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Relazione d’aiuto: cosa vuol dire?

La relazione d’aiuto interessa quei professionisti che in differenti modi s’impegnano nella cura del prossimo. Ciò è valido anche, e soprattutto, per psicologi e psicoterapeuti che realizzano nel rapporto donativo e curativo il perno del cambiamento e del risanamento. Quella con il proprio terapeuta è una relazione di sostegno e contenimento che offre spazio e tempo a temi da approfondire e a condotte o atteggiamenti disfunzionali da smontare e ricostruire. Come sosteneva Carl Rogers, in una relazione d’aiuto deve esserci almeno una delle due parti che incoraggia al progresso e al perseguimento dell’obiettivo. Soprattutto, il rapporto tra chi chiede aiuto e chi lo offre auspica, nonostante la differenza di potere e ruolo, che il paziente prenda in considerazione il fatto di essere anch’egli parte attiva e responsabile della propria metamorfosi. È una vera e propria relazione terapeutica all’interno della quale la realizzazione del benessere è co-costruita, fin da subito.

Quando e perché si chiede aiuto a un professionista?

Chi è in grado di gestire le avversità della vita crea pensieri positivi, applica soluzioni vantaggiose, e guida la propria emotività senza farsi tiranneggiare dagli eventi. In queste occasioni, nonostante i dubbi e le incertezze, non si resta in una situazione di stallo ma si fa leva sulle proprie risorse per uscirne. Per fare tutto ciò è necessario possedere una mente forte e bilanciata che nei momenti di difficoltà aiuti a sopportare eventi stressanti quali lutti, separazioni, malattie e altro ancora.

Tuttavia, non sempre è possibile contare sulle proprie forze di fronte a cambiamenti improvvisi e dolorosi. E’ proprio in queste occasioni che l’intervento di un professionista può dirimere conflitti personali, di coppia e familiari, sostenendo e contenendo le parti interessate e guidandole da uno stato di sofferenza a uno stato di benessere. Aiutare è rendere più chiara la strada a chi non vede una via d’uscita. Poiché un equilibrio psichico instabile fa cogliere anche i piccoli problemi come insuperabili, un punto di vista esterno è la giusta soluzione per ritrovare serenità e appagamento quotidiano.

Non c’è relazione d’aiuto senza empatia!

L’empatia, all’interno della relazione d’aiuto così come nella vita relazionale quotidiana, è un elemento indispensabile per comprendere le emozioni e lo stato d’animo dell’altro. Essa rappresenta la via principale per stabilire un’autentica comunicazione interpersonale che fa identificare l’osservatore/ascoltatore in ciò che prova l’altra persona. L’empatia che sperimenta il professionista non si limita alla semplice identificazione con l’altro ma è una dinamica più articolata che prevede al suo interno manovre specifiche che guidano il paziente nel suo percorso. È un processo personalizzato che oltre all’aiuto in senso stretto offre soluzioni pratiche e nuove strategie. La sofferenza è accolta e contenuta, i processi mentali sono stimolati e, per questo, desiderati. Entrare all’interno di una relazione d’aiuto è, sia per il professionista sia per chi chiede il suo intervento, un’opportunità di arricchimento emotivo e mentale. Offrire aiuto così come riceverlo, fa sentire riconosciuti nella propria individualità, aumenta l’autostima e la pro-socialità.

La relazione d’aiuto è, quindi, un vero e proprio percorso di cambiamento per entrambi i protagonisti!

 

Riferimenti bibliografici

Carl Rogers, La terapia centrata sul cliente, La Meridiana edizioni, 2007.

Albiero P., Matricardi G., Che cosa è l’empatia?, Carocci, 2006