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Il venerdì nero

Il fenomeno del Black friday o venerdì nero è una tradizione culturale importata dagli Stati Uniti. Questa consiste in sconti per lo shopping natalizio e si pensa risalire agli anni ’60.

Questa tradizione vuole che i commercianti, a seguito del Ringraziamento, scegliessero di dare il via a sconti notevoli per favorire gli acquisti natalizi. Secondo una delle teorie la definizione di “nero” ha un’accezione positiva. In quanto, i registri contabili compilati a penna vedevano il colore rosso per i conti in perdita mentre il nero per la merce acquistata. Dunque il venerdì nero comportava, solo per quel giorno, che i registri fossero compilati in nero.

Secondo un’altra teoria l’accezione di “nero” deriva invece dalla congestione del traffico e dei negozi causata dalle persone che affollavano le strade. Secondo alcuni analisti finanziari è possibile predire l’andamento delle spese natalizie attraverso il black friday. Si può anche comprendere la tendenza al consumo e all’acquisto in quel periodo specifico. Queste due teorie denotano in ogni caso la propensione al voler indirizzare il periodo natalizio al consumo. Questo crea una suggestione che porti le persone a scegliere un momento piuttosto che un altro per fare i propri acquisti. Dunque insinuando il senso di bisogno che sino al giorno prima non esisteva.

 

Cyber Monday

Nulla resta al caso, infatti il lunedì successivo al Black friday è dedicato al Cyber Monday o lunedi cibernetico, dedicato agli acquisti online. Questa giornata dà la possibilità a coloro i quali non hanno potuto usufruire del black friday di fare acquisti online servendosi degli sconti.  Il fenomeno nasce nel 2005 promosso da un sito e-commerce. Da qui l’idea si è allargata a macchia d’olio, diffondendosi in tutti i negozi online.

Tutte le grandi catene e aziende sfruttano il fenomeno per favorire l’acquisto. In effetti dal 2010 sembra che la giornata del cyber monday sia quella maggiormente caratterizzata dagli acquisti, mostrando come le persone aderiscano favorevolmente a tali iniziative.

 

Homo oeconomicus

Dal connubio fra economia e psicologia è possibile evincere alcune caratteristiche che meglio ci aiutano a comprendere il fenomeno dell’acquisto dei beni e dello shopping di massa. Riferendoci al pensiero occidentale assistiamo ad un progressivo smarrimento identitario e conseguente identificazione adesiva al mondo che viene proposto dalla cultura e dalla società (Lo Verso & Di Blasi, 2011).  Tale adesione deriva spesso da una fragilità e da un’ insicurezza che dà voce al “bisogno”. Il bisogno di possesso e di riconoscimento da parte degli altri tramite ciò che possediamo, non ciò che siamo.

Negli anni si è assistito ad un accanimento rispetto alla produzione dei beni e all’acquisto degli stessi. Questo ha provocato una “crescita” economica che si estende all’infinito. Il valore soggettivo che diamo ai beni decresce mentre quello oggettivo continua a crescere in maniera infinitesimale. La produzione di beni sempre nuovi genera un bisogno intrinseco di benessere e suggestiona a tal punto da stimolare il desiderio di qualcosa di illusorio che moltiplica il bisogno, dosando solo momentaneamente il desiderio.  Il così detto Homo oeconomicus sta lentamente insinuandosi nel nostro vivere quotidiano, annullando la percezione di autoefficacia, come un genitore che ti guida ma non ti permette di crescere.

La negazione dei beni relazionali

Il bene relazionale è stato definito da Donati e Solci (2011) come il prodotto del rapporto fra le persone e della cooperazione sociale. Gli autori descrivono il “bene” da un punto di vista sociologico, ossia come ciò che ha la funzione di soddisfare un bisogno. Il termine “relazionale” invece denota la realtà sociale, quindi la realtà costruita dagli attori sociali che la compongono.

Dunque il bene relazionale è un qualcosa che deriva dalla co costruzione da parte del singolo per ottenere un beneficio di cui tutti possono godere. Questa accezione economica e psicologica lascia trasparire un allontanamento dai canoni dell’utilitarismo moderno e si fa portavoce di una rinnovata sensibilità. In quest’ ottica il capitale sociale non deriva unicamente dallo scambio fra colui che compra e colui che vende ma si nutre della relazione che entrambi esperiscono.  Per tale motivo riflettere sull’acquisto di beni e sulle modalità e le motivazioni, per quanto artificioso possa sembrare, sviluppa in noi un senso di riflessione positiva che può modificare il modo in cui viviamo lo shopping e la relazione con il fornitore.

 

Riferimenti bibliografici

Donati, P.  & Solci, R. (2011). I beni relazionali. Che cosa sono e quali effetti producono. Torino: Bollati Boringhieri.

Lo Verso, G. & Di Blasi, M. (2011). Gruppoanalisi soggettuale. Raffaello Cortina Editore: Milano.

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.