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Il disturbo post traumatico da stress

Il disturbo post traumatico da stress è un disturbo molto comune. Si è visto che è più frequente nelle donne rispetto che negli uomini. Per parlare di questo disturbo, è necessario che si sia verificato un evento traumatico. Il termine trauma deriva dal greco e vuol dire ferita. Quindi è un evento traumatico, stressante che ha delle conseguenze nella vita di chi lo ha vissuto.

La persona vive una sofferenza psicologica che segue l’esposizione a traumi quali l’abuso fisico, sessuale, lesioni, traumi da combattimento, disastri naturali, morte. Solitamente, le persone sperimentano ansia o paura, ma possono presentarsi anche rabbia e aggressività esternalizzate, sintomi anedonici e disforici o sintomi dissociativi. I sintomi che la persona manifesta a seguito dell’evento traumatico dipendono dalla persona.

Si può sviluppare tale disturbo anche se si assiste a dagli eventi traumatici, si pensi ai soccorritori. Inoltre, si può parlare di disturbo post traumatico, anche se degli eventi vengono raccontati da altri ma devono riguardare amici stretti e/o familiari e possono essere diretti o accidentali (esclusa la morte naturale).

 

Conseguenze e memoria

Per considerare le conseguenze bisogna prendere in considerazione diversi fattori e tra questi il tipo di evento traumatico e la durata. Se il fattore stressante è interpersonale ed intenzionale come avviene nell’abuso, allora il disturbo durerà più a lungo. L’evento traumatico può essere rivissuto in modo diverso tra cui ricordi intrusivi e involontari, incubi che riguardano il trauma, stati dissociativi. Inoltre, i bambini possono rivivere il trauma durante il gioco.

L’evento dissociativo può presentarsi con o senza perdita del contatto con la realtà. In questi momenti la persona potrebbe rivivere la condizione traumatica attraverso delle intrusioni visive e sensoriali definite flashback che non durano molto ma che possono attivare la persona emotivamente per diverso tempo. Molte volte capita che il contesto in cui si è verificato l’evento è sfumato e questo non consente un’adeguata collocazione dello stesso.

Alle volte le persone, non ricordano degli aspetti rilevanti dell’evento traumatico o si focalizzano su un particolare perché a questo prestano attenzione, non considerando il resto. È bene dire che si potrebbero sviluppare falsi ricordi cioè ritenere vere cose che non lo sono. Di fatti i tribunali considerano quest’aspetto quando emettono dei verdetti in relazione ad esempio all’abuso. Anche nelle testimonianze, i giudici tengono conto che può esserci il falso ricordo.

È bene dire che non c’è intenzione di distorcere i ricordi. Tuttavia, è il trauma stesso che modifica le modalità di immagazzinamento degli eventi. Infatti, potrebbe accadere che un evento venga ricordato molto tempo dopo, rispetto a quando si è verificato.

A seguito di un evento traumatico la persona potrebbe sviluppare delle credenze negative su sè stesso, su altri o sul mondo. Questo potrebbe cioè compromettere il modo in cui una persona vive o si rapporta con gli altri. Chiaramente non sempre è così, dato che comunque si deve considerare l’unicità della persona nel rispondere all’evento. Proprio questo è il motivo per cui, lo stesso evento viene vissuto in modo diverso da persone diverse.

Come sempre è bene ribadire che un disturbo per essere considerato tale, deve compromettere il normale funzionamento della persona. Questa compromissione deve estendersi a più ambiti, come quello familiare, interpersonale, sociale, lavorativo.

 

E il cervello?

È stato ampiamente dimostrato che lo stress porta cambiamenti biologici, che riguardano proprio le strutture cerebrali. Questi stressor esterni, cambiano non solo il modo in cui la persona reagisce agli eventi ma anche le strutture cerebrali. Si puntualizza che il cambiamento con cui la persona reagisce agli eventi non è dato solo dall’evento ma anche dalle peculiarità della persona. In altri termini, c’è un’interazione reciproca tra la persona ed il mondo esterno.Questi ultimi infatti tendono a modificarsi e a influenzarsi reciprocamente.

Bremner (1999) ha dimostrato che le persone con disturbo post-traumatico da stress hanno delle modificazioni a livello ippocampale e della corteccia prefronatale. Nello specifico ha osservato, grazie alla risonanza magnetica funzionale, che queste persone hanno una riduzione volumetrica dell’ippocampo. Oltre a ciò, usando la PET, ossia la tomografia ad emissione di positroni,  ha registrato una disfunzione della corteccia prefrontale mediale e orbitale. Tali aree hanno un ruolo importante nei processi mnestici e nella regolazione delle emozioni. Questo potrebbe spiegare i problemi di memoria e le difficoltà emotive sperimentate dalle persone con disturbo post-traumatico da stress.

 

Ricerche sul trauma

È stato dimostrato inoltre che i bambini con disturbo post traumatico da stress hanno delle alterazioni della memoria. Si è visto con delle tecniche di imaging che si verificano dei cambiamenti funzionali cerebrali durante la stimolazione di ricordi specifici del trauma. Attraverso un piccolo studio, costituito da due gruppi: uno con donne con disturbo post traumatico da stress e abusate e l’altro con donne non abusate, è emerso che nella lettura di coppie di parole con una valenza emotiva, nelle donne con disturbo post traumatico da stress si registra un minor flusso sanguigno nella corteccia orbitofrontale, nel cingolo anteriore, nella corteccia prefrontale mediale, nell’ippocampo sinistro e nel giro fusiforme. Nel medesimo gruppo si ha inoltre una maggiore attivazione del cingolo posteriore, della corteccia parietale inferiore sinistra e del giro frontale medio sinistro. Mentre non vi sono differenze significative tra i due gruppi per le parole neutre (Bremner J. D., 2003).

Vi sono alcune aree che si attivano in tutte le persone che vivono il disturbo post traumatico da stress, indipendentemente dal tipo di trauma. Queste aree sono parti dell’insula, della corteccia cingolata, delle aree frontali, limbiche e parietali. In base al tipo di trauma esperito esistono delle differenze nella funzionalità cerebrale. Nelle persone che hanno subito abusi vi sono alterazioni che riguardano aspetti motori in presenza di stimoli che la persona percepisce come pericolosi e nella corteccia cingolata mediale (Boccia M. et al.,2016).

Anche nello studio condotto da Pitman  e colleghi (2001) è merso che il volume dell’ippocampo è ridotto, ma si è notato che vi è una maggiore attivazione dell’amigdala e delle strutture paralimbiche anteriori, che sono coinvolte nell’elaborazione delle emozioni negative, invece vi è una minore attivazione dell’area di Broca e di altre regioni corticali. Ma di fatto l’amigdala ha un ruolo importante nella memoria emotiva, mente l’area di Broca spiega la difficoltà di queste persone nell’etichettare le loro esperienze.

 

Scritto da Concetta Rametta, laureata in psicologia clinica, esperta in neuropsicologia clinica: età evolutiva, adulti ed anziani.

Riferimenti bibliografici

Boccia M. et al., Different neural modifications underpin PTSD after different traumatic events: ah fMRI meta-analytic study, Brain Imaging and behavior,2016.

Bremner J. D., Alterations in brain structure and function associated with post-traumatic stress disoeder, Semin clin neuropsychiatry, 1993.

Bremner J.D., et al., Neural correlates of declarative memori for emotionally valenced words in women with posttraumatic stress disorder related to early childhood sexal abus, Biol psychiatry, 2003.

Pitman R. K., Shin L. M., Investigating the phathogenesis of posttraumatic stress disorder with neuroimaging, J clin psychiatry, 2001.