente spendono più denaro di quanto possiedono in acquisti anche inutili (creme per il corpo, gioielli, abiti). Esse sono mosse dal puro piacere di farlo o dalla necessità di rispondere ad un impulso incontrollabile. A lungo andare, giungono a dedicare talmente tanto tempo ed energie negli acquisti da trascurare le relazioni sociali e gli impegni lavorativi e a sentirsi molto tese se, per qualche ragione, non possono comprare nulla. Proprio come accade a Becky!
Queste donne tendono ad utilizzare gli acquisti sfrenati come strumenti con cui colmare un vuoto interiore derivante da genitori distratti, assenti o che hanno manifestato il loro affetto esclusivamente con regali materiali.
Come si sviluppa lo shopping compulsivo?
La dipendenza da shopping si sviluppa attraverso 3 fasi che si susseguono.
Nella prima fase la persona viene ipnotizzata dall’oggetto, vissuto come un’occasione da non poter perdere, e prova brividi, eccitazione, vampate di calore, sensazione di perdere il controllo. Nella seconda fase la persona cede alla tentazione e acquista l’oggetto del desiderio. Si sente felice e non è consapevole né della sua incapacità di controllarsi né della gravità del comportamento. Nella terza fase la persona realizza l’acquisto e di non essere stata in grado di controllarsi, ancora una volta. Esperisce, così, sensi di colpa, autosvalutazione, vergogna e malessere.
Dipendenza da shopping: i campanelli d’allarme dell’acquisto patologico
Ognuno di noi è particolarmente attratto da qualche oggetto e aspetta l’occasione più rosea per procurarselo. A ognuno di noi piace coccolarsi acquistando ciò che più gli piace: abiti, scarpe, profumi, videogiochi, auto, case. Ma quando si oltrepassa il confine che separa lo shopping “normale” dallo shopping “patologico”?
Secondo la ricercatrice statunitense McElroy esistono almeno 4 campanelli d’allarme che ci informano di un probabile shopping patologico. Essi sono i seguenti:
- La persona è spinta ad acquistare da un impulso irresistibile e incontrollabile;
- La persona acquista oggetti di cui non ha bisogno o che non potrebbe permettersi di acquistare;
- L’impulso e l’acquistare gli oggetti provocano vergogna, disagio, spreco di tempo e danni al funzionamento della persona nelle diverse sfere di vita;
- Lo shopping sfrenato non si verifica soltanto durante gli episodi maniacali o ipomaniacali (in caso di disturbo bipolare).
Leggendo queste righe, vi è venuto in mente il volto di qualcuno che sta vicino a voi (o il vostro)? Potreste avere accanto un dipendente da shopping che vive un rapporto problematico con gli acquisti ma non sa come affrontarlo o, semplicemente, lo sottovaluta. Ricordate: la consapevolezza è il primo passo per la motivazione e il cambiamento.
Riferimenti sitografici
- https://www.behavioraladdictions.it/psicopatologia-dellacquisto/
- http://www.davidealgeri.com/shopping-compulsivo-online.html
- http://www.fobiasociale.org/dipendenza-da-shopping-compulsivo.htm
- http://www.istitutobeck.com/shopping-compulsivo.html
- http://www.panorama.it/mytech/internet/shopping-online-dipendenza/
- http://www.psiconauti.it/Dipendenza_Shopping_Compulsivo.aspx