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Spettatori violenti

La violenza non è un fenomeno nuovo, i casi di bullismo sono ormai parte del nostro quotidiano. Tuttavia si sta diffondendo una nuova forma di violenza che non riguarda più solo la vittima ed il suo persecutore ma che coinvolge tutti noi che siamo spettatori.

Quando si agisce violenza su qualcuno non si sta solo compiendo un’azione denigratoria verso la propria vittima ma si rende il contesto partecipe dell’atto stesso. Esistono varie tipologie di spettatori ad atti di violenza (Sabatello, 2010). Gli spettatori passivi che semplicemente osservano l’azione e pensano che qualcuno farà qualcosa o che è meglio non immischiarsi; gli spettatori che prendono le difese delle vittime e, una nuova forma di spettatore che osserva e non pensa che qualcuno farà qualcosa né crede che sia sbagliato abusare di qualcuno ma, osservano per il gusto di osservare.

La violenza sul web, cliccata, linkata, guardata, mostrata, svelata e mai dichiarata ma posta in siti specifici per essere vista e rivista da milioni di utenti e magari anche commentata come fosse un oggetto di bella presenza o un piatto da gustare con gli occhi. Ecco il nuovo fenomeno che spopola su web, il cyberbashing, letteralmente maltrattamento informatico. Questo consiste nel registrare con un telefonino un atto di violenza per poi metterlo online.

Riflettendo sull’atto, non si tratta solo di registrare un fenomeno di violenza ma soprattutto di diffonderlo e in qualche modo di renderlo “lecito”.

 

La desensibilizzazione e il grande pubblico

Fenomeno simile all’happy slapping il cyberbashing è ampiamente diffuso su vari canali instagram più volte chiusi dalla polizia postale worldstar_verona,  worldstar_verona2.0. In Italia l’epicentro sembra essere Verona, ma il fenomeno è in realtà di portata mondiale e vediamo i medesimi siti in Germania worldstar_Germany e negli Stati Uniti  worldstar_fights_usa. Le scene si ripetono uguali in tutto il mondo, ragazze che si picchiano accerchiate dal gruppo classe a scuola; ragazzi che si insultano e usano la violenza incitati dalla folla.

Un aspetto importante da non sottovalutare è la partecipazione degli spettatori che da casa incitano e imitano ciò che vedono come fossero in un videogioco. Questa capacità di estraniamento dalla realtà e compartecipazione alla violenza è probabilmente ormai parte della nostra epoca, l’epoca 2.0 dove tutto ciò che è reale è diventato virtuale e ci troviamo di fronte ad una forma di “psicosi di massa” in cui soprattutto i giovanissimi, i quali non hanno esperienze diverse da quelle attuali, percepiscono la realtà come un immenso gioco virtuale in cui si può agire la violenza e parteciparvi senza conseguenze.

Questa è la desensibilizzazione, lentamente agita sulla mente dei ragazzi che non provano e non sentono alcuna empatia nei confronti di coloro i quali subiscono, anzi si identificano con il carnefice e vorrebbero essere al suo posto (Sabillon, 2016).

Come reagire

La rete è il luogo dell’autoaffermazione di sé, un’autoaffermazione che passa attraverso l’identificazione con il più forte (Lingbo, 2017). L’adolescente di oggi vive costantemente a contatto con questa realtà che si diffonde a macchia d’olio e che non è semplice fermare. I video presenti nei siti e nei social sono infatti disponibili in rete nonostante la chiusura dei canali che li diffondono, in quanto come ormai risaputo, ciò che è in internet resta in internet, la sola arma che abbiamo a disposizione è la scelta di scrivere un commento entusiastico o di disappunto, di cliccare per guardare con piacere o per denunciare, di linkare per mostrare al mondo quello che succede dentro le nostre scuole e le nostre case.

 

Riferimenti bibliografici

Sabatello, U. (2010). Lo sviluppo antisociale: dal bambino al giovane adulto. Una prospettiva evolutiva e psichiatrico-forense. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Sabillo, R., Cano, J., Cavaller, V., Serra, J. (2016). International Journal of Computer Networks and Communications Security. Cybercrime and Cybercriminals: A Comprehensive Study 4(6), 165–176.

Lingbo, Z., Xianglian, Y., Lixian, Z. & Zhihong, R. (2017). Social Behavior and Personality: an international journal, 45 (2), 2017, 339-352.

 

 

 

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.