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Psicoterapia

Ipnosi: strumento di cambiamento tra false credenze e realtà clinica

Ipnosi fra pregiudizi e strumenti clinici

Il termine “ipnosi” ha da sempre suscitato interesse e curiosità sia in ambito scientifico che popolare. Ci sono molte definizioni dell’ipnosi, ma nessuna di queste è soddisfacente, né tantomeno esiste una teoria che spieghi e descriva tutti gli aspetti del fenomeno. Nel corso della storia, si sono avvicendate una moltitudine di teorie rispetto a questo argomento; tutto ciò, chiaramente, ha contribuito a creare una certa confusione sia nella definizione che nella conoscenza pratica di questa tecnica.

L’ipnosi intesa come potenzialità della mente umana sembra essere impiegata fin dall’antichità: pare che un’antica registrazione di una seduta ipnotica sia stata rinvenuta nell’incisione di una stele egizia risalente a circa 3.000 anni fa.

Per una definizione dell’ipnosi

Possiamo definire lo stato ipnotico come una condizione psicofisica in cui l’attenzione della mente è focalizzata verso l’interno, uno stato di concentrazione che può progressivamente approfondirsi e intensificarsi. È uno stato naturale della mente umana che si realizza in modo automatico in determinate situazioni che implicano la fissazione dell’attenzione: sperimentiamo tipici momenti di trance quando siamo così assorbiti in attività da non renderci conto del tempo che passa. Siamo alla guida dell’auto e, dopo chilometri di viaggio, ci sorprendiamo di essere arrivati a destinazione, quasi senza che ne fossimo resi conto; oppure quando siamo così coinvolti nel guardare un film o ascoltare una canzone da scordarci completamente di tutto ciò che ci circonda. Tutti questi esempi rappresentano stati limitati di trance. Lo stato ipnotico nella condizione clinica differisce da questi per il solo fatto che è creato intenzionalmente e con finalità terapeutiche (Shone, 1982).

Gli stati mentali ipnotici rappresentano condizioni particolarmente fertili di elaborazione di informazioni, di riorganizzazione delle conoscenze oltre che di ricarica energetica. Lo stato di trance è quindi lo stato di coscienza “allargato”, uno stato di concentrazione interna in cui la mente cosciente viene progressivamente depotenziata e rilassata a favore dell’attività della mente inconscia. Tipici di questa condizione sono: la percezione di una profonda consapevolezza esperienziale di sé, l’affiorare di immagini, memorie e vissuti spesso estremamente significativi ai fini del cambiamento personale; una condizione generale di serenità, di benessere profondo e distensione psico-corporea ed infine uno stato di reattività, di creatività e di apprendimento attivo. Questa definizione dello stato di trance ci fa capire che è una condizione comune e frequente, non affatto temibile e tanto meno limitata alla situazione della terapia ipnotica, in quanto tutti noi abbiamo sperimentato e sperimentiamo quotidianamente diversi stati di trance (Simpkins, 2002).

L’ipnosi clinica può essere definita come l’insieme delle procedure atte a sviluppare e utilizzare gli stati di trance al fine di favorire l’armonizzazione delle funzioni cerebrali, l’integrazione di pensiero ed intuizione, ragione ed emozione: un allenamento progressivo a far funzionare l’emisfero destro per attivare risorse e capacità, allo scopo di favorire il cambiamento. Grazie all’ipnosi è, quindi, possibile una profonda ristrutturazione della personalità e la conseguente risoluzione di sintomi psicologici e di disturbi psicosomatici.

Benefici e ambiti di applicazione dell’ipnosi

L’ipnosi non è una panacea per tutti i mali, né una magia che, senza alcun impegno, ci fa ottenere i risultati che ci prefiggiamo. Essa è una pratica clinica che attraverso l’allenamento ci aiuta a sviluppare quelle potenzialità che, per vari motivi, non siamo ancora in grado di esprimere.

A partire da queste considerazioni, possiamo ritenere l’ipnosi uno strumento utile in vari ambiti: dalla psicoterapia alla psicosomatica, dalla medicina alla psicologia dello sport. A titolo informativo riporto un elenco di ambiti in cui l’ipnosi è risultata utile.

In psicoterapia, come mezzo in genere (Erickson, 1983):

  • per favorire il rilassamento e la tranquillità mentale;
  • per realizzare le condizioni relazionali per il lavoro di esplorazione e di espansione della consapevolezza;
  • per facilitare la creazione di un luogo sicuro, una dimensione positiva e sicura all’interno della persona;
  • per la ristrutturazione ed armonizzazione della personalità;
  • per il trattamento di vari disturbi e sintomi (ansie, fobie, attacchi di panico, disturbi del sonno, disturbi di tipo ossessivo-compulsivo);
  • per il trattamento di abitudini malsane e dipendenze (alcol, fumo, ecc.);
  • nel trattamento della depressione;
  • per l’elaborazione di esperienze traumatiche;
  • per il trattamento dei disturbi sessuali;
  • per lo sviluppo della creatività artistica;
  • nel miglioramento della performance (sportivi, studenti, musicisti ecc.).

In medicina viene usata soprattutto:

  • nel controllo del dolore;
  • per facilitare la guarigione da disturbi fisici e psicosomatici (ad esempio per l’ipertensione arteriosa, l’ulcera gastrica, le cefalee);
  • per l’analgesia e l’anestesia (utilizzata soprattutto in odontoiatria e in oncologia);
  • in ginecologia ed ostetricia nel sostegno alle gestanti e nella preparazione al parto.

L’ipnosi come intervento sanitario (cioè come intervento clinico e/o come terapia di affezioni con componente organica o come terapia del dolore) può essere praticata solamente da chi sia abilitato all’esercizio di una professione sanitaria. La legge 14 gennaio 2013, n. 4, prevede in ambito non sanitario, di riconoscere quali professionisti abilitati all’ipnosi, anche tutti coloro che non esercitano una professione sanitaria, ma che sono qualificati e inquadrati in uno dei rami delle “discipline analogiche” e/o delle “discipline olistiche”. In altre parole: solo in un contesto clinico l’ipnotista deve avere la qualità di medico o psicologo, o anche, in relazione all’impiego nella terapia del dolore. Ogni altro impiego per finalità sanitarie cliniche o diagnostiche da parte di persona non abilitata integra il reato di esercizio abusivo di professione previsto dalla legge.

È ovvio che il terapeuta dovrà conoscere adeguatamente l’ipnosi, come deve conoscere bene tutti i metodi terapeutici pertinenti alla sua specializzazione, e dovrà valutare in scienza e coscienza i possibili vantaggi e rischi dell’eventuale terapia. È altrettanto ovvio che non potrà procedere alla terapia senza il consenso informato del paziente o di chi ne ha la legale rappresentanza, cioè un genitore, tutore o curatore speciale.

Alcuni pregiudizi sull’ipnosi

La parola ipnosi deriva dal greco antico “hypnos”, che sta per “sonno”, e questo costituisce un errore dal punto di vista semantico, perché lo stato d’ipnosi non equivale al dormire.

Sfortunatamente all’inizio, quando i primi uomini di scienza tentarono lo studio di questo fenomeno, lo stato di trance fu erroneamente scambiato per sonno lucido, cioè per stato sonnambulico. Questo ha creato nelle generazioni di ipnotisti che si sono succeduti da allora, sia nell’ambito medico sia nell’ambito dello spettacolo, così come della pubblica opinione al riguardo, alcune credenze e convinzioni molto radicate, come quella secondo la quale l’ipnosi sarebbe una condizione di sonno, di torpore, in cui il soggetto cade insieme alla sua coscienza, e del quale l’ipnotista potrebbe approfittare per suggerire idee poco lecite o comunque estranee alla mente del soggetto stesso. Il concetto diffuso ancora oggi in molti ambienti secondo il quale l’ipnotizzato perde il controllo di sé in ipnosi, origina proprio dall’etimologia del termine “ipnosi”, appunto.

Come fenomeno di spettacolo, l’ipnosi catturò l’immaginazione del pubblico e si diffuse soprattutto il modello del soggetto ipnotico come colui che si meravigliava, al “risveglio” di ciò che era avvenuto, pochi istanti prima, in trance. Inoltre, siccome lo scopo era quello di intrattenere il pubblico in sala, spesso i soggetti venivano messi in ridicolo e l’ipnosi era messa in relazione sempre più alla perdita di controllo, con l’accento sulla parte pericolosa o per lo meno insicura della faccenda. Come premessa, è certamente consigliato valutare la professionalità e le competenze di chi esercita l’ipnosi. Oggigiorno, vi sono molti ciarlatani che si improvvisano esperti di qualsivoglia disciplina per i loro scopi personali. Ad ogni modo, l’ipnosi in sé non è assolutamente pericolosa. Non esiste alcuna evidenza clinica (né altro) che sostenga che l’ipnosi abbia alcuna contro indicazione o che possa esser utilizzata per manipolar la mente e costringere qualcuno ad agire contro i propri principi morali o volontà o altro.

Alcuni credono, a tal riguardo, che l’ipnosi si tratti di uno stato mentale in cui il soggetto ipnotico pende dalle labbra dell’ipnotista ed è perciò pronto a fare tutto quello che gli viene comandato, così come appare in alcuni film e romanzi (si veda, per esempio, “La maledizione dello scorpione di giada” di W. Allen). È parecchio complicato convincere le persone a fare cose in trance ipnotica che non farebbero normalmente. Le persone ipnotizzate non si distaccano dalla loro morale o dal loro comportamento normale. Di sicuro sfruttando l’ipnotismo, è possibile ridurre le inibizioni delle persone per cui saranno più propense ad accettare i suggerimenti.

Per concludere, come detto, vi è molta disinformazione su questa affascinante disciplina. Pregiudizi, convinzioni errate e disinformazione sull’argomento hanno portato molti ad associare l’ipnosi con fenomeni strani e misteriosi, con spettacoli da palcoscenico, manipolazione della mente, ed altro ancora. Al contrario, lo stato ipnotico di trance è uno stato perfettamente naturale per noi tutti. Si tratta di uno stato naturale di coscienza che subentra quando la nostra mente si concentra e si focalizza internamente. Pertanto, è bene ricordate che gli obiettivi di fondo dell’ipnosi, sono quelli di aiutare la persona a risolvere i propri conflitti e ad aver più fiducia in sé, dare valore al proprio Sé, verso l’autorealizzazione e verso una vita non condizionata dalle dipendenze (Ballaben, 2016).

 

Bibliografia

AMERICAN PSYCHOLOGICAL ASSOCIATION (2003), The 2003 APA division 30 definition of hypnosis, in Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, 53, 3, 259-264.

Ballaben P. (2016), L’ipnosi per persone curiose, Roma, Alpes Italia.

Erickson M., (1983), Guarire con l’ipnosi, Roma, Astrolabio.

Erickson M., (1983), La mia voce ti accompagnerà, Roma, Astrolabio.

Merati L., Ercolani R. (2015), Manuale pratico di ipnosi clinica e autoipnosi, Milano, Edizioni Edra.

Shone R. (1982), La tecnica dell’autoipnosi, Roma, Astrolabio.

Simpkins A. (2002), Autoipnosi ericksoniana, Roma, Astrolabio.

Tirone G. (2005), Il potere della parola nella relazione d’aiuto psicologico, Torino, Editrice Psiche.