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Situational Action Theory

 Il fenomeno della delinquenza minorile ha sempre destato interesse da parte delle scienze sociologiche e psicologiche. La motivazione principale di tale interesse deriva dalla volontà di comprendere quel dato oscuro che è la causa dell’agire criminale del reo minore. Il periodo adolescenziale è di per sé un momento cruciale nello sviluppo dell’individualità e dell’autonomia del ragazzo e della ragazza. Vi sono atteggiamenti e comportamenti che sembrano avvicinarsi all’agire criminale. Tuttavia sarebbe riduttivo identificare unicamente nell’adolescenza il fattore scatenante principale dei complessi e intricati agiti dei ragazzi.

Secondo lo studioso Wikström (2006,2009) è possibile fare un passo avanti nella comprensione dei giovani offender attraverso la Situational Action Theory (SAT). Secondo questa teoria il reato è il risultato di un’interazione fra diverse componenti, dal fattore individuale, a quello familiare, sociale e ambientale. Quello che caratterizza un adolescente che compie un reato da uno che invece si astiene dal compierlo, dipende dal processo decisionale, o Criminal Decision Making (Fried CS, 2001). Quel processo mentale che comporta una decisione finale basata su costi e benefici e su una serie di componenti valoriali e morali che agiscono da fattore di rischio o protettivo.

 

Eterogeneità, individualità e contesto….. juvenile offender

Molte ricerche si sono fermate all’analisi dei contesti sociali che caratterizzano la vita dei minori offender, senza prendere in considerazione i vari gap che si presentano. Esiste una forte eterogeneità fra coloro i quali commettono un crimine. In tal senso viene presa in considerazione la ricerca “Chances Risks in the Life Course” (Diewald & Faist, 2001) che identifica nell’eterogeneità il punto di partenza nella comprensione del crimine. La teoria di fondo dello studio sovra citato asserisce che il comportamento criminale è un’azione morale che deriva dalla scelta di una alternativa piuttosto che un’altra. Questo processo di scelta è il risultato dell’unione di due fattori. Il fattore individuale e quello ambientale. Da tale studio  (ibidem) e dalla Situational Action Theory emrgono le seguenti macroaree di ricerca nella comprensione del crimine:

  • Esposizione e propensione al crimine: filone di ricerche focalizzate sull’effetto dell’interazione fra stile di vita criminogeno e tendenza alla propensione verso azioni criminali.
  • Fattori protettivi e propensione: ricerche che analizzano l’influenza dei fattori protettivi posseduti dalla persona sulla possibilità di commettere un reato.
  • Principi morali e self-control: ricerche che studiano l’incidenza della moralità e dell’autocontrollo nelle azioni criminali.
  • Causes of the causes e multi fattorialità: la definizone di Causes of the causes deriva dalla studio multifattoriale del crimine che comporta l’identificazione dei fattori di rischio e protettivi del minore (genere, scuola, famiglia, rapporto con i pari, situazione economica, luogo di appartenenza)

Dunque, dai principali filoni di ricerca emerge come sia la famiglia che il livello socio economico abbiano un ruolo fondamentale nella propensione al crimine del minore. La mancanza di controllo da parte della famiglia e l’appartenenza a contesti criminogeni comporta spesso lo sviluppo di condotte devianti che vanno al di là delle caratteristiche eterogee e del tutto personali di cui si parlava. Questo vuol dire che i fattori individuali sono dei “mediatori” capaci di influenzare verso una scelta piuttosto che un’altra all’interno di una data situazione (SAT).

La ricerca

Il progetto di ricerca “Chances and Risks in the Life Course” sovra citato ha coinvolto 3000 ragazzi. L’indagine ha avuto inizio nel 2012 ed ha coinvolto due zone differenti, Dortmund e Nuremberg, in Germania. Lo scopo era ottenere un campionamento che coinvolgesse studenti di varie fasce di età per avere una visione più ampia dei fattori che incidono sullo sviluppo della delinquenza. In tal modo è stato possibile ottenere due coorti di soggetti  divisi per città. I risultati ottenuti sono stati comparati con la medesima indagine svolta nel 2013 su 2998 partecipanti e nel 2014 su 3185 soggetti.

 

Metodologia

La variabile dipendente presa in considerazione è la tipologia di comportamento deviante agito dal minore. Dalla somma di tali tipologie è emerso un indice composto da un set di comportamenti devianti. Questo indice contiene 13 comportamenti delinquenziali dei ragazzi più giovani e 19 nella coorte di ragazzi più grandi. Mentre, in base alle affermazioni della SAT, la variabile indipendente è un costrutto caratterizzato da tutti i fattori individuali, ambientali e sociali.

Strumenti

Tali componeni sono state indagate attraverso uno strumento self-report derivato dalla PADS (Peterborough Adolescent and Young Adult Development Study). Questo strumento a 16 item indaga il giudizio morale attraverso una scala likert che va da very wrong to do a not wrong at all, strumento tradotto ed utilizzato in lingua tedesca per la prima volta.

I fattori ambientali invece sono stati indagati sempre tramite la traduzione di scale specifisce della PADS. In particolare una scala che valuta quanto spesso in una settimana il ragazzo passa il tempo libero svolgendo attività sensa il consenso o non supervisionato dai genitori. L’altra scala, peer crime involvement indaga quanto spesso gli amici sono coinvolti in azioni criminali (Boers & Reinecke, 2007).

Infine, per quanto riguarda l’eterogeneità e i fattori di disagio sociale sono state utilizzate ulteriori variabili: genere, tipologia di scuola, luogo di appartenenza, livello socio economico, struttura familiare.

Risultati e conclusioni

Le coorti sono state divise per anno di età. Dalle analisi descrittive emerge un campione di 1690 fra maschi e femmine con età media di 12 anni nella prima coorte; e 1308 per la maggior parte femmine, con età media di 16 anni nella seconda coorte. Per quanto riguarda il luogo di appartenenza il 9,5% degli studenti provengono da un paese straniero. Nella prima coorte il 28% vive con un solo genitore, mentre nella seconda coorte il 33%. Il 6% della prima coorte ha un livello socio economico basso, ed il 15%mediocre; nella seconda coorte invece il 12% del campione vive in una condizione economica di povertà e il 23 % di mediocrità.

Per quanto riguarda i comportamenti criminali, nella prima coorte il 20% ha commesso almeno un’azione criminale negli ultimi 12 mesi; nella seconda coorte invece il 26% degli studenti ha commesso un’azione criminale negli ultimi 12 mesi. Dallo studio emerge che il giudizio morale decresce fra i 13 e i 16 anni per stabilizzarsi in seguito. Questa scala comprende l’aver commesso infrazioni, l’uso di sostanze, il risk seeking, la scarsa supervisione e il rapporto con pari devianti.  Esiste una forte correlazione in entrabe le coorti fra l’appartenere a un ambiente ad alto rischio, il non avere supervisione dai genitori, l’avere amicizie devianti, ed il commettere azioni criminali.

Da tale ricerca è stato possibile ricavare tre modelli che facciano da cornice al costrutto della delinquenza minorile. Il primo prende in considerazione le variabili individuali in relazione alla delinquenza; il secondo si basa sulla SAT e sui fattori sociali, familiari e situazionali; mentre il terzo deriva dall’integrazione di entrambi. Come si evince dalla tabella riassuntiva è possibile comprendere il minore autore di reato valutando il suo essere persona con caratteristiche peculiari e contestualizzandone le azioni.

 

Riferimenti bibliografici

Boers & Reinecke (2007). CRIMOC. Longitudinal study of juvenile delinquency in Münster and Duisburg, German  Research Foundation.

Fried CS1Reppucci ND. (2001 ). Criminal decision making: the development of adolescent judgment, criminal responsibility, and culpability. Law Hum Behav. 25(1):45-61.

 Schepers D. (2017). Causes of the causes of juvenile delinquency: Social disadvantages in the context of Situational Action Theory. European Journal of Criminology, Vol. 14 (2) 143-159.

 

 

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.