Skip to main content

Tristezza a natale

La depressione natalizia o Christmas Blues è una condizione non presente nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – DSM 5. Le persone che la vivono spesso manifestano un’alterazione del tono dell’umore, ansia generalizzata, difficoltà mnestiche, problemi del sonno, potrebbero anche presentarsi difficoltà sessuali e più in generale nelle relazioni. È un fenomeno più diffuso di quanto si creda. Di fatti chi la prova, potrebbe non volerne parlare per paura di essere giudicato ed etichettato. Questa forma di depressione comporta un sentimento di vergogna, dal momento che tutti si aspettano che il Natale e più in generale le feste debbano essere vissute con gioia. Ci si potrebbe sentire diversi e distanti dagli altri, “anormali”.

Tuttavia la normalità non è un concetto presente in natura ma creato in modo convenzionale ed arbitrario dagli uomini. Sull’esistenza di questa condizione ci sono pareri contrastanti. Ad esempio Christensen R. (1984) afferma che i clinici notano più pazienti depressi, creando i così definiti falsi positivi. Di fatti, riteneva che i clinici, influenzati dalla loro idea che nei periodi di festa vi fossero più depressioni, erano più portati a riconoscerla. Ovviamente saranno le persone stesse giudici del loro umore e se avvertiranno un cambiamento eccessivo o preoccupante potranno rivolgersi ad un professionista.

 

Sunday Neuroses e domeniche tristi

La depressione natalizia è presente da diverso tempo anche se con nomi diversi. Uno dei primi a descrivere il fenomeno anche se con delle accezioni fu Sàndor Ferenczi. Lo psichiatra la riscontrò non nel periodo natalizio ma durante la domenica, giornate di riposo. Egli descrisse le “Sunday Neuroses”, notando che i sui pazienti lamentavano disturbi somatici, la domenica. In particolare manifestavano mal di pancia e mal di testa che si acutizzavano proprio la domenica come forme di somatizzazione di un disagio psicologico.

Successivamente Eisenbud (Enghigian, 2016) pubblicò “Negative Reactions to Christmas” .Egli vedeva i sintomi dei pazienti come un modo per sfuggire all’indolenza festiva. Sia Ferenczi che Eisenbud vedono i periodi di festa come positiva anche se non sono vissuti così da tutti. Infatti, vi sono persone che non le vivono positivamente e quindi per evitare di viverle accusano dei malesseri fisici. In altre parole, tentano inconsapevolmente di auto-sabotarsi.

Cattell (Enghigian, 2016), invece, ha una visione che si avvicina di più a quella odierna. Ha definito la “ holiday syndrome” come una sorta di episodio depressivo. Le persone affette sperimentavano un’ansia diffusa, un forte senso di possesso e di irritabilità.  Inoltre nutrivano un forte desiderio di risolvere i loro problemi subito, senza fatica, come per magia. Pensavano alle feste passate in cui erano effettivamente spensierati e quindi a quando erano realmente felici e le vivano in modo “adeguato”, sperimentando quasi un senso di rimorso. Una parziale conferma di ciò deriva da uno studio effettuato sulla popolazione danese (Jessen & Jessen, 1999).  I ricercatori constatarono che durante i compleanni e le principali feste come Natale, Pasqua e Pentecoste si registra un numero più elevato di suicidi, soprattutto nella fascia di età che va dai 15 anni in su.

 

Quali sono le cause?

La depressione natalizia è presente ma non sempre riconosciuta. Durante le feste spesso non si lavora e quindi si trascorre più tempo con la famiglia. Non si può ricorrere al sotterfugio del “non ho tempo perché devo lavorare”. Quindi si vive la costrizione del “dover fare”, “dover essere”, “essere felici di”. Indipendentemente dalla reale risposta emotiva provata dalla persona, questa si vede spesso costretta nel dover provare date emozioni nell’attimo suggerito e con le persone che gli stanno attorno. Si pensi anche ai detti “Natale e Pasqua con i tuoi e Capodanno con chi vuoi”. Anche questi semplici concetti semantici rimandano ad un’usanza tramandata e dalla quale si ha l’impressione di non riuscire a sottrarsi.

Inoltre, anche la religione rimanda l’idea della condivisione e dello stare insieme. In aggiunta a ciò, ci sono dei notevoli fattori di stress, come la lista dei regali che viene continuamente rivista per paura di dimenticare qualcuno e di non soddisfare le aspettative. Prima di tutto bisogna considerare il numero dei regali poi il budget di cui si dispone e cercare di fare il regalo giusto senza correre il rischio di essere troppo scontati. La banalità del regalo comporta anche un senso di insoddisfazione verso se stessi e le proprie capacità, dunque non bisogna sottovalutare l’importanza che assume ai nostri occhi riuscire a fare un regalo che soddisfi l’altro, per soddisfare anche una parte di noi.

Poi ci sono le cene che implicano ulteriore sforzo e pianificazione. Tutti questi pensieri per alcuni possono comportare un senso di ansia e tristezza che se persistente comporta la depressione. Il pensiero di preferire fare ciò che si conosce, come il lavoro è molto presente e porta a sperimentare vergogna e incomprensione. Oltre a ciò, potrebbero esservi situazioni altre, come la perdita di una persona cara o la perdita del lavoro che rappresentano fattori di rischio per la depressione natalizia.

 

Che cosa fare?

Qualora si dovesse sperimentare di “stare un po’ giù di tono” è bene rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta. Questo per evitare che la situazione si possa cronicizzare. Se si ha già tale tendenza la cosa migliore sarebbe prevenire quindi evitare di imbattersi in queste situazioni. Si potrebbe partecipare ad un corso sulla comunicazione e sull’assertività. Questo per imparare che si può dire, nel modo giusto, anche di “no” senza sentirsi in colpa per questo.

Quindi si possono declinare le attività che non si vogliono proprio fare, non è una mancanza di rispetto rispettare se stessi. Ci si potrebbe ritagliare del tempo per fare qualcosa di piacevole e rilassante anche per se stessi anche se non coincide con ciò che ci viene proposto. È bene ribadire che la depressione natalizia è un fenomeno transitorio che potrebbe rimanere tale, non è detto che si trasformi in depressione. Proprio per questo è necessaria una consulenza che se fatta per tempo potrebbe arginare la situazione.

 

Riferimenti bibliografici

Jessen G., Jessen B.F., Postponed suicide death? Suicides around Birrhdays and Major Public Holidays, suicide life threat behav., 1999.

Christensen R., The misdiagnosis of holliday and winter complaints. An unconscious shift in criteria? Psychotherapy: theory,research, practice, training, 21(3),401, 1984.

Enghigian G., The holliday syndrome: Who exactly came up with the idea of those Christmas Blues?, Psychiatric Times, 2016.