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Cos’è la famiglia?

Dare un’unica descrizione di famiglia è molto difficile, poiché c’è un’effettiva eterogeneità delle forme familiari; ma si può fare riferimento alla riflessione realizzata da Scabini (1995) su di una possibile definizione di famiglia. Secondo l’autrice la famiglia è: “quella specifica e unica organizzazione che lega e tiene insieme le differenze originarie e fondamentali dell’uomo, quella tra i generi maschile e femminile, tra le generazioni (genitori e figli) e tra le stirpi ovvero l’albero genealogico materno e paterno e che ha come obiettivo e progetto intrinseco la generatività”.

Si può dire perciò che la famiglia è innanzitutto uno spazio d’incontro delle differenze umane di base, ovvero quelle tra i sessi, tra le generazioni e le stirpi; la famiglia si fonda sulla coppia, nucleo di base che concede l’esplorazione delle differenze e delle complementarietà tra maschi e femmine permettendo poi alla prole di costruire un’identità di genere; oltre a ciò la famiglia permette anche un legame d’incontro, confronto e competizione tra le generazioni che presume uno scambio e un reciproco riconoscimento; l’incontro tra le generazioni, a sua volta, porta con sé l’interscambio tra le stirpi materna e paterna, fondate su valori, tradizioni, miti ed eredità.

La generatività della famiglia

Tutto ciò, per arrivare all’obiettivo intrinseco di ogni famiglia, la generatività, quest’ultima non riguarda solo il concetto di procreazione biologica, ma va ben oltre, giungendo a un valore più spirituale; la famiglia non si limita, infatti, a mettere al mondo i figli, ma dà loro “forma umana”. Essere padre, madre o figlio significa perciò essere in relazione a qualcun altro; un padre o una madre non esistono in sé stessi: un padre, ad esempio, esiste solo in quanto esistono i figli; un uomo è genitore se c’è un figlio che lo fa essere tale. In altre parole, si può dire che un uomo e una donna possono far nascere un figlio, ma è altrettanto vero, che è un figlio a far nascere un padre e una madre. Da questa riflessione, possiamo dedurre l’effettiva presenza di uno scambio simbolico all’interno del nucleo familiare, che prevede un dono e un debito, un donatore e un debitore.

Modelli di famiglia contemporanei

A partire dagli anni ‘70, la famiglia intraprese trasformazioni che diedero vita alla famiglia moderna; il numero dei matrimoni diminuì drasticamente e con esso anche quello delle nascite, per lasciare il posto all’aumento di separazioni e divorzi che formarono nuove forme familiari. Era l’inizio della famiglia post-moderna che rendeva più fragile l’istituzione matrimoniale. Cos’era cambiato? Tra le prime motivazioni abbiamo il periodo storico-economico in cui ci si trovava, ossia l’industrializzazione avanzata, che portava con sé il vivere in città e l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, mentre come seconda causa, c’era il declino dei valori religiosi tradizionali a vantaggio di un pluralismo ideologico, un’autonomia individuale e un’ideale romantico dell’amore. La pluralizzazione degli stili di vita, dei modelli di consumo, l’incentivazione all’autorealizzazione personale, una maggiore elasticità della suddivisione dei ruoli tra i coniugi e una maggiore autonomia economica vicendevole tra i membri, generò una variazione e riorganizzazione continua della struttura familiare che portò a una metamorfosi della famiglia contemporanea.

Tipologie di famiglia

Sono molteplici i modelli di vita familiare presenti nella società che hanno contraddistinto il XX secolo, proprio per tale motivo si può parlare di un processo di “pluralizzazione della famiglia”. Le tipologie familiari contemporanee possono essere distinte brevemente in Famiglia:

  • Allargata: composta da più generazioni, essa corrisponde alla famiglia tradizionale che però è sempre più in diminuzione. Nella stessa casa vivono i nonni con i figli sposati e i corrispondenti nipoti;
  • Estesa: più nuclei coabitano sotto lo stesso tetto;
  • Nucleare: composta dai coniugi e dai loro figli. E’ la più diffusa;
  • Con Coniugi senza Figli: composta dai soli coniugi. In tre casi è possibile questo tipo di famiglia: quando è formata da una coppia anziana, quando i figli sono andati via da casa, quando una coppia giovane è ancora senza figli, e quando una coppia non vuole o non può avere figli;
  • Di Fatto: si basa solo sull’unione civile e non sul matrimonio. La loro legittimazione si basa solo sulla convivenza;
  • Monogenitoriale: composta da un solo genitore e i figli. Le cause possono essere diverse, come il divorzio, la separazione o la morte del coniuge; la situazione dei figli in questa circostanza è molto varia, infatti, possono esserci interruzioni dei rapporti con il genitore che lascia il tetto coniugale, incontri periodici con quest’ultimo o rapporti quotidiani con un alto coinvolgimento del genitore, nonostante tutto, nella vita del figlio.
  • Ricomposta: contraddistinta dalla presenza di figli nati da una precedente unione. La caratteristica principale è che la coppia coniugale non coincide con la coppia genitoriale, i figli transitano tra due famiglie.
  • Multietnica: nata dall’unione di due individui di culture diverse;
  • Immigrata: famiglia che vive in un paese differente da quello delle proprie origini ed è contrassegnata da un adattamento alla nuova cultura;
  • Adottiva: in esse c’è la presenza di uno o più figli adottivi. Si parla di famiglia adottiva poiché l’adozione riguarda l’adattamento dell’intero sistema familiare al nuovo arrivato;
  • Coppie Omosessuali: caratterizzate dalla convivenza di due soggetti dello stesso sesso;
  • Unipersonale: comprende un singolo individuo che evidentemente non condivide il proprio tetto con nessuno, sono definiti single, ad essi aderiscono i giovani celibi, nubili, coniugi separati, divorziati e anziani vedovi.

Pertanto, secondo lo studioso Campanini, la struttura familiare nel tempo si è reinventata secondo le funzioni soggettive che ogni membro al suo interno deve svolgere; proprio per questo, lo stesso rapporto emotivo che s’instaura tra genitori e figli, rimette continuamente in gioco i ruoli paterno e materno, sia nell’ambito educativo che in quello affettivo.

 

Scritto dalla Dr.ssa Lara Ermini, Psicologa clinica e di comunità

 

Bibliografia

Donati, P. – Di Nicola, G.P. (1989). Lineamenti di sociologia della famiglia. Un approccio relazionale all’indagine sociologica. Roma: NIS.

Gambini, P. (2007). Psicologia della famiglia. La prospettiva sistemico relazionale. Milano: Franco Angeli.

Scabini, E. – Iafrate, S. (2003). Psicologia dei legami familiari. Bologna: Il Mulino.

Tejera De Meer, M. (1986). Il vecchio tabù del genitore arcigno tutore dell’ordine. Famiglia Oggi, 21.

Zanfroni, E. (2005). Educare alla paternità. Tra ruoli di vita e trasformazioni familiari. Brescia: Editrice La Scuola.