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Come te la spiego la paura di essere felici
Quando non l’hanno capita nemmeno i miei amici
Mi dicono di stare calma quando serve
Mi portano del latte caldo e delle coperte
Ed è proprio quando stanno a parlare
Che vorrei gridare “grazie a tutti, ora potete andare”

Martina Attili

 

Quando essere felici fa paura

La felicità è una cosa semplice.

È un sentimento comune, che fa parte delle emozioni fondamentali della nostra vita. Seppure ogni singola emozione sia importante per l’uomo, egli è alla ricerca costante di sensazioni che lo facciano star bene ed in tranquillità. E’ alla ricerca – appunto – della costante felicità. Questo stato di benessere non solo viene esperito dall’individuo come uno stato positivo, ma a tutto ciò si attivano anche una serie di risposte fisiologiche attivate dall’organismo. La felicità è un’emozione così genuina ma spesso scontata per la maggior parte degli esseri umani. Vi siete mai fermati a pensare: è possibile smettere di essere felici? Beh… la risposta è sì, e ciò prende il nome di Cherofobia. L’etimologia del termine deriva dalla parola greca “chairo” che significa “mi rallegro” e dalla parole “phobia”, paura. La Cherofobia è una condizione tanto particolare da non essere nemmeno inserita nel DSM-V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

La Cherofobia è – letteralmente – la paura di essere felici. Il timore che un evento positivo possa terminare per poi portare a tristezza e sofferenza. La Cherofobia è la paura di affrontare le situazioni negative. Essa è riconosciuta come il bisogno quasi automatico di fuggire di fronte alle situazioni positive perché, colui che ne soffre, è dell’idea che ciò che in un primo momento porta felicità, subito dopo terminerà lasciando solo tristezza e sofferenza. Chi soffre di Cherofobia soffre di attacchi di ansia, tende molto spesso ad evitare situazioni che implichino la vita sociale e frequentare persone dell’ambiente esterno, evita opportunità che potrebbero portare a cambiamenti positivi nella vita quotidiana ma soprattutto rinuncia a mostrare agli altri il proprio stato d’animo. In poche parole: i soggetti che soffrono di Cherofobia raggiungono i loro obiettivi con immensa angoscia e paura di ciò che poi succederà.

Ed è così che, se fino ad ora si pensava che la felicità fosse una delle emozioni più positive che ognuno di noi potesse provare, con la scoperta di questa forma di disturbo si ribaltano tutte le sfaccettature.

 

La paura esorcizzata in una canzone

Perché una persona dovrebbe aver paura di essere felice? Ovviamente, chi soffre di Cherofobia non si caratterizza per essere un soggetto prevalentemente triste o schivo nei confronti della vita, anzi. Molto spesso si tratta di persone apparentemente tranquille ma che evitano qualsiasi opportunità di poter essere felici poiché terrorizzati dall’idea che quest’ultima possa terminare da un momento all’altro, lasciando un senso di vuoto e di amarezza. Preferiscono quindi che la loro esistenza, caratterizzata da tranquillità e assenza di emozioni, non sia soggetta ad avvenimenti che possano in qualche modo alterare questo sistema statico.

I cherofobici preferiscono non essere felici piuttosto che rischiare continuamente di soffrire ad ogni  minima occasione. Negli anni passati la Cherofobia sembrava essere un fenomeno prettamente appartenente al mondo orientale e fortemente correlato al mondo degli Hikikomori, soprannome che sta ad indicare quei ragazzi che preferiscono trascorrere le loro giornate in stanza a giocare o fare altro piuttosto che immergersi nella società. Fino a poco tempo fa questo fenomeno era sconosciuto in Italia e nessuno ne parlava. Chi soffriva di Cherofobia lo faceva in silenzio, senza creare troppo disturbo al prossimo. Colei che è stata la voce fuori dal coro, l’appiglio di speranza per i cherofobici, è stata una giovanissima cantante: Martina Attili. Martina ha partecipato all’ultima edizione di X Factor esordendo con un suo singolo chiamato, appunto, “Cherofobia”.

La canzone è un pugno dritto allo stomaco; con le sue parole crude, la giovane cantautrice descrive tutto ciò che è la Cherofobia, delle ansie e delle paure che si sviluppano non permettendo di essere felici. Il brano nasce in un periodo difficile per Martina, periodo in cui la giovane aveva subito un intervento delicato e nel frattempo non riusciva a parlare dei suoi problemi emotivi con il suo fidanzato. Allo stesso tempo si sentiva poco compresa anche dai suoi amici.

 

Questa è la mia cherofobia

Il testo della giovane cantante recita queste parole:

Come te la spiego la paura di essere felici
quando non l’hanno capita nemmeno i miei amici?
Mi dicono di stare calma, quando serve
mi portano del latte caldo e delle coperte
ed è proprio quando stanno a parlare che vorrei gridare
“Grazie a tutti,
ora potete andare”,
ma resto qui
a guardare un film

Come te la spiego tutta la pazienza che ci metto
Ma non riesco a vivere senza
Qualcosa che mi opprime
Che mi indichi la fine
Perché ho cervello che è strafatto di spine

Ed il mio cuore è come un fiore
Crede ancora nel bene
Non sa che i petali cadranno tutti insieme
Sarà in quel momento che vorrà scoppiare
Mi griderà di smetterla di amare

Questa è la mia cherofobia.
No, non è negatività,
questa è la mia cherofobia.
Fa paura la felicità
Questa è la mia cherofobia,
ma tu resta

Come lo spiego quando nessuno ti capisce,
quando niente ti ferisce,
l’indifferenza più totale verso la forma astrale del male
abbiamo stretto un rapporto speciale
e provo a raccontarlo in ogni canzone,
ma la gente pensa sempre “Parli di altre persone.
Ma come tu così carina con la faccia da bambina,
con la voce da piccina”

Ma la bambina è cresciuta troppo in fretta
Tra i muri di una cameretta
In cui ha iniziato a stare stretta
E ogni volta che qualcosa va come dovrebbe andare
Penso di non potercela fare

E cerco ogni forma di dolore
mischiata al sangue col sudore
e sento il respiro che manca e sento l’ansia che avanza.
Fatemi uscire da questa benedetta stanza

Questa è la mia cherofobia.
No, non è negatività,
questa è la mia cherofobia.
Fa paura la felicità
Questa è la mia cherofobia,
ma tu resta

Dirti che staremo insieme
Dirti che staremo bene
Dirti che è così che andrà

Dirti che staremo insieme
Dirti “io non starò bene”
Sento l’ansia fin da qua

Nonostante la Cherofobia sia un fenomeno poco conosciuto in Italia, in tutto il resto del Mondo gli esperti del settore stanno, già da tempo, cercando di dare una definizione teorica precisa e scientifica a tale costrutto. In particolare, la psichiatra americana Carrie Barron ha affermato, nella sua rivista scientifica, che l’insorgere di tale patologia si verificherebbe già nell’infanzia: se fin dalla tenera età si vive un momento di dispiacere subito dopo accompagnato da un evento traumatico, si instaura automaticamente un’idea distorta della relazione causale tra felicità e tristezza. Poiché la cherofobia non è stata ancora oggetto di ricerche scientifiche non ci sono ancora trattamenti definitivi per tale condizione. Il primo passo verso la felicità, però, è quello di mettere in atto strategie che portino a modificare le proprie convinzioni ed i modi errati di pensare. Comprendere di soffrire di questo tipo di disturbo è già un primo passo per affrontarlo e superarlo.

 

Riferimenti bibliografici

https://www.youtube.com/watch?v=AaSO-MwsIq0

Nardone, G., Psicotrappole ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle. (2018).Firenze: Ponte delle Grazie