Skip to main content

Deep Web e Dark Web

Negli ultimi tempi, si sente spesso parlare di Deep Web e Dark Web. Ma cosa sono? E, soprattutto, cosa li differenzia? Nel Web sono presenti miliardi di siti: quelli che tutti noi conosciamo (come ad esempio Facebook, Wikipedia, Youtube, Amazon, ecc.) fanno parte del Web di superficie e possono, quindi, essere trovati tramite un motore di ricerca. Ma non sono gli unici esistenti ed accessibili. Infatti, al di sotto di tale superficie, compare il “Deep Web”, anche detto “Web Sommerso”, accessibile da qualsiasi browser (anche Chrome, Firefox o Internet Explorer). Spesso viene utilizzato, per motivi di privacy, in ambito medico, per contenere e conservare le cartelle cliniche dei pazienti; anche le aziende possono navigare nel Deep Web, creando siti privati conosciuti soltanto dai dipendenti. Si tratta, dunque, di siti web legali e sicuri.

Il “Dark Web”, invece, è la parte più nascosta ed anonima del Web. Per accedervi, infatti, non basta il normale browser, ma ne occorre uno che si possa connettere alla rete Tor. Anche l’estensione del sito varia: infatti, termina con .onion, piuttosto che .it, .com o .org. Si tratta di siti completamente anonimi, senza alcuna possibilità di risalire al proprietario. All’interno del Dark Web, possono anche esserci: social network anonimi, che garantiscono maggiore sicurezza ai propri utenti (ad esempio in paesi nei quali la libertà di opinione non è contemplata); siti di gruppi religiosi, di occultismo, complottismo, ecc.

Ma ci sono anche tanti siti di commercio elettronico illegale, nei quali è possibile acquistare droga, armi, prodotti contraffatti, documenti falsi, pornografia, ecc., senza alcuna proibizione. Purtroppo, anche i minori possono rimanerne coinvolti, diventando i protagonisti di indicibili violenze, compiute all’interno delle cosiddette “red room”, e spesso trasmesse in streaming.

Le “red rooms”

È proprio nel mondo sommerso del “Dark Web” che si trovano vere e proprie camere virtuali, dove circolano immagini di efferata violenza su minori, anche in situazioni live. Gli stessi utenti, infatti, possono interagire e dare istruzioni al di là dello schermo, relativamente a violenze sessuali, torture, mutilazioni, sevizie, compiute in diretta da adulti e che possono sfociare anche in uccisioni. L’accesso è a pagamento e per mantenere l’anonimato, si utilizza il bitcoin, una moneta elettronica non vincolata da banche nonché da enti pubblici o privati. I “servizi” offerti hanno costi diversi: il prezzo è inferiore se il video è registrato; è maggiore, invece, se in diretta, a seconda di ciò che si richiede. Tali atti disumani, per la loro infinita crudeltà, possono essere i più svariati, dall’amputazione di arti a torture con olio bollente, fino a veri e propri omicidi.

In questo drammatico scenario, l’attività di contrasto da parte delle forze di polizia è piuttosto intensa. Infatti, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Siena, con il coordinamento della Procura dei Minori di Firenze, sono impegnati dallo scorso ottobre nell’operazione “Delirio”, che ha consentito di accusare diverse persone di detenzione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere. Proprio questa estate, durante le indagini, sono emersi i nomi di due 17enni piemontesi che si scambiavano per chat le loro esperienze nel Dark Web. Ciò ha consentito di rilevare diversi siti criptati e, nello specifico, le red rooms, le cosiddette stanze dell’orrore dove la violenza, compiuta a danno dei minori, probabilmente nel Sud-Est Asiatico, non conosce limiti, nemmeno di età. Come spiegano gli investigatori, dietro a tali atti disumani vi sono vere e proprie organizzazioni straniere che, attraverso la diffusione dei video, raggiungono guadagni altissimi.

Le contromisure

Lo sviluppo così rapido della tecnologia ha generato, soprattutto nei giovani, l’impulso ad essere sempre più connessi ad Internet, 24 ore su 24, ovunque si trovino. Ciò ha condotto la società civile a misurarsi con problematiche e temi complessi, che vedono come protagonisti i minori. Ed è proprio considerando la gravità e l’allarme sociale, derivanti dai comportamenti violenti agiti nei confronti dei minori, che gli operatori del settore (criminologi, psicologi, forze di polizia, ecc.) sono tenuti a ricercare continuamente una serie di contromisure a difesa dell’integrità psico-fisica del minore, di fronte agli innumerevoli rischi della rete. Ma oltre ad aumentare le strategie di auto-protezione delle potenziali vittime, occorre anche agire nella direzione di un progressivo potenziamento delle sinergie fra adulti (genitori, insegnanti, ecc), al fine di arginare il più possibile i contenuti nocivi trasmessi online, educando al corretto uso della rete.

Perciò, si consiglia di attuare un sistema di filtro e di controllo dei contenuti nelle pagine web, realizzabile da provider o fornitori di servizi di connessione in rete, così da inibire i contenuti nocivi e, soprattutto, bloccare la trasmissione di dati sensibili del minore, quali indirizzo, numero di telefono e altre informazioni inerenti se stesso e/o il proprio nucleo familiare. Inoltre, è buona prassi inserire il “Child Key”, ossia creare password differenziate tra adulti e minori sin dall’atto della connessione alla rete. In tal modo, non solo l’adulto è in grado di sapere quando si connette il figlio, ma segnala a tutto il sistema la presenza di un minore in rete, rendendo il provider o il fornitore dei servizi di connessione alla rete responsabile.

In conclusione, oltre alle importanti attività di repressione, che quotidianamente svolgono gli organi addetti nella ricerca dei malintenzionati, occorre soprattutto alimentare un circuito mediatico informativo, finalizzato a prevenire e proteggere le potenziali vittime, creando per tutti, bambini ed adulti, un completo knowhow.

 

Riferimenti bibliografici

Faccioli, M. (2015), Minori nella rete. Pedofilia, pedopornografia, deep web, social network, sexting, gambling, grooming e cyberbullismo nell’era digitale, Key Editore: Milano.

Il Messaggero (2020), Le “stanze degli orrori” sul deep web: 17enni pagavano per vedere bimbi uccisi in diretta From https://www.ilmessaggero.it/italia/deep_web_dark_web_red_room_cosa_sono_stanze_degli_orrori_17enni_pagavano_bimbi_uccisi_diretta-5347921.html

Picone, S. (2020), Bambini amputati e torturati a morte in diretta nel dark web: 17enni ordinavano sevizie a pagamento From https://www.fanpage.it/attualita/bambini-amputati-e-seviziati-in-diretta-nel-dark-web-17enni-ordinavano-le-torture-a-pagamento/