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La storia di Sophie 

Pull a pigè un gioco perverso diffusosi a livello internazionale. Letteralmente “Inganna un maiale” il gioco ha come obiettivo quello di conquistare la ragazza meno attraente e  in sovrappeso, nell’avere un rapporto sessuale con quest’ultima per poi umiliarla dichiarandole che si trattava solo di un gioco. La storia divenuta virale è quella di Sophie Stevenson, giovane donna di 24 anni la quale cade nella trappola di un suo coetaneo, 21 enne Jesse Mateman. Quest’ultimo la attira a sé dichiarandole il suo amore e promettendole fughe romantiche. I due infatti sono separati da kilometri di distanza, lei inglese lui olandese. A seguito del loro primo incontro, avvenuto durante una vacanza a Barcellona, e dopo una notte trascorsa l’uno fra le braccia dell’altra, Jesse torna a casa.

La loro lontananza non è fatta di silenzi, al contrario i due continuano a sentirsi e a scambiarsi chiamate e messaggi tanto da progettare una relazione a distanza. Poi arriva il Pull a pig, il vero inganno, il volto perverso dell’umiliazione. Jesse invita Sophie all’aereoporto di Amsterdam poiché desidera rivederla. La ragazza accetta la proposta e percorre 600 kilometri per rivedere l’innamorato, il quale le dichiara spavaldamente che si trattava solo di un gioco, appunto quello di ingannare un maiale.

 

Fat girls rodeo, deumanizzazione della vittima

Antecedente al gioco pull a pig vediamo il Fat girls rodeo, ossia il rodeo delle ragazze grasse. Altro gioco simile di cui ha parlato l’Independent. Il gioco, è una sorta di bullismo misogino  fra adulti  e ruota attorno all’umiliazione della vittima e all’oggettificazione ossia deumanizzazione di quest’ultima.  Il principio è lo stesso del pull a pig. Gli uomini che praticano questo tipo di gioco con le donne in sovrappeso attuano una serie di tecniche di neutralizzazione che consentono loro di agire umiliazioni e offese senza provare alcun tipo di rimorso o empatia ( Gailey, 2004). Queste tecniche fanno parte di un costrutto più grande che è quello del disimpegno morale (Bandura, 1969), ossia quel particolare costrutto psicologico che ci permette di non sentire il senso di colpa quando agiamo in maniera poco conforme alle norme sociali.

Esistono otto meccanismi identificati dallo psicologo Albert Bandura e la deumanizzazione è uno di quelli. Deumanizzare la vittima rende possibile il non percepirla come una persona e dunque l’umiliarla come nel fat girls rodeo e nel pull a pig. Un’altra componente psicologica che rende possibile tali azioni è l’aderenza allo stigma sociale (Puhl, 2007). L’obesità è un fattore che influisce sull’autostima e sull’auto efficacia della persona e che spesso pone le basi per insicurezze relazionali che si traducono in scarse capacità nelle interazioni con l’altro sesso e nell’immagine che si ha di sé. Dunque questi giochi perversi fanno leva su insicurezze e bisogno di riconoscimento e approvazione sociale non soddisfatti durante lo sviluppo. Per tale motivo bisogna considerare la gravità del subire queste umiliazioni che aprono ferite mai rimarginatesi del tutto.

 

Riferimenti bibliografici

Bandura, A. (1969). Social learning of moral judgments. Journal of Personality and Social Psychology, 11, 275-279.

Gailey, J.A. & Prohaska, A. (2004). “Knocking off a Fat Girl:” an Exploration of Hogging, Male Sexuality, and Neutralizations. Deviant Behavior, 27 (1), 31-49.

Puhl, R. M., & Latner, J. D. (2007). Stigma, obesity, and the health of the nation’s children. Psychological Bulletin, 133 (4), 557-580.

 

 

 

 

 

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.