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Maschi e femmine a confronto

Ci si chiede da sempre se l’uomo e la donna presentino a livello cerebrale delle differenze sostanziali.  Esiste una mole di ricerche pronte a confermare e a disconfermare tale teoria. Una ricerca condotta dall’Università della Pennsylvania ha proposto di scansionare attraverso risonanza magnetica con tensore di diffusione  (DTI) un campione molto vasto di partecipanti. Dall’analisi dei risultati è emerso che gli emisferi femminili sono collegati in maniera più intensa rispetto a quelli maschili. Negli uomini infatti esiste un collegamento più fitto all’interno degli emisferi.

Questo studio pubblicato nel Proceedings of the National Academy of Sciences, nel 2014, ha riscontrato un certo interesse scientifico. In un secondo momento tuttavia sono state avanzate critiche circa il modello sperimentale proposto. Infatti nello studio era assente una misurazione effettiva delle differenze emerse fra i gruppi. Inoltre da questo studio sono state elaborate teorie e speculazioni scientifiche varie che mettevano in risalto le differenze fra il cervello maschile e femminile, quasi a voler giustificare la presenza di atteggiamenti tipici delle donne e degli uomini.

 

Stereotipi o neuroscienze?

L’aderenza allo stereotipo di genere rese ancora meno convincente la questione. Soprattutto poiché gli autori dello studio non avevano citato certe differenze ma unicamente definito il cervello maschile e femminile con una diversa intensità di connessioni. Fra gli stereotipi più comuni che legano l’uomo alla figura maschile e la donna a quella femminile possiamo osservare l’uomo abile nel parcheggio e nelle situazioni pratiche e la donna empatica e sensibile.

Tutto questo ci ricorda il famoso testo Tutti gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere. Sembra quasi che i dati ottenuti dalle ricerche vengano plasmati al fine di ottenere una risposta valida o una conferma sulle effettive differenze presenti fra uomo e donna. Attualmente sembra esservi un’esasperazione del tema genere, gender, orientamento sessuale, tutti concetti valorizzati in modo da esaltare le differenze e lo scontro piuttosto che l’incontro.

Infatti il problema principale risiede nell’idea che le caratteristiche legate al genere siano predefinite e non possano essere modificate da fattori esterni o esperienze altre.

 

E le nostre esperienze?

Sarebbe sicuramente un errore pensare che sia unicamente per merito della biologia che siamo donne e uomini, nel senso convenzionale del termine. Uno studioso conosciuto per le sue ricerche sull’autismo e l’empatia, Simon Baron-Cohen, sostiene che il sistema nervoso di uomini e donne è profondamente diverso.  Lo studioso fa riferimento al cervello sistematico-maschile e al cervello empatico-femminile.  Diversamente esistono teorie che differiscono da tale visione. Esistono sicuramene delle differenze morfologiche cerebrali, ad esempio la grandezza dell’ippocampo, che negli uomini è in media più piccolo di quello delle donne. O viceversa l’amigdala che è più grande nell’uomo che nella donna.

Risulta difficile pensare ad un cervello predefinito nella sua struttura. Infatti le esperienze, l’apprendimento e la plasticità cerebrale connotano un mosaico individuale di connessioni e strutture proprie che fanno di una persona ciò che è. Esistono sicuramente differenze ma non tale da poter confermare lo stereotipo legato all’idea dell’uomo e della donna come tali vengono definiti dalla società.  Ciò non ci da risposte né soluzioni ma semplicemente ci aiuta a riflettere sulla reciproca influenza fra geni e ambiente. Nulla è determinato per definizione.

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.