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La comunicazione virtuale: realisticamente bugiardi

La rete è diventata, in poco tempo, un luogo di facile accesso, dove incontrarsi e dialogare; una preziosa fonte di ricerca e vicinanza dell’altro. La comunicazione via internet ha causato, di conseguenza, considerevoli mutamenti, sia a livello sociale sia individuale, nelle abitudini di vita delle persone, nel linguaggio usato abitualmente così come nei comportamenti quotidiani. È con questo presupposto che un numero sempre maggiore di persone stabilisce relazioni interpersonali, anche d’amore e di sesso, preferendo come primo passo un’interazione virtuale.

Perché questa propensione all’aggancio virtuale da parte di alcuni utenti della Rete?

La comunicazione virtuale concede il privilegio, restando in totale anonimato, di essere ciò che sogniamo di essere in quella circostanza. Ad esempio, un uomo può far supporre di essere una donna e viceversa. Le persone possono mentire sull’età anagrafica o sulla professione svolta. Questa facilità di manipolare le informazioni reali collocherebbe il navigante in una posizione onnipotente in grado di manovrare la persona dall’altra parte dello schermo e portarla a desiderare, innamorarsi o comunque legarsi a qualcuno che in quel momento è perfetto, bramato e ricercato. La suggestione è provocata ma anche nutrita in modo circolare. In sintesi, in alcune occasioni, è un condizionamento co-costruito.

Manifestarsi on line

La comunicazione virtuale, all’interno di questa dinamica di mutuo scambio, può sembrare meno sovrastante rispetto a una comunicazione reale e concreta quale quella vis a vis. Tuttavia, l’esperienza relazionale on line è altrettanto rilevante in termini di legame con l’altro. Due alterità, seppur a distanza, s’incontrano. Sono molti, infatti, gli utenti delle chat che considerano il loro personal computer come una vera e propria espansione della loro persona, della loro mente. Esprimersi on line consente di proiettare sull’altro una parte di se vera oppure costruita sul momento; l’altro è così indebolito, non avendo del suo interlocutore un’immagine definita ma fantasie proiettate e desiderio di conoscenza. La chat è, pertanto, uno spazio inconsistente, tuttavia vero in quel determinato momento che riflette passioni, desideri, predisposizioni. La rete, il computer, lo smartphone e lo spazio cyber edificato possono essere considerati, a tutti gli effetti, una zona di trasformazione, un’estensione del mondo intra-psichico dell’internauta. Si utilizza internet come se fosse una fonte attraverso cui procacciarsi eventuali occasioni per plasmare una relazione. E’ la sperimentazione, circoscritta e precisa, di un’area intermedia tra se stessi e l’altro…dove tutto è possibile: comunicare, confidarsi, innamorarsi, fare esperienze sessuali.

Tipi da chat. Comportamento sano e perversione

Le relazioni interindividuali on line possono essere distinte all’interno di un continuo che si sposta dal semplice interesse, con riferimento all’altro, fino a un coinvolgimento morboso nei suoi confronti. Secondo la descrizione di Leiblum (1997) ad esempio, è possibile individuare tre categorie di soggetti che impiegano la relazione on line: i partner, i solitari e i parafiliaci.

I primi sono individuati come parte di una coppia virtuale all’interno della quale è primariamente la curiosità a produrre il legame di conoscenza dell’altro. In questo caso, la dinamica creatasi non riporta obbligatoriamente particolari complicazioni relazionali. Nel secondo caso, il mondo virtuale riporta a una norma di adeguamento a particolari problematiche relazionali o a circostanze di vita disagevoli; c’è una compensazione attraverso la chat a mancanze del mondo reale. Infine, gli ultimi sono identificati in quelle persone ormai dipendenti dalla cyber relazione, che trovano eccitante e appagante la possibilità, e in alcuni casi l’esclusività, di attuare comportamenti relazionali e sessuali al di fuori della realtà quotidiana e per questo ritenuti non convenzionali.

Da questa classificazione, dunque, appare che i consumatori delle chat vi ci aderiscano, e le usino, con termini e intenti disuguali. E’ quindi auspicabile che, il comportamento di approccio all’altro, mediante l’utilizzo delle chat, sia sempre considerato all’interno di una linea continua di condotta, dove i poli opposti si manifestano tra espressione sana e problematica, tra ego-sintonia ed ego-distonia, tra funzionalità e disfunzionalità. Solo nel momento in cui questa regola di ricerca virtuale si presenta come rigida, invalidante ed esclusiva si può valutarla come perversa dipendenza comportamentale.

 

Riferimenti bibliografici 

A.P.A. (2014), DSM-5. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Masson, Milano.

Burchiellaro D., Masera A. (1999), L’amore, l’amicizia ai tempi dell’e-mail. Arriva la cyber rivoluzione dei sentimenti, Panorama, 19.

Leiblum S.R., (1997), Sex and the net: clinical implication, Journal of Sex Education and Therapy,

Quattrini F., Fulceri F. (2002), Internet e la chat line: trasgressioni e perversioni sessuali? in Le parafilie. Aspetti clinici, socio-culturali e giuridici, Petruccelli F., Simonelli C., (a cura di) Quale Psicologia, 20, suppl. n° 2.