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La figura del padre nell’Antica Grecia e Roma

L’intento è di ricostruire la storia della figura paterna che coniuga al suo interno più dimensioni, come quella biologica, psicologica, sociale e culturale. La storia della paternità ha radici molto antiche e quando pensiamo alla nostra figura di padre contemporaneo, dobbiamo sapere che è l’erede dell’autorità degli antichi patriarchi Greci e Romani. Nella Grecia antica, il potere risiedeva nella famiglia (òikos) che rappresentava l’unità di base del potere e un’organizzazione religiosa volta all’adorazione degli dèi familiari. Punto di riferimento e di grande autorità era la figura del padre che deteneva il potere decisionale sul destino familiare, su quello dei propri figli e aveva il compito di amministrare le proprietà familiari e quello di essere addetto alla venerazione degli antenati. La figura del padre incuteva timore ed era quest’ultimo ad avere l’ultima parola sulle decisioni da prendere.

Dopo l’antica Grecia, sbocciò Roma che ne proseguì le orme: differenza peculiare tra queste due civiltà fu che in Grecia l’elemento di massima importanza era l’òikos (la famiglia come nucleo), mentre nell’antica Roma tutto il potere, l’importanza e l’autorità era concentrata in un unico soggetto definito “pater familias” che nell’antica Roma aveva il diritto della “patria potestas”, cioè un diritto di possesso sui figli che era illimitato nel tempo e che non cessava neanche con la conquista della maggiore età dei ragazzi. Il padre romano aveva delle caratteristiche ben precise, infatti, doveva essere una figura forte, in grado di tramandare istruzione e doveri alla prole e all’intera famiglia ed era definito un solido pilastro sia nel pubblico sia nel privato.

Un’altra particolarità della figura paterna nell’antica Roma era che il padre romano faceva da guida e maestro dei propri figli;  in questo caso oltre alla procreazione biologica c’era di più: il padre continuava attraverso un atto di volontà, il rapporto con la progenie. La paternità romana può essere considerata come l’intreccio di due aspetti fondamentali, cioè quello del dominus (signore) e quello del pater (padre): il primo interessa l’autorità e il rispetto delle regole, il secondo riguarda il dovere della tutela e protezione paterna rispetto alla progenie.

La figura del padre nel Cristianesimo ed Età moderna

Con il Cristianesimo fu introdotta nel rapporto padre-figlio, l’attenzione per i figli, che venivano finalmente messi allo stesso livello del padre. Zoja evidenziò tale cambiamento con queste parole: “il padre non era più l’immagine esclusiva di Dio in terrà, né Dio quella del padre in cielo: le due realtà, terrestre e celeste, incorporavano la nuova uguaglianza ponendo il figlio – come valore ultimo, non certo di un colpo solo nella pratica quotidiana – sullo stesso piano del padre”. Il cristianesimo perciò, si distanziò notevolmente dalle severità patriarcali e dalla laica potenza del padre romano; si delineò così il riconoscimento della famiglia e delle sue funzioni ma, nello stesso tempo, anche la rottura dei vincoli familiari propri della tradizione patriarcale. Dal padre-padrone si passò a un padre affettuoso e misericordioso.

Con l’età moderna, il padre aveva una funzione di sostentamento e amore attivo ed era aderente anche a una funzione maggiormente pedagogica. Nell’immagine popolare, considera Ariès (1976), appaiono insieme padre, madre e figli: è questa perciò la rappresentazione di un sentimento nuovo, ovvero il sentimento della “famiglia”. Tuttavia, con l’affermarsi della società industriale, il ruolo del padre diviene spoglio nelle sue peculiari caratteristiche di autorità, protezione e partecipazione, si configurava perciò una nuova figura di padre come “provider”, cioè come fornitore di risorse economiche e ricercatore di reddito. Pertanto, il declino del padre negli ultimi due secoli è passato attraverso tre periodi di crisi: l’industrializzazione, le due guerre mondiali e come vedremo in seguito, lo sviluppo di una cultura antiautoritaria e antipaterna che riorganizzerà anche la base del rapporto uomo-donna.

Il padre nella famiglia patriarcale

Dopo questo excursus storico che ha visto come principale protagonista il padre, adesso ci concentreremo invece, sulle forme familiari sopraggiunte nel tempo, con lo scopo di evidenziarne i cambiamenti specifici. Nella società pre-industriale, il padre svolgeva una funzione primariamente istituzionale. Dal patriarca dipendevano, infatti, l’intera organizzazione della vita, la gestione della casa che era considerata luogo di produzione, l’esercizio della giustizia interna alla famiglia estesa, la decisione delle scelte matrimoniali e la vita religiosa. Il patriarcato aveva il padre come figura dominante, quest’ultimo possedeva la dimensione autoritaria e la dimostrava chiaramente anche nell’assoggettamento dei figli e della moglie al suo volere con e una discriminazione tra uomo e donna a svantaggio di quest’ultima. Il capofamiglia era guida forte e saggia che deteneva responsabilità eccellenti come quelle di educare i figli alla legge e avviarli a un mestiere. Questa tipologia familiare, non era ancora improntata sulla sfera affettiva ed educativa poiché questi valori saranno considerati protagonisti solo nell’età moderna, quando avverrà il processo di privatizzazione familiare.

Nella famiglia patriarcale la moglie era dipendente dall’uomo, che essendo molto intransigente e autoritario, la privava di ogni potere sia sociale che familiare. Il vincolo matrimoniale ne è un esempio, infatti quest’ultimo comportava doveri coniugali ben precisi, tra cui l’obbedienza totale nei confronti dello sposo, oppure anche nella sfera giuridico-legislativa dove la donna era nettamente inferiore e non veniva considerata neanche soggetto giuridico. Il rapporto tra il padre e i figli appariva abbastanza simile a quello descritto in precedenza, poiché questi ultimi erano considerati oggetti di proprietà del pater familias. Il rapporto affettivo era tra loro superficiale poiché era strettamente necessario che il padre mantenesse l’autorità e il prestigio anche ai loro occhi. Con l’avvento della società industriale e post-industriale si favorirà un tramonto progressivo del modello della famiglia patriarcale e un successivo instaurarsi di un clima più democratico all’interno della famiglia; la figura del padre padrone autoritario tenderà, per questa serie di concause, a svanire, per lasciare il posto a una figura di padre meno presente nel nucleo familiare.

Il padre nella famiglia nucleare

Il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare fu un mutamento che riguardò, oltre la struttura, anche le funzioni della famiglia. Strutturalmente la famiglia nucleare era definita tale poiché composta da una coppia adulta coniugata, con i propri figli non ancora indipendenti; all’interno di questa unità nucleare si formavano relazioni affettive più calde fra marito e moglie, genitori e figli, mutava la distribuzione del potere all’interno della famiglia e il grado di subordinazione della moglie e dei figli al marito-padre era diminuito. Per vari studiosi, la famiglia nucleare è portatrice di una rivoluzione emotiva che ha contribuito a spostare gli interessi e gli affetti all’interno del sistema familiare, accrescendoli soprattutto sull’educazione dei figli e sulla qualità della relazione coniugale.

Che conseguenze portò questa rivoluzione familiare?

  • Una minore influenza e controllo da parte della famiglia sulla scelta del coniuge, che diviene funzionale alla strategia di vita del singolo;
  • Un rapporto genitori-figli molto più stretto ed esclusivo e, conseguentemente, l’assunzione del compito della socializzazione primaria unica mente da parte dei genitori, a differenza di quanto avveniva in passato quando i figli erano spesso allevati da balie, istitutori o altri nuclei;

In questo modello familiare moderno, il padre non era più il detentore esclusivo dell’autorità, ma rischiava di essere “il grande assente” della famiglia, a causa degli impegni di lavoro crescenti che lo distanziavano spesso dai suoi compiti educativo-genitoriali.

Ciò che distingueva quindi, la famiglia nucleare dalle altre tipologie familiari è il forte sentimento di solidarietà, unità e condivisione che univa i suoi membri e li separava dal resto della società. Essi sentivano di essere legati da un rapporto emotivo privilegiato, che avevano bisogno di difendere da una possibile invasione di soggetti esterni isolandosi maggiormente rispetto al passato. Il termine famiglia denota, ora nel periodo moderno del XIX secolo, soltanto il gruppo formato da genitori e figli che risulta, quindi, contraddistinto da una forte intimità e ottemperamento, dei compiti spettanti la cura del rapporto di coppia e quello genitori-figli.

Crisi della figura paterna oggi: il padre affettivo

Alla luce del cambiamento contemporaneo la figura paterna sembra vivere un momento di “crisi” nella sua autorità tradizionale. In seguito alla crisi del sistema patriarcale siamo di fronte ad un disorientamento dell’identità maschile e a un passaggio da una famiglia asimmetrica nei ruoli, ad una paritaria, che prevede una rinegoziazione degli stessi; tale situazione è divenuta più incisiva da quando le donne sono sempre più presenti nel mondo del lavoro e gli uomini, invece, si sono avvicinati emotivamente alla dimensione familiare.

Lo studioso Charmet nota tra i nuovi genitori, due fenomeni nascenti: una paternalizzazione della madre ed una maternalizzazione del padre; non c’è più il modello Ottocentesco di padre autoritario, ma si è passati a una figura confusiva, denominata da molti studiosi, “mammo”, che instaura con i figli una presenza empatico-affettiva caratterizzata da aspetti emotivi prima che normativi, producendo una maggiore capacità di ascolto e vicinanza. Per tale motivo molti ricercatori definiscono tale situazione come “paradosso del padre”, ossia un’ambivalenza nei comportamenti maschili, che consiste nell’essere dolce e amorevole in famiglia, tanto quanto una madre.

Che ruolo dovrebbe assumere il padre oggi?

Appare necessario e produttivo mantenere  per il padre una funzione caratteristica e diversa da quella della mamma, pur prendendo parte attivamente alla triade madre/padre/bambino, giacché è stato dimostrato come il bambino interagisce con entrambi i genitori fin dal terzo mese di vita. Il rischio principale dei padri contemporanei è quello di identificarsi troppo con un modello materno, infatti, se il padre al fine di recuperare il livello affettivo con il figlio, rinuncia alla sua funzione educativa e normativa, si troverà di fronte al rischio di lasciarsi sfuggire “l’amore” che il figlio ha per lui, a causa del deluso e mancato incontro con una figura con cui scontrarsi e identificarsi. Il valore profondo della funzione paterna è legato alla capacità di facilitare la separazione e l’individuazione del figlio dalla madre, incitando alla fatica dell’indipendenza e dell’autonomia.

La crisi della paternità oggi è stabilita perciò, dal crollo dell’autorità che ha confuso l’immagine tradizionale del padre, ponendo in crisi l’antico e universale desiderio di un padre forte e buono. I padri attuali si mostrano molto materni, affettivi, empatici, disponibili e teneri nei confronti dei propri figli; non è una figura che ordina e dirige come in passato, ma è detentore di caratteristiche come il conforto, l’ascolto attivo e la comunicazione, è spesso sentimentale e protettivo come una madre e si pone in relazione con il figlio fin dai suoi primi giorni di vita. Ovviamente il passaggio da “padre padrone” assente e dispotico, ad un “padre mammo”, non ha ancora trovato un equilibrio adeguato che dovrebbe probabilmente collocarsi tra i valori di affettività, autorevolezza, empatia e normatività.

Scritto dalla Dr.ssa Lara Ermini, Psicologa clinica e di comunità

 

Bibliografia

Ambrosini, A. – Bormida, R. (1995). Lo spazio e il tempo del padre. Funzione e senso della paternità. Firenze: Edizioni Del Cerro.

Ariès, P. (1976). Padri e figli nell’Europa medioevale e moderna. Roma-Bari: Laterza.

Bertocchi, F. (2009). Sociologia della paternità. Padova: Cedam. Zoja, L. (2001). Il gesto di Ettore: preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre. Torino: Bollati Boringhieri.

Cavina, M. (2007). Il padre spodestato: l’autorità paterna dall’antichità a oggi. Roma- Bari: Laterza.

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Lynn, D. (1980). Il padre. Storia del suo ruolo dai primitivi ad oggi. Roma: Armando Armando.

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