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Dipendenze

Quando l’amore diventa brutale: la violenza di genere

Cos’è la violenza di genere?

La violenza di genere è una forma di violenza perpetrata a danno delle donne e viene ritenuta una violazione dei diritti umani. La violenza contro una donna implica qualsiasi comportamento o abuso di potere che generi danni o sofferenza fisica, sessuale e psicologica. Nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla “Prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Istanbul, 11.5.2011) si utilizza l’espressione “violenza nei confronti delle donne” per designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata.

Una breve parentesi statistica

Secondo un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2013, si tratta di un problema di salute che interessa oltre il 35% di tutte le donne e di cui responsabile può essere un estraneo, un amico, un collega di lavoro, un vicino di casa, ma molto più spesso un partner o un familiare. Nel nostro paese l’Istat (2014), mediante un’indagine demoscopica, ha riscontrato che in Italia il fenomeno della violenza di genere sembra diminuire, ma non gli stupri che invece aumentano e sono sempre più gravi. Lo stalking è in significativo aumento, per cui giustamente è stato riconosciuto come vero e proprio reato, le donne più colpite sono quelle fra i 16 e i 70 anni e quelle che dichiarano di essere state vittime di violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita ammontano a circa 7 milioni, oltre un terzo di tutta la popolazione femminile.

Caratteristiche del fenomeno

Le caratteristiche maggiormente rilevanti del fenomeno della violenza di genere sono:

  • La violenza si perpetua in ambito familiare e più spesso in contesti nei quali tra la persona violenta e la vittima esista una relazione affettiva;
  • Coinvolge donne di qualsiasi età e di qualsiasi condizione sociale (fenomeno frequente soprattutto nei ceti medio – alti);
  • Comprende forme e modalità di diverso tipo, non solo quello fisico (verbale, psicologica, economica);
  • provoca danni fisici e mentali con gravi conseguenze a breve e a lungo termine;
  • È un trauma grave, vissuto come una profonda umiliazione e minaccia di vita;
  • Tende a cronicizzarsi nel tempo.

Le diverse forme di violenza

Il fenomeno è molto diffuso e diversificate sono le tipologie di violenza:

  • Fisica (intimidazioni o azioni sul corpo della donna al fine di produrre danni o lesioni);
  • Sessuale (rapporti non consensuali compresa l’osservazione, l’esibizione, l’imposizione, l’intimidazione, la manipolazione emotiva);
  • Psicologica (insulti, azioni intenzionali atti a produrre nella donna svalutazione o sofferenze mediante minacce, umiliazioni, imposizioni, limitazioni, sottomissioni, isolamento) ;
  • Economica (controllo pervasivo e limitazione ingiustificata delle risorse proprie o comuni indispensabili per il benessere della donna e della prole);
  • Stalking (atti persecutori reiterati nel tempo causa di tensione o pericolo costante per la donna tali da costringerla a modificazioni delle abitudini di vita).

Le conseguenze sulla salute delle vittime

In recenti studi sul tema l’Oms ha evidenziato come la violenza di genere possa implicare numerosi problemi di salute sia immediati che a lungo termine, sia diretti che indiretti, in genere proporzionali alla gravità dell’abuso stesso. E ancor più se le vittime di abusi fisici o sessuali sono in età infantile, nel corso della vita tendono poi a adottare comportamenti ulteriormente rischiosi e autolesionistici quali sedentarietà, apatia, abbandono, trascuratezza, tabagismo, tossicodipendenze, alcolismo, bulimia, anoressia, prostituzione etc. Si può così giungere, in età adulta, a stati ansioso-depressivi, cefalee croniche, disturbi digestivi, patologie psicosomatiche, alterazioni riproduttive, e in casi estremi, persino idee suicidarie.

I risvolti psicologici: il ciclo della violenza

Una famosa psicologa americana Leonore Walker ha analizzato il fenomeno della violenza di genere elaborando una teoria denominata “Il ciclo della violenza” che si suddivide in tre fasi che si ripetono ciclicamente:

  • Fase 1: La tensione, ovvero un’agitazione crescente, con espressioni, gesti e atteggiamenti scontrosi da parte del partner;
  • Fase 2: Il maltrattamento può essere preceduto da violenza verbale, minacce, oppure rotture di oggetti; il primo evento può avvenire in maniera inaspettata e all’inizio la vittima può essere confusa. Questa fase si manifesta in modo graduale e cresce con il tempo;
  • Fase 3: Le scuse, o luna di miele, ovvero una fase di attenzioni amorevoli nel quale il partner, al fine di manifestare il proprio amore, può scusarsi, comprare regali, giustificarsi o promettere di cambiare. Questa fase è quella che impedisce la rottura della relazione “tossica” ed è il preludio di nuovi episodi di maltrattamenti.

Caratteristiche della vittima di violenza

Risulta difficile dare una definizione univoca delle caratteristiche della vittima ma si possono individuare dei fattori che possono aumentare il rischio di divenire vittime di una relazione violenta:

  • Relazioni disfunzionali nella famiglia d’origine
  • Dipendenza da alcol e/o sostanze stupefacenti nelle figure di accudimento
  • Mancata fiducia nelle figure di accudimento
  • Maltrattamento o abuso in età minore
  • Modelli socio-educativi mirati alla sottomissione
  • Bambine che assistono ai maltrattamenti nei confronti della madre hanno maggiori probabilità di accettare la violenza come la norma in un matrimonio rispetto a quelle che provengono da famiglie non violente

Caratteristiche del carnefice

Anche in questo caso si possono riscontrare fattori che possono incrementare il rischio di divenire degli aggressori:

  • Relazioni disfunzionali nella famiglia d’origine
  • Abuso di alcol e/o sostanze stupefacenti
  • Stress cronico
  • Scarse reti di sostegno sociale
  • Disoccupazione, con scarso senso di controllo finanziario della famiglia o, al contrario, la totale dipendenza economica da parte della partner
  • Esperienze avute durante l’infanzia, come l’aver assistito a scene di violenza domestica o aver subito vessazioni fisiche e sessuali

Considerazioni finali

Possiamo riscontrare sia nei modelli della vittima che in quelli del carnefice come un ruolo importante è rivestito dalla relazione, sia con le figure di attaccamento, sia con i futuri partner. E’ utile laddove si presenti una situazione di violenza intraprendere un percorso psicoterapeutico e legale con le figure preposte e farsi aiutare ad affrontare queste difficili situazioni.

Scritto da Valeria Natalello, Psicologa –  www.valerianatanello.altervista.org