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Karl Diefenbach e la sua vita controversa

Pittore, naturista, teosofo, profeta, utopista, pazzo; sono tanti i termini che sono stati associati a Karl Diefenbach, figura controversa, per alcuni straordinaria, vissuta tra l’Ottocento e il Novecento. L’intricato universo interiore di quest’uomo lo costringe alla perpetua ricerca del posto ideale in cui poter dare liberamente voce alla sua esistenza. Karl Wilhelm Diefenbach nasce nel febbraio 1851 nella tedesca Hadamar, da padre pittore e professore di disegno. Sin da giovane subisce il fascino dell’arte parallelamente a quello del misticismo, suscitato in lui da un lontano parente sacerdote che non ha fatto altro che esaltare la sua profondità d’animo. A vent’anni Karl si iscrive all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco e viene accolto dal duca di Nassau che lo nomina ritrattista ufficiale di famiglia. Nei mesi di lavoro l’artista sviluppa un’insofferenza per l’ambiente aristocratico e borghese, dei quali ripudia la falsità, gli agi e le rigide convenzioni.

Karl Diefenbach

Karl Diefenbach

In questo periodo di incertezza viene a mancare il padre e dopo poco tempo la madre. Alle perdite familiari e al rifiuto dei privilegi di cui godono alcuni strati della società si aggiunge la malattia: il ragazzo è colpito da una grave forma di tifo che lo costringe a una complicata convalescenza che si protrae per due lunghi anni. Karl lascia i corsi all’Accademia, sposa una delle sue infermiere – dalla quale avrà tre figli – e si dedica completamente all’elaborazione di una personalissima filosofia artistica e soprattutto esistenziale. Diefenbach disegna un modello di vita ideale piuttosto rigido: rinuncia alle ricchezze materiali, a tutto ciò che potesse essere considerato superfluo e veste sempre e solo una lunga tunica e un paio di sandali. Karl crede nell’unione tra anima e corpo e nella necessità di un contatto diretto con la natura più selvaggia. La sua filosofia sostiene l’amore libero e promuove il nudismo come condizione favorevole al legame più intimo con la natura.

L’ostilità e la pace

Diefenbach predica la pace e la fratellanza universale ed è dunque apertamente ostile agli ideali sociali e morali della Germania impegnata nel riarmo. Non è difficile immaginare quante inimicizie si sia creato negli ambienti della classe dirigente, in quanto considerato un personaggio scomodo soprattutto perché idolatrato da molti giovani i quali iniziano a seguire le regole di vita da lui prescritte. In seguito ad una predica tenuta a Monaco sulle origini della miseria umana le autorità tedesche gli vietano di parlare in pubblico e danno vita ad una campagna diffamatoria che lo etichetta come un pazzo corruttore dei giovani, denigrando la sua vita, la sua filosofia e finanche il suo operato artistico. Nel 1885 l’ostilità di Monaco lo spinge a stabilirsi con la famiglia in una cava abbandonata della Baviera. Qui insieme al pittore Hugo Höppener, uno dei suoi più stretti compagni, fonda la sua prima comune.

Le cose però non vanno come spera Karl: la sua personalità particolarmente autoritaria è causa di una serie di violente liti con Höppener. Cosa ancora più importante, la moglie stanca dello stile di vita imposto all’intera famiglia, accusa il marito di pazzia: le autorità governative lo dichiarano incapace di badare ai suoi tre figli, Helios, Stella e Lucidus, che vengono così affidati alla madre. Come se non bastasse Diefenbach si trova a dover affrontare il primo processo nudista della storia tedesca. Per un po’ di tempo la comune si installa a Vienna, ma qui la vita dedita al naturismo, al vegetarismo, alla devozione per la natura non è semplice. Karl dirà più volte che si sentiva boicottato dai connazionali che lo accusavano di immoralità e empietà. Il 31 dicembre 1899 Diefenbach trova il posto ideale, incorrotto e puro: Capri, un vero e proprio rifugio dove rimarrà per 13 anni, fino alla morte.

 

L’opera artistica

The fairy dance

Le concezioni esistenziali di Diefenbach, i suoi ideali e il suo essere si riflettono nel suo fare artistico. In riferimento alla sua opera si parla di simbolismo visionario per la natura incantata e incontaminata, per le visioni mistiche e oniriche che i suoi quadri raccontano. Il mistero del sublime che Karl ricrea nelle sue tele è percepito nel paesaggio caprese che viene rappresentato in grandi tele con fondi scuri, in cui l’artista proietta il senso cosmico, il sentimento religioso e al contempo le paure e gli spettri che tormentano la sua psiche. Gli scorci drammatici, le rupi aspre, le vegetazioni selvagge sono talvolta abitate da figure femminili celestiali che spesso assumono forme mitologiche. In assoluta armonia con il contesto la donna che racconta Diefenbach è impenetrabile e a tratti inquietante, priva di una consistenza spazio-temporale.

Non uccidere

Karl, uomo estremamente complesso, attribuisce una funzione magico-religiosa ai suoi prodotti artistici, in quanto questi sono assimilati a una vera esperienza del sacro. Il pittore non è il solo attore di questa esperienza, ma anche l’osservatore non si limita ad essere un semplice testimone passivo. Le opere di Diefenbach a primo impatto risultano piuttosto difficili da leggere: chi guarda è invitato a compiere un vero atto psichico, deve cioè mettere in moto un processo emozionale che gli permetta di immedesimarsi con l’azione creativa dell’artista, in modo da esperire con lui la sacralità della scena. Il forte impatto emotivo che Karl vuole provocare è accentuato da diversi espedienti: le notevoli dimensioni delle tele che incombono sull’osservatore, lo avvolgono facendolo sentire parte dell’episodio; l’uso di tecniche pittoriche come il nerofumo o il bitume che rendono la materia pittorica spessa e greve. I colori cupi sono spesso spezzati da bagliori di luce che esasperano la variazione dei timbri cromatici. È in questo modo che Karl Diefenbach ci rende partecipi della sua follia visionaria.

 

 

Riferimenti Bibliografici

Diefenbach, K. W. (1989). Per Aspera ad Astra. Capri: La conchiglia

Costante, P. (1996). Karl Wilhelm Diefenbach dall’oscurità : la luce. Napoli: Accademia di Belle Arti

Immagini

Foto Karl Diefenbach

The fairy dance, 1895

Non Uccidere, 1903