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Dipendenza e astinenza

Istituto tecnico Dagomari di Prato, il professore di economia aziendale propone ai suoi studenti una sfida << Staremo una settimana senza cellulare, internet e social>>. La prima reazione degli studenti è quella di forte sgomento e incredulità. Come si può pensare di stare senza telefonino per sette giorni, è impossibile! Tra le risate e le occhiate torve gli studenti obbiettano <<Fallo tu se ci riesci !>>

Nonostante la ritrosia iniziale, due classi aderiscono all’iniziativa e come ogni dieta che si rispetti, da lunedì ha inizio l’astinenza da cellulari. Dalle ore 10:00 Stop ai telefonini, inizia la settimana Social zero. Il professore non è escluso da tale sfida e partecipa attivamente, insieme ai suoi studenti. L’iniziativa assume le sembianze di un vero e proprio esperimento con i suoi effetti collaterali, che non sono pochi.

Sintomi di astinenza

I social sono vietati, internet è vietato, navigare sul web, usare Facebook, WhatsApp. Chi non resiste può adoperare il suo telefonino unicamente per telefonare. La vita assume piano piano un altro volto. I nativi digitali hanno una visione del mondo e delle relazioni mediata dall’uso dei sistemi tecnologici. La realtà diviene più tangibile e sembra di fare un tuffo nel passato alla riscoperta dei telefoni pubblici, delle chiacchierate fra amici, delle passeggiate ristoratrici.

Si aprono le porte di nuove anche se “vecchie” strategie comunicative. Lo sguardo non è chino sullo schermo ma aperto e rivolto verso l’interlocutore. Il tono di voce assume una sua importanza poiché contornato dai gesti e dai feedback che l’altro ci rimanda. Le parole prendono forma e non sono più lettere di un messaggio che si susseguono con monotonia.

La disperazione, il panico, la paura, il senso di vuoto iniziale scompaiono dopo aver aperto gli occhi al mondo, che è sempre stato lì fermo ad aspettare che i ragazzi potessero vederlo e interpretarlo a modo loro.

 

Il ritono alla parola

Il professore ha fornito ai suoi ragazzi parole crociate ed altri passatempi a loro quasi sconosciuti. Basta ascoltare le testimonianze dei ragazzi per capire che nessuno di loro era consapevole di avere una vera e propria dipendenza dal telefonino. Cosa più importante molti riscoprono il rapporto con i loro genitori. «Ho fatto le parole crociate con mia madre, abbiamo parlato insieme un pomeriggio, non succede mai»; «Sono stata a cena un’ora con i miei, erano felicissimi».

Sino a quel momento nessuno li aveva mai posti di fronte a questa consapevolezza. Avevano perso la parola e sentivano il tempo incalzare. Molti di loro asseriscono di aver ritrovato il loro spazio e di aver imparato a gestire il tempo per studiare, per uscire, per stare in famiglia. Una delle caratteristiche del mondo virtuale è infatti la dispercezione temporale. Quando navighiamo online perdiamo la bussola. Non ci rendiamo conto dello scorrere del tempo, delle ore che passiamo seduti o sdraiati a chattare. Questo è quello che accade a molti giovani intrappolati nelle loro stanze, che perdono memoria della loro identità e dei loro bisogni. Le tecnologie vano sfruttate e governate per vivere e lavorare meglio. Questo i ragazzi di Prato lo hanno capito e vissuto sulla loro pelle, tanto da coinvolgere tutta la scuola.

Riferimenti bibliografici

Raffaella Perrella & Giorgio Caviglia. (2014). Dipendenze da internet. Adolescenti e adulti.

Corriere.it

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.