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Diversamente eterosessuali ma ugualmente innamorati

Ogni 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Questa tradizione è stata promossa dall’Unione Europea nel 2004. L’obiettivo della giornata è quello di sensibilizzare e prevenire atti di omofobia e discriminazione nei confronti di persone che hanno un orientamento omosessuale, bisessuale o sono trans. La percezione dell’omosessualità oggi sembra aver fatto grandi passi avanti, eppure l’orientamento sessuale è ancora bersaglio di polemiche e omofobia. L’affetto, l’attrazione fisica e mentale per qualcuno non dovrebbe essere caratterizzata dal pregiudizio o dal punto di vista. L’amore per definizione non può divenire oggetto di discussione né dovrebbe richiedere l’adesione, come fosse un partito, al “si” o al “no”. Spesso sentiamo parlare di “fase” o di “momento di passaggio” per riferirsi alle infatuazioni adolescenziali verso persone dello stesso sesso. Lo stesso Freud parlava di bisessualità (Marion, 2013) nella sua teoria dello sviluppo infantile, anche se annoverava tali preferenze solo fra piaceri momentanei non come stabili nel tempo.

La sessualità è un qualcosa di estremamente privato e poco discutibile, ovviamente nei limiti del consenso reciproco. L’omosessualità a volte è stata scambiata con atteggiamenti sessuali perversi, confusa con la pedofilia, oltraggiata in vari modi e non riconosciuta nella sua semplicità e spontaneità. Potremmo discutere della cultura greca o romana o parlare del rapporto stretto fra grandi personalità storiche e artistiche e omosessualità ma ciò spesso non influenza la percezione della società nei confronti della popolazione omosessuale, bisessuale e trans. Molti non riescono a proiettarsi in un mondo in cui il sesso, le relazioni e la percezione si sé può non essere monocromatica ma arcobaleno. Il simbolo dell’arcobaleno rappresenta infatti i punti di vista, le diverse prospettive, l’accettazione di ogni colore e ogni forma d’amore che concili il rispetto dell’altro con quello per se stessi.

 

Non costringere nessuno a stare male nella propria pelle: il bullismo omofobico

Il bullismo omofobico riguarda tutti gli atti di abuso e vessazione, che si fondano sull’omofobia, e che sono rivolti a persone percepite come omosessuali o atipiche nella loro sessualità e nel loro genere. L’omofobia e il rifiuto sociale possono divenire causa di malessere e psicopatologia, con vissuti di profonda ansia e disistima. Per la persona che patisce tutto questo è molto importante chiedere aiuto in tempi brevi, senza che queste sensazioni prendano il sopravvento e poi sia, nei casi più gravi, troppo tardi. Assumere un ruolo di sottomissione per la vittima, infatti, può aumentare notevolmente la predisposizione alla depressione. Ogni atto ricevuto genererà, inoltre, un circolo vizioso composto da senso di inadeguatezza, patimento e profonda vergogna anche molto tempo dopo l’aggressione subita.

Questa situazione di persecuzione interna provoca, in chi subisce soprusi come violenze verbali, fisiche e sessuali sintomi quali nervosismo, ruminazione del pensiero, incubi, insonnia, collera, condotte di evitamento e uno stato di continua ipervigilanza per la paura che l’evento possa ripetersi. Gli atti di bullismo omofobico sono percepiti dalla persona che li ha sopportati come una vera e propria minaccia per la sua incolumità, sia fisica sia psicologica, esattamente come nel Disturbo Post Traumatico da Stress. Come nel PTDS questo stato di costante stress, paura e inadeguatezza nei confronti dell’ambiente circostante disprezzante e umiliante produce gli stessi effetti di un evento calamitoso.

 

Gender Fluid e Tomboy

Oggi si parla sempre più di fluidità di genere e sessualità (Alfrey & Twine, 2017). Un esempio fra tanti è quello di L. bambino di 9 anni che indossa magliette rosa, porta i capelli lunghi e ama giocare con giocattoli tipicamente “femminili”. L. racconta che quando viene chiesto ai genitori se è maschio o femmina lui risponde “Io sono io”. Le sofferenze e i dissapori sono molti fra i compagni di classe che spesso lo canzonano per la borsa della merenda rosa ma L. sa chi è e nessuno può mettersi fra ciò che vuole e ciò che deve dimostrare di essere. Pensiamo ad L. come ad un bambino forte e sostenuto dalla famiglia ma, cosa succede quando invece non c’è questo rispetto, non c’è la presenza forte dell’amore in casa? Parlare di accettazione sembra obsoleto, non dobbiamo accettare la fluidità di genere di un figlio o di un amico come se fosse una brutta malattia, bisogna rispettare non accettare i bisogni altrui.

La domanda da porsi è “se chiedessimo a un eterosessuale di innamorarsi di una persona del suo stesso sesso ci riuscirebbe?” E se non ci riuscisse, perché dovremmo chiedere, anzi, imporre ad un omosessuale di amare qualcuno del sesso opposto, oppure ad un bisessuale di innamorarsi solo di uomini o solo di donne? Potremmo costringere un trans a essere meno trans? Come chiedere ad un cuoco di preparare una pietanza con più o meno sale. La questione gender e orientamento non è una tinta scura da rendere più chiara né un abito che si può stringere o allargare. Un altro esempio è raccontato abilmente nel film Tomboy di Céline Sciamma, la quale ha preso spunto da storie di cronaca in cui bisessuali, omosessuali e persone con disforia di genere andavano incontro a vessazioni e tentativi di suicidio a causa dell’omofobia e delle discriminazioni, per scrivere il suo copione, raccontato in venti giorni. L’attrice bambina Zoé Hérann racconta con le sue vicissitudini quanto è difficile stare male nella propria pelle e non essere accettati dalla propria famiglia.

Basterebbe avere rispetto e smettere di accettare l’altro. Piuttosto riconoscerlo per ciò che è: una persona.

 

Riferimenti Bibliografici

Alfrey, L., & Twine, F. W. (2017). Gender-Fluid Geek Girls. Gender & Society, 31(1), 28–50. https://doi.org/10.1177/0891243216680590

Buccoliero E., Maggi M., Pietrantoni L., Prati G. (2010).Il bullismo omofobico. Manuale teoricopratico per insegnanti e operatori, MI: Franco Angeli

Marion, P. (2013). I Tre Saggi e la sessualità infantile in psicoanalisi. Rivista Di Psicoanalisi, 59(2), 359–382

Rivers I. (2015). Bullismo Omofobico: conoscerlo per combatterlo, edizione italiana a cura di Lingiardi V., MI: il Saggiatore