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Anoressia e controllo: voler essere una farfalla

Michela Marzano, riconosciuta filosofa e scrittrice, dopo l’infanzia trascorsa a Roma, la laurea e un dottorato alla Normale di Pisa ottiene l’incarico come professore ordinario presso l’università di Parigi. Nel suo libro ‘Volevo essere una farfalla. Come l’ anoressia mi ha insegnato a vivere’, descrive la propria storia, i suoi legami con la famiglia d’origine e il problema dell’ anoressia, che per molti anni la riguarderà, in un libro viscerale, che cattura il lettore fin dalle prime pagine per lucidità ed emozione. Racconta la sua vita poggiata su un forte senso del dovere, sull’impossibilità di cambiare un copione ormai stabilito e sul senso di colpa che impedisce azioni e pensieri diversi da quelli appresi; un’imposizione, tuttavia, che la condurrà negli anni a fare sempre più e sempre meglio, con l’obiettivo di controllare tutto anche attraverso un’incessante violenza sul proprio fisico. Un corpo messo alla prova dall’ anoressia che, comunque, è solo uno degli indizi di una regola di pensiero che esige totale perfezione, trascurando quello spazio di felicità che ha bisogno di essere conquistato e protetto giorno dopo giorno. L’autrice narra, così, nel corso del tempo, la propria storia personale, familiare e di terapia descrivendo i meccanismi di controllo e il difficile rapporto con il padre, che ne segnerà profondamente la percezione corretta del suo essere individuo slegato e originale.

“Pare che sia un classico. Quando uno dei due si adatta. L’altro si ribella. E nel nostro caso i ruoli erano chiari. ‘Patti chiari, amicizia lunga’ diceva sempre papà. Ed io ero scesa a patti con me stessa. Pur di non creare problemi. Pur di non sentirlo gridare. Dimenticandomi di essere me stessa, come aveva detto un giorno il mio professore di latino e greco del ginnasio” (p. 36)

L’ anoressia, come già rilevato, è quindi solo uno dei temi illustrati e approfonditi. La stessa scrittrice attraverso le pagine del suo libro vuole far comprendere quanto l’ anoressia non sia una semplice malattia bensì il sintomo di un disturbo molto più profondo e ampio. Un disturbo in grado di intaccare il corpo nella sua potenza e forza e la mente nella sua capacità di relazionarsi con se stessi, con l’altro e con il mondo nella sua interezza e diversità. A tal proposito, l’autrice si pronuncia del suo rapporto conflittuale con i genitori, delle sue difficoltà a innamorarsi e rapportarsi con l’amore e la relazione di coppia. La malattia, pertanto, porta allo scoperto non solo l’umiliazione del corpo ma ciò che veramente fa male dentro se stessi: la paura dell’abbandono, la rabbia e il vuoto d’amore. L’ anoressia diventa, così, il modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo; una protezione, però, effimera e che non permette di vivere appieno e con coraggio anche attraverso gli imprevisti, le imperfezioni e gli errori.

“Mi sono costruita un falso sé per adattarmi all’ambiente che mi circondava e sentirmi accettata. Mi sono sottomessa per sopravvivere. Mi sono organizzata per tenere a bada il mondo. E strada facendo mi sono dimenticata che, in ognuno di noi, esiste una parte inviolabile e sacra” (p. 37)

Un libro scritto con grande partecipazione dove sono descritte vicissitudini di famiglia ed episodi personali attraverso pagine faticose, dolorose e profondamente coraggiose che permettono al lettore di immergersi nella mente dell’autrice. Il fulcro del libro si manifesta nel rivendicare l’importanza del proprio spazio di libertà e di autoespressione: essere ciò che si è e non ciò che si aspetta il prossimo. Ammettere la propria inquietudine, la propria fragilità senza snaturarsi in virtù della ricerca perenne e improduttiva di un’accettazione totale da parte dell’altro. Accettazione che parte dall’anticipare eventi e desideri altrui per controllarli meglio e non cadere nella tanto temuta imperfezione umana.

“Senza rendermene conto ho vinto la medaglia d’oro in ‘anticipazione’. L’anticipazione. Utilissima per farsi accettare in società. L’anticipazione. Strategia vincente nel lavoro. L’anticipazione… Una catastrofe! Perché a forza di anticipare non sono più stata capace di capire quello che desideravo veramente…. i miei bisogni, le mie contraddizioni…” (p. 36)

Viceversa, dovrebbe comprendersi che non si possono evitare inciampi ed errori nel proprio percorso di vita. Solo correndo il rischio di mettersi a nudo, esattamente come fatto nel libro, si può comprendere l’inganno insito nell’ anoressia, consentendo lo sviluppo di un terreno fertile per la caduta di stereotipi che producono falsi miti di perfezione… che anelano, inutilmente, all’invincibilità.

 

Riferimenti bibliografici

Marzano M. (2011), Volevo essere una farfalla. Come l’anoressia mi ha insegnato a vivere, Arnoldo Mondadori Editore, Milano.