La vittimologia
La psicologia investigativa fornisce aiuto nelle indagini giudiziarie, individuando nel delitto le tracce psicologiche e cognitive del suo autore. Solo da poco tempo la vittima di reato è divenuta oggetto d’interesse da parte della dottrina criminologia, che nel tempo ha cercato di capire quali fossero le predisposizioni e le caratteristiche biologiche, personologiche o ambientali che influiscono sul comportamento criminale. Un importante campo di studio della psicologia investigativa è quello legato all’analisi vittimologica. La vittimologia ha per oggetto lo studio della vittima del crimine, della sua personalità, delle sue caratteristiche biologiche, psicologiche, morali, sociali e culturali, con le sue relazioni con l’autore del crimine e del ruolo che ha assunto nella criminogenesi.
Questo campo di studi ha portato interessanti intuizioni specie con riguardo ad alcune tipologie di reati violenti, come l’omicidio e la violenza sessuale. I sistemi attraverso cui un aggressore può sottomettere la vittima possono essere d’abuso fisico, emotivo, psicologico e sociale. Secondo il “Modello di vittimizzazione basato sullo stile di vita o sull’esposizione al rischio” anche l’attività quotidiana incide sulla probabilità di diventare vittime di reati in particolare secondo due variabili, l’esposizione al rischio e le associazioni in presenza di altri individui.
Il reo e la vittima
Hans Von Hentig nel “The Criminal and His Victim” fù il primo a studiare in modo sistematico la vittima del crimine introducendone tre concetti fondamentali. Primo quello di “condizione di criminale-vittima” in cui sono le circostanze a determinarne il ruolo. Criminale e vittima non rappresentano due realtà ontologiche dell’individuo ma appellativi derivanti dagli eventi. Il secondo concetto riguarda “la vittima latente “. La probabilità di diventare vittime di un crimine non è distribuita in modo uguale tra gli individui. Vi sono persone maggiormente vulnerabili a subire un reato, la caratteristica della “debolezza” ad esempio renderebbe categorie di vittime quali bambini, anziani e portatori di handicap il bersaglio preferito dei criminali.
L’ultimo concetto “vittima e contesto sociale” indaga anche le variabili sociologiche della vittima in questo processo di vittimizzazione. Alcune ricerche hanno dimostrato come criminali e vittime giochino ruoli diversi, di come la dinamica dell’atto criminale sia dettata da alcuni meccanismi di difesa messi in atto da entrambi e come siano diverse le percezioni tra vittima e reo. Il reo prima di compiere il reato mette in atto razionalizzazioni per evitare il senso di colpa attribuendo ad esempio la colpa alla vittima, nega le proprie responsabilità nel processo di colpevolizzazione, cerca di mentire e di sfuggire dalle proprie responsabilità.
La vittima può non essere consapevole del pericolo e quindi non può decidere se reagire o meno. Nel caso sia consapevole può valutare come reagire ma può anche non fare nulla. Sul piano giuridico è indispensabile chiarire la responsabilità del reo mentre sul piano psicologico la differenza tra partecipazione e co-determinazione sono molto difficili da tracciare soprattutto quando tra vittima e reo esiste un rapporto.
Articolo a cura di Mariangela Vitale