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Il calo del desiderio

Come accennato nel precedente articolo dal titolo “Calo del desiderio sessuale: la fiamma della passione si affievolisce”, le relazioni intime sono chiamate a destreggiarsi fra il desiderio ardente, la passione, l’eros, la spinta verso un oggetto con cui trovare soddisfazione ed i rispettivi antagonisti, quali lo stress quotidiano, la cultura che ci impone di realizzarci in primis a livello individuale, una realtà che ci espone a stimoli distrattori di vario genere, una scarsa resistenza all’abitudine, il mutamento dei valori tradizionali, una comunicazione di coppia poco efficace ed accompagnata da un non detto sempre più preponderante.

Questa serie di fattori, interagendo reciprocamente e influenzandosi a vicenda, si diffondono anche fra le coppie più durature, seminando crisi che si manifestano in vari modi e che non sempre sfociano in un esito favorevole. Una delle forme attraverso cui le crisi si manifestano è costituita dal calo del desiderio, il quale può essere rintracciabile nella messa in atto di una sessualità “del minimo comune denominatore erotico”.

Di cosa si tratta e come si potrebbe fronteggiarla?

Il minimo comune denominatore erotico: l’appiattimento delle differenze

La cosiddetta sessualità “del minimo comune denominatore erotico” costituisce, secondo lo psicoterapeuta di coppia Clement, uno dei fattori maggiormente responsabili di deficit e conflitti all’interno di coppie anche apparentemente stabili e durature e che, di conseguenza, può elicitare lo sviluppo di disfunzioni all’interno della coppia come il calo del desiderio sessuale. Più nello specifico, si tratta di una sessualità caratterizzata dall’appiattimento delle differenze individuali e dalla messa in atto di pratiche sessuali condivise, con il passar del tempo, generatrici di noia e calo del desiderio.

E’ proprio il concetto di differenza fra i due partner a essere centrale ai fini dello sviluppo e del mantenimento del desiderio sessuale all’interno di una coppia: differenza nelle preferenze sessuali, differenza nei desideri, differenza nella capacità di gestire l’ansia (molte delle quali non sono comunicate all’altro). Riuscire a far emergere i propri gusti all’interno della coppia senza sovrastare quelli dell’altro, riuscire a trovare il giusto mezzo fra i propri e quelli del partner, riuscire a comunicarsi in maniera chiara e libera da pregiudizi e timori di essere giudicati negativamente costituiscono gli ingredienti ideali di un sano e caloroso rapporto.

Tuttavia, reggere il confronto con l’altro e le rispettive differenze non è per nulla semplice e, per arginare il timore ed il rischio di una rottura relazionale, spesso le coppie preferiscono annullare tali differenze, agire una sessualità dettata da desideri simili e negoziare, implicitamente o esplicitamente, un accordo che implica una sessualità mite e comune (“del “minimo comune denominatore erotico”, appunto). Quando cominciano a prevalere noia e conflitti all’interno della coppia, secondo Clement i due partner assumerebbero due posizioni differenti: una di progressione e una di regressione. Il partner maggiormente “autorevole”, che di solito preme affinché l’altro si adatti ai suoi desideri sessuale, occupa una posizione progressiva, etichettando l’altro come il portatore del sintomo; il partner meno “autorevole” occupa una posizione regressiva, diventando il paziente designato e portatore del sintomo. Quello che pare essere un problema puramente appartenente al singolo, si configura come l’esito manifesto di una problematica relazionale che coinvolge entrambi.

Cosa fare?

In caso di calo del desiderio legato anche a una sessualità “del minimo comune denominatore erotico”, risulta fondamentale iniziare un percorso che avvii i due partner verso la consapevolezza della natura relazionale del sintomo e della rilevanza della differenza ai fini del superamento dei conflitti, andando oltre i tentativi di ripristinare la soddisfazione sessuale.

Attraverso una serie di esercizi, che consentono a ognuno dei protagonisti di acquisire il coraggio di svelarsi all’altro e di esprimere i propri desideri sessuo-relazionali, diventa possibile aprire le porte al cambiamento positivo. Tra gli esercizi che un terapeuta può prescrivere alla coppia, è possibile citare:

  • L’esercizio del “come se”, che consiste nel far immaginare alla coppia uno scenario esageratamente diverso da come nella realtà è e che è focalizzato sull’assunzione di responsabilità da parte di entrambi i protagonisti;
  • L’esercizio dello “scenario sessuale ideale”, che consiste nel far scrivere a ognuno, in maniera indipendente dall’altro, come immaginerebbe un incontro sessuale ideale e rispondente ai propri bisogni.

 

Riferimenti bibliografici

Clement, U. (2010). Terapia sessuale sistemica. Milano, MI: Raffaello Cortina Editore.