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Quando sono mamma e papà a litigare

Avere delle controversie con il proprio coniuge e risolverle con delle accese discussioni davanti ai propri figli è reato. Lo si apprende da un articolo su Giornale.it dove si legge che una sentenza della Corte di Cassazione ha decretato che il litigio violento, perpetrato o meno, tra marito e moglie in presenza dei figli costituisce un reato. La sentenza ha stabilito che gli atteggiamenti violenti dei genitori, anche se non sono diretti ai figli, sono assimilabili ad una forma indiretta di maltrattamento in famiglia. La Cassazione ha preso in esame il ricorso di una madre, la quale era stata condannata insieme al suo convivente, in seguito ad una rabbiosa discussione avvenuta sotto gli occhi dei propri bambini. Leggendo le carte si evince che i rapporti tra i due erano molto tesi, il costante stato di nervosismo che aleggiava in casa portava a frequenti discussioni e sfociava in aggressioni fisiche e psicologiche, con un corollario di minacce e danneggiamento dei suppellettili all’interno della casa.

La madre in questione ha fatto richiesta di annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Firenze, portando avanti la tesi che i suoi figli non fossero mai stati coinvolti direttamente nelle discussioni, rimanendo relegati a ruoli di “semplici” testimoni. I bambini non sono stati mai vittime di minacce, soprusi o aggressioni in conseguenza dei forti dissapori tra la donna e il convivente. Non sono risultate neanche violenze di natura psicologica, come confermato dal consulente tecnico incaricato dalla procura. Secondo quest’ultimo, i bambini non hanno manifestato segni di disagio familiare. Forte di questa certificazione la donna si è sentita parte lesa, pertanto ha ritenuto opportuno far valere i suoi diritti su una condanna ritenuta ingiusta. Gli atteggiamenti ostili, secondo la sua lettura, che rendevano il clima domestico molto pesante e i litigi reiterati, non possono essere classificati come maltrattamenti, anche se indiretti, nei confronti dei figli.

 

Per la Cassazione è reato

Non è stato così per i giudici della Corte di Cassazione. Nella sentenza si mette in evidenza, con forza, come il raggio di copertura dei maltrattamenti si estenda a tutti i soggetti componenti la sfera familiare, anche se non risulta esserci una implicazione diretta sui bambini, ma i quali risultano comunque testimoni involontari di una violenza domestica. I continui litigi possono la fonte ininterrotta di forti ripercussioni, in senso negativo, sull’equilibrio fisiopsichico dei figli, oltre che sulla serenità dell’ambiente familiare. I bambini che si vedono costretti ad assistere alle discussioni dei propri genitori rischiano di riportare dei danni psicologici. Una sentenza che è stata confermata dalle dichiarazioni della psicoterapeuta familiare, e consulente del tribunale dei minori, Maddalena Cialdella. A quanto risulta non sarebbero solo i bambini piccoli a subire dei danni, di fronte a mamma e papà che litigano, ma anche i feti risulterebbero in grado di percepire cosa accade nell’ambiente esterno circostante. Ma nonostante la Cassazione abbia avallato la sentenza della Corte d’Appello, questa è stata comunque annullata.

Le motivazioni dell’annullamento sarebbero da ritrovare nell’operato dei giudici del secondo grado di giudizio. Infatti avrebbero trascritto una motivazione sommaria, riprendendo semplicemente le conclusione addotte dal consulente tecnico incaricato dalla procura. Ma tutto ciò è stato fatto senza effettuare nessuna verifica. Per questo motivo si dovrebbe istituire un nuovo processo, per accertare con precisione tutti i fatti e le relative conseguenze sui bambini, ma il reato ascritto risulta caduto in prescrizione e, pertanto, estinto. Ma rimane il fatto che una sentenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto come maltrattamento verso i figli anche il litigio tra coniugi, il clima di tensione che si instaura nella coppia può essere dannoso e, come tale, sarà perseguibile dalla giustizia.

 

I bambini subiscono forte stress

La Dottoressa Cialdella ha dichiarato che in situazioni particolare gravità, dove i bambini assistono a manifestazioni aggressive dei propri genitori, sentono vacillare fortemente i punti di riferimento rappresentati dalle figure genitoriali. Inoltre risulta difficile rimanere equidistanti, una situazione che costringe i piccoli a prendere le parti di uno dei due genitori. Una dinamica che porta gli adulti, anche se in modo indiretto, a spingere i figli ad una decisione drastica: mamma o papà. Una delle scelte più traumatiche e innaturali che un bambino possa trovarsi ad affrontare. Una situazione drammatica che fa vivere i figli con il costante terrore di essere abbandonati dalla madre o dal padre. Un quadro della situazione che lascia facilmente intuire quali danni possa recare in termini psicologici per le piccole vittime indirette, sia a livello della quotidianità, sia a livello dello sviluppo emotivo del futuro adolescente prima e adulto poi.

I tempi cambiano, si è portati a credere che l’adulto moderno abbia molti più strumenti, cultura, predisposizione per crescere i propri figli. Migliaia di siti, esperti in TV e delle Istituzioni creano una tale rete di informazioni e attenzioni sui più piccoli, che induce a credere di avere una maggiore padronanza nel mestiere di padre o madre Indubbiamente molti passi avanti sono stati fatti, rispetto a mezzo secolo fa, conosciamo meglio la psiche di un bambino. Ma queste notizie confermano quanto una informazione più scientifica e una pianificazione dettagliata non bastano per essere dei buoni genitori. Forse certe nozioni sono utilizzate come alibi per coprire il sempre meno tempo che si dedica ad un figlio, che cresce tra genitori super impegnati, poco strutturati per sostenere i conflitti che inevitabilmente si innescano in un nucleo familiare e distratti dalle proprie frustrazioni o necessità. Una madre che fa ricorso perché ritiene di essere stata ingiustamente condannata, credendo di non aver arrecato danni ai figli con il suo comportamento e quello del convivente, deve far riflettere. E non serve una laurea per arrivare a capire certe cose.