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Come sta cambiando il mondo del lavoro?

La crisi economica in dieci anni ha spazzato via milioni di posti di lavoro. La delocalizzazione di fabbriche, in nazioni con il costo del lavoro più basso, ha contribuito alla desertificazione lavorativa di intere province, in un Paese come l’Italia. Inoltre, ci sono i progressi della tecnologia a ridurre la necessità di “lavoro umano”. La professione dell’impiegato di banca, ad esempio; oggi, con un’applicazione sul cellulare, si possono svolgere autonomamente operazioni bancarie sul proprio conto, senza dover andare nella filiale.

Le dinamiche datore di lavoro-dipendente, nelle grandi realtà, sono diventate sempre più impersonali, tanto da poter risolvere un rapporto di lavoro con un sms. È accaduto a 530 lavoratori interinali della Fiat Chrysler di Cassino, ai quali è stato annunciato il mancato rinnovo del contratto con un messaggio sul cellulare. Non è stato un licenziamento, d’accordo. Ma il metodo nel comunicare la notizia ai dipendenti, fa riflettere su come si stia evolvendo il mondo del lavoro. Datori di lavoro sempre più distanti dal posto di produzione, rapporti umani ridotti all’osso e pianificazioni, strategie, obiettivi comunicati con una e-mail o un messaggio al cellulare.

Se a decidere la vita è un algoritmo

Oltre agli sms si scopre che i turni di lavoro può deciderli un algoritmo. Accade per i dipendenti dell’IKEA . Gli orari di lavoro dei dipendenti sono sviluppati da un software, che li elabora tenendo conto di:

date delle festività, delle condizioni climatiche, degli eventi importanti (come uno sciopero dei mezzi pubblici o una fiera, ad esempio) e tutte le variabili che possono incidere sui flussi di clientela nei magazzini dell’azienda svedese, in ogni giorno del mese. Un programma che richiede una flessibilità sugli orari, da parte dei lavoratori, che crea molti disagi nell’ambito della vita privata. Se si aggiunge che le festività in cui i negozi rimangono chiusi sono sempre meno ( e ormai sono pagate poco di più di un giorno normale), il quadro risulta essere abbastanza chiaro. I dipendenti hanno un margine decisionale, sulla gestione della loro vita, che assume i contorni di un regime da caserma. Gestire una famiglia e gli impegni extra-lavorativi, come sbrigare le faccende domestiche, fare visite mediche, o semplicemente seguire una propria passione, diventa un gioco d’incastri e il più piccolo imprevisto si trasforma in fonte di stress; richieste di cambio turno, ritardo o uscita anticipata sul proprio orario, giorni di permesso extra.

La creazione di un software in grado di prevedere anche le variabili umane dei lavoratori sembrerebbe più adeguato, un computer dalle potenzialità divine.

Quando a 46 anni sei troppo vecchio per lavorare

Il mondo del lavoro cambia, comunicazioni via sms e algoritmi pianificatori. Tecnologie sempre più avanzate che sostituiscono l’uomo e nonostante tutta questa innovazione in Italia si andrà in pensione a 70 anni. Ma può accadere che a 46 anni risulti, per l’azienda in cui lavori, troppo vecchio. Così sono trattati i dipendenti della RIFLE, famoso marchio di jeans, nella sede di Barberino del Mugello. La produzione industriale dei jeans è stata trasferita in Turchia, per via del dimezzamento dei costi. Nella sede italiana sono “sopravvissuti” circa quaranta dipendenti (fino a 15 anni fa erano 450). Quelli rimasti si occupano essenzialmente di operazioni di magazzino: spedizioni nei negozi, preparazione ordinativi, creazione bolle di accompagno. Sopravvive anche qualche stilista, ritenuto troppo vecchio per capire la moda del terzo millennio.

Franco Marianelli, l’amministratore delegato, parlando con i rappresentanti sindacali ha dichiarato: “Un’azienda che lavora nella moda non può permettersi di avere un personale con un’età anagrafica così elevata” Risposta, questa, data in merito al fatto di aver licenziato cinque dipendenti, tra ottobre e novembre, senza alcun preavviso. E questo nonostante il fatturato fosse perfettamente in linea con quello del 2016. Ma L’AD ha dichiarato che Rifle ha bisogno di rilanciarsi sul Web e guadagnare fette di mercato estero, visto che il 95% del fatturato è in Italia. A nulla sono valse le proposte di corsi di aggiornamento per far adeguare i “vecchi” dipendenti alle nuove strategie di mercato. E il timore è quello che l’azienda proceda con i licenziamenti individuali dei dipendenti più anziani. Persone che non raggiungono i 50 anni, sono state classificate obsolete per competere in un mercato fondato sull’eterna giovinezza. Una delle conseguenze del mercato globale, non ci si può permettere di invecchiare.

Gli effetti collaterali del futuro sempre più presente

Ormai non passa giorno che non si venga stupiti dai progressi della tecnica, in ogni campo. Il mondo del lavoro è uno dei più interessati. Algoritmi cognitivi consentono alle macchine di apprendere, i lavori dell’uomo sono resi sempre più autonomi da se stesso. Robot in grado di svolgere operazioni chirurgiche, computer che sviluppano polizze assicurative, software che sviluppano orari di lavoro. E ancora, programmi capaci di scrivere articoli tecnici, robot che svolgono le pulizie di casa, automobili che vanno praticamente da sole. Futuro diventato presente, ad una velocità che lascia senza fiato. Tanto sapere, tanta tecnologia produce effetti collaterali inaspettati, come la lesione dei diritti dei lavoratori umani. Orari che non tengono minimamente conto delle esigenze private, diminuzione drastica di posti di lavoro che garantivano occupazioni alle persone con basso grado d’istruzione, precarietà del posto di lavoro, scomparsa di lavori artigianali.

Nascono nuove professioni, ma senza un’adeguata formazione i quarantenni, che fino al giorno prima si occupavano di un magazzino o gestivano un pacchetto clienti per una compagnia di assicurazioni, sono pesci fuor d’acqua. Dinamiche che la politica non sembra in grado di affrontare con i giusti mezzi, le opportune conoscenze. Lo Stato, nel migliore dei casi, cura con gli ammortizzatori sociali. Cerca di tamponare le emorragie di banche che falliscono o di erogare sussidi di disoccupazione, per i dipendenti della fabbrica che chiude. Oltre queste opere di contenimento, non sembra capace di sviluppare piani industriali, di modernizzarsi, per dare adeguate risposte a un mondo del lavoro in continua evoluzione. E la cronaca ci rimanda notizie di realtà lavorative stravolte dal futuro che è arrivato. In nome di uno stipendio, si possono accettare condizioni di vita mortificanti. O accettare di essere vecchi a 46 anni. Da questo punto di vista, il progresso non sembra propriamente il benvenuto.

 

Riferimenti bibliografici

Marchina G. (2017). Fiat di Cassino, i 530 interinali messi alla porta con un sms, da Il Fatto Quotidiano del 3/12/ 2017, anno 9, n 333,  pag. 4

Rotunno R. (2017). Ikea, il regno del part-time: orari stabiliti da un software, da Il Fatto Quotidiano del 3/12/ 2017, anno 9, n 333. pag. 5

Fornario F. (2017). Rifle,Vecchi, licenziati con il contagocce, da Il Fatto Quotidiano del 3/12/ 2017, anno 9, n 333, pag. 5