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Painkillers: cosa sono e chi colpiscono

Più ci si cura, meno ci si cura: il paradosso dei farmaci. Le medicine, in alcuni casi, rappresentano il talismano salvifico che ci dona la sicurezza di poter reggere fisicamente la giornata in caso di emergenza e dolore. Chi non ha mai portato con sé un “semplice” antidolorifico? Il problema sorge quando ci si affida così tanto al potere dei painkillers da cadere nella trappola dell’abuso e della dipendenza, senza neanche accorgersene.

I painkillers sono farmaci legali che, di solito, vengono utilizzati dietro prescrizione medica per lenire sintomi fisici e/o psicologici. Essi tendono a bloccare lo stato di malessere, “addormentando” la comunicazione fra i segnali dolorosi provenienti dal corpo (o dalla psiche) ed il sistema nervoso, e a generare una condizione temporanea di benessere, stimolando le aree cerebrali responsabili del piacere. Trattandosi di un benessere temporaneo, una volta terminato l’effetto dei farmaci i sintomi si ripresentano: da un lato, dunque, ci si affeziona al medicinale generatore di sollievo, dall’altro si è spinti a riutilizzarlo per ripristinare la piacevole assenza di dolore.

I farmaci antinfiammatori e gli psicofarmaci risultano essere le due categorie di farmaci maggiormente prescritte e generatori di dipendenza. Essi vengono utilizzati sia singolarmente sia in concomitanza a droghe o alcol.

Risultano, inoltre, maggiormente colpite da dipendenza da farmaci le categorie dei medici, degli infermieri e degli adolescenti. Questi ultimi, in particolare, abusano volontariamente di painkillers al fine di raggiungere una condizione di euforia ed esaltazione in maniera alternativa e più sicura: la credenza erronea di base è che assumere farmaci legali sia meno rischioso dell’assumere droghe illegali.

Painkillers Addiction: di cosa si tratta e come riconoscerla

La dipendenza da farmaci e da psicofarmaci è una new addiction che consiste, al pari della dipendenza da gioco d’azzardo, nello sviluppare dipendenza da un comportamento: in tal caso, dal comportamento di ricercare compulsivamente e consumare persistentemente farmaci. Più nel dettaglio, il dipendente da farmaci si riduce a consumare le scorte di painkillers che trova in casa e, una volta terminate, ad acquistarne di nuove, principalmente attraverso internet. Quando il costo diventa eccessivo, la persona ricorre all’utilizzo della più economica cocaina. Di norma, non si passa, dunque, dalla cocaina al farmaco, bensì dal farmaco alla cocaina.

Un utilizzo eccessivo di farmaci e di psicofarmaci può provocare una serie di sintomi fisici, cognitivi e psicologici, ad esempio irritazioni e bruciori a livello gastrico, secchezza delle fauci, problemi a livello respiratorio e cardiaco, deficit motori, tremori, disfunzioni sessuali, irrequietezza, alterazioni dell’umore, difficoltà di concentrazione, iperattività, problemi legati al sonno e all’appetito, deliri, allucinazioni.

La paura della dipendenza

Vi sono dei casi in cui la dipendenza da farmaci è preceduta dalla paura di diventarne dipendenti: si tratta dei casi in cui la persona ha necessità di utilizzare medicine a causa di una patologia organica o mentale. In situazioni simili, si teme principalmente di non riuscire ad interrompere l’uso dei farmaci dopo un periodo prolungato di assunzione. Alla base di tale timore vi è la credenza erronea di non riuscire a superare i sintomi dell’astinenza e/o che la patologia si possa ripresentare.

Tali paure sono lecite ma bisogna tenere a mente che:

  • l’interruzione dei farmaci deve avvenire gradualmente, così da ridurre al minimo la gravità dei sintomi dell’astinenza;
  • L’astinenza è una condizione temporanea e reversibile;
  • Il ritorno della patologia (la cosiddetta “ricaduta”) non è un campanello di allarme ma il segnale che la patologia sta facendo il suo corso, quindi rappresenta la normalità;
  • Ogni persona ha una personalità propria, caratteristiche individuali proprie, è inserito in un ambiente proprio, pertanto non è il farmaco in sé a creare dipendenza ma il legame che viene a stabilirsi fra esso e i fattori appena accennati;
  • Non si è mai da soli, ma accompagnati e sostenuti dal proprio medico e dal proprio terapeuta nel percorso di ritorno ad una vita senza farmaci.

 

Riferimenti bibliografici

Faravelli C. (2010), Psicofarmacologia per psicologi, Il Mulino Editore, Torino.

Iversen L. (2007), Farmaci e sostanze, Codice edizioni, Torino.