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La scimmia più cool nella giungla

Il politicamente corretto spiana la strada alla morte del dissenso. Il buonismo militante rende ostaggi delle anime belle. Accade di leggere notizie che scuotono il buon senso, che mortificano la propria buona volontà. E allora ci si addentra nella notizia, per apprendere il fatto di cronaca che tanto scalpore e indignazione ha suscitato, soprattutto sui social.

La nota catena di abbigliamento, a basso costo, H&M ha inserito nell’ultima campagna pubblicitaria una foto con un bimbo di colore che indossa una felpa verde con la scritta, in inglese, la scimmia più cool nella giungla”. Nel mondo della rete si è scatenato l’inferno dei difensori dei diritti umani, delle persone di colore che si sentono vittime di razzismo. La nota marca svedese si è prontamente scusata, ha immediatamente ritirato lo scatto incriminato.

Campagne di boicottaggio da parte degli utenti indignati sono prontamente partite. Altri ipotizzano  una “svista volontaria”, che il management di H&M ha attuato per creare il prevedibile clamore e far parlare, così, del proprio marchio. Accostare nello stesso contesto un bambino di colore e una scimmia porta inevitabilmente a formulare ipotesi di razzismo occulto. Nell’epoca delle grandi aperture mentali, delle parità e del poliamore è sempre alta la guardia dei paladini dei diritti umani.

La nota catena di abbigliamento è famosa tra i giovani e predica stili di vita molto moderni, multi razziali e senza paletti sessisti. Nei suoi negozi si vestono tutti, senza distinzioni, ci lavorano persone di tutte le religioni, razze e orientamenti sessuali. Presente in quasi tutte le più grandi capitali del mondo, fa della multiculturalità uno dei suoi punti di forza. Ha avuto testimonial come Naomi Campbell e Beyoncè, non propriamente di origine ariana. Quindi ipotizzare di razzismo quello scatto, sembra tendenzioso.

 

Gli allarmismi dei buonisti

Questa è la dittatura dei benpensanti, dei buonisti e di chi fa della diversità una bandiera per combattere razzismi, sessismi e fobie varie. Oggi ogni argomento è un terreno minato.

Ma è anche vero che altruismo e compassione, la difesa delle categorie più deboli possono nascondere ben altre caratteristiche di chi sbandiera la difesa dei diritti inalienabili dell’uomo. Come nel fondamentalismo dei vegani e degli animalisti, si avvertono prepotenza e violenza nelle loro rivendicazioni. Nietzsche vede nell’altruismo una forma di possesso verso l’altro. Erich Fromm non credeva nell’amore esclusivo per l’altro, dove bandire sé stessi è inconcepibile.

La compassione, secondo Jaspers, umilia il compassionato e fa credere al compassionante di essere superiore, in quanto si trova in una situazione di superiorità emotiva e materiale.

 

Libertà di espressione

La spontaneità in certe prese di posizione sembra essere sempre artificiale, legata a movimenti e correnti di pensiero. Con questo non si vuole giustificare nessuna forma di razzismo, ma difendere la libertà di espressione, valutando che tra gli estremismi di movimenti razzisti e partiti dell’amore ci sono sfumature di persone equidistanti. E l’equilibrio si trova proprio nell’equidistanza.

La persona normale oggi si trova ostaggio dei pensieri dominanti, un leggero dissenso verso certe “campagne di civilizzazione” porta subito all’insulto dei progressisti a tutti i costi. Sotto il nome del progresso e dell’uguaglianza si asfaltano le opinioni di chi vede i fatti sotto un altro aspetto. Poter dire liberamente che l’immigrazione selvaggia nei paesi industrializzati non è la giusta soluzione, rischia di travolgere chi pronuncia queste parole sotto una gragnola di ingiurie. Dire che con la storia della parità dei sessi a volte trascende il buon senso, porta, nel migliore dei casi, ad essere giudicato come un misero maschilista frustrato.

 

Quale verità

Insomma credere che il brand svedese abbia una dirigenza razzista risulta essere tendenzioso, estremista. E che quella felpa possa essere indossata da un bimbo di colore, senza subito rincorrere l’idea dell’assonanza tra la scimmia e l’etnia, sarebbe una grandissima dimostrazione di libertà di pensiero. Un passaggio mentale che oltrepassa i benpensanti da tastiera.

E se fosse vero che, invece, si celasse una strategia commerciale per dare cassa di risonanza alla marca incriminata, la tristezza sta in chi ha ideato la cosa e in chi la fomenta. E in questo caso, velare con il silenzio la foto del bambino è l’arma migliore.

 

Fonte:

https://www.riza.it/psicologia/tu/4067/no-all-altruismo-obbligatorio.html

 

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista