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Che cos’è la felicità?

Le persone ricercano costantemente la felicità e credono che questa possa essere raggiunta in modo definitivo. Questo non è esatto, perché la felicità è uno stato d’animo ed in quanto tale non può essere fissato. Nella visione più comune la felicità implica l’assenza di preoccupazioni e dolori; tuttavia il termine felicità ha anche un altro significato, ossia vivere una vita ricca, piena e significativa (Harris, 2008). Se la felicità è intesa secondo quest’ultima definizione è raggiungibile, altrimenti potrebbe divenire un miraggio. La conferma di questo si può cercare anche nell’esperienza quotidiana di ognuno, poiché ci capita di essere felici ma non per sempre. Altrimenti tutte le persone affette da una qualsiasi forma di dipendenza, sarebbero sempre felici. Invece, non è così, ciò che si innesca è un circolo vizioso. Le persone affette da dipendenza ad esempio sono portate a credere che dopo che avranno soddisfatto il loro desiderio saranno felici, ma questo avviene solo per un tempo limitato, poi sono spinti a rimettere in atto lo stesso comportamento.

Biologicamente siamo predisposti a provare tutte le emozioni, compreso il dolore. Essere felici, comunemente è inteso come la soddisfazione di tutti i nostri desideri e questo è impossibile. Di fatti, appena otteniamo ciò che desideriamo, siamo portati a desiderare qualcos’altro. Questo si verifica ancora di più nella società odierna, di fatti ci si confronta con tutto il mondo, attraverso i media. La mente umana, ci spinge a confrontarci costantemente con gli altri. Questo consentiva agli uomini primitivi di sopravvivere, infatti si impegnavano per non essere cacciati dal branco. Nonostante oggi, non ci sia questa necessità, la mente ci vuole proteggere non facendoci percepire il dolore, è un’ illusione, perché più cerchiamo la felicità meno la otteniamo, perché non viviamo come vorremmo. Quindi bisognerebbe intendere la felicità come il vivere una vita piena, ricca e significativa. Solo così, infatti, è possibile raggiungerla.

Cosa ci impedisce di essere felici?

Se con il termine felicità ci riferiamo a vivere una vita piena, ricca e significativa, si può essere felici, anche se non è semplice. La difficoltà è creata principalmente dalla nostra mente e dai suoi pensieri. Infatti, la mente è una macchina capace di problem-solving. In modo automatico, le menti pensano, giudicano, disquisiscono, confrontano, cercano di proteggerci dai pericoli (Harris,2008). La protezione dai pericoli era essenziale per gli uomini primitivi. Infatti, venivano messi in guardia dalle ipotetiche insidie e questo salvava loro la vita. Oggi, con l’evoluzione non rischiamo più la vita come un tempo, ma la mente ci protegge anche se non è più necessario. La perdita del lavoro può essere vista come un pericolo dalla nostra mente, così come le cose che ci fanno paura e che quindi evitiamo. L’evitamento porta ad un incremento della nostra paura e quindi si crea un circolo vizioso. In altri termini, non possiamo smentire il pensiero e quindi gli daremo sempre più credito.

Quindi, tutti siamo portati a credere ai nostri pensieri. Pensiamo che la conseguenza tanto temuta si verifichi in ogni caso. Ma non è proprio così, infatti con l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) si fa strada l’idea che i pensieri sono solo parole. Per tanto, non dovrebbero avere alcun potere su di noi e sulle nostre scelte. Secondo questa visione la mente racconta delle storie che di per se non sono pericolose. Il problema è che le persone si fondono con queste storie e quindi sono portate a credere ai propri pensieri. Il processo opposto alla fusione è la defusione, che consente di prendere la distanza dai pensieri e vederli per ciò che sono, ossia parole, storie (Harris, 2009). Se si adotta questa visione, non è importante provarne la veridicità. Tuttavia, è fondamentale capire se sono utili o meno nella realizzazione della nostra vita. Quindi stabiliamo di volta in volta se quei pensieri ci servono a vivere la vita che vogliamo o se al contrario ci stanno ostacolando.

Come provare ad essere felici

L’uomo non è destinato all’infelicità tuttavia deve modificare la sua visione per saper godere della felicità. Per prima cosa è necessario accettare che con felicità si intende il vivere una vita piena, ricca e significativa. L’ACT porta avanti questo messaggio ed aiuta ad tradurre in concreto questo cambio di prospettiva. Questo, non è semplice, in quanto è controintuitivo. Infatti, nonostante l’ACT faccia parte del modello cognitivo comportamentale, non dibatte contro i pensieri. Di fatti, li accetta e fa’ la stessa cosa con le emozioni. Non si focalizza sulla veridicità del pensiero ma sulla sua utilità. Inoltre, affermando che sono solo storie, lascia la possibilità alle persone di agire e non rimanere bloccati in quella storia. Sono i pensieri che spesso creano sofferenza e dolore. In altre parole, contribuiscono a creare emozioni, che solitamente, vengono viste come negative. Comunque sono emozioni e come tali hanno il diritto essere considerate.

Per avere una vita felice bisogna anche agire, attuando un’azione impegnata. Tale azione segue i valori, ossia i desideri che una persona ha, le caratteristiche, le qualità che ha o che vorrebbe avere. È bene chiarire che non ci sono valori giusti o sbagliati ma ognuno ha i propri. È quindi i valori possono essere considerati una bussola che ci indica la strada (Harris,2009). I valori non si devono confondere con gli obiettivi, infatti gli obiettivi si possono raggiungere. Gli obiettivi possono essere considerati come le mete di un viaggio. Per essere felici bisogna agire all’insegna dei propri valori. Certo prima è necessario capire i propri valori, ma una volta scoperti si deve agire, mettendo in atto un’azione impegnata. È necessario fissare degli obiettivi sull’immediato, nel breve, nel medio e nel lungo termine.

 

Riferimenti bibliografici

Harris, R. (2008). The happiness trap: stop struggling, strart living.New Zealand: Exisle Publishing Ltd.

Harris, R. (2009). ACT made simple.Shattuck Avenue: New Harbinger Pubblications.