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Viva la mamma

La festa della mamma ogni anno apre i cuori di genitrici e figli. La celebrazione di un rapporto quotidiano, che mitizza la figura materna senza se e senza ma. Dichiarazioni di amore eterno e riconoscimenti a profusione, a volte oscurano le mancanze e sopravvalutano i meriti. Non si discute l’importanza vitale della madre, però, in questo tipo di festeggiamenti, la tendenza a mitizzare certe figure può far perdere di vista la realtà sociale in cui versiamo da molti anni. La madre è fondamentale nei primi anni di vita di un neonato e il legame che si instaura tra i due è quello che formerà il tipo di attaccamento che il futuro adulto avrà con gli altri. Una presenza costante e amorevole, fornisce l’adeguata sicurezza al bambino mentre cresce. Una madre e un padre, in teoria, devono accompagnare il figlio ad uscire dalla fase egocentrica, per aprirlo al mondo e condividerlo con gli altri.

La personale esperienza, come padre, porta a fare delle considerazioni. Nelle vesti di genitori ho potuto notare come i figli crescano in un clima di continua celebrazione della madre, oltre che alla propria. Con il processo di emancipazione della donna si è stata creata una figura mitologica, che riesce a moltiplicarsi in più ruoli: madre, lavoratrice, sportiva. Socialmente, è attiva su più fronti, dal ballo serale alle riunioni scolastiche, dal comitato di quartiere alle recite in chiesa, dalla mattina al bar con le altre mamme all’accompagnare i propri figli allo sport prescelto, e consequenziali confronti con altri genitori. Ho avuto davanti agli occhi madri totalmente differenti da quelle che hanno cresciuto noi ultraquarantenni. Agguerrite, sempre pronte a perorare le cause dei figli con veemenza e senza dare la possibilità ad un costruttivo contraddittorio, e allo stesso tempo organizzare una cena e il fine settimana con gli amici, dopo la partita di campionato del figlio. Non che le madri di prima fossero meno battagliere, c’era meno livore nella disputa, senza una continua dimostrazione di rivalsa sociale. Oggi, una discussione tra madre ed insegnante finisce, come minimo, sul gruppo WhatsApp “Genitori Terza A”.

 

La mamma moderna svilisce il papà

Sempre pronte ad attaccare il vecchio sistema maschilista e patriarcale, trasmettono uno stile di vita in una modalità di continua rivalsa. Questa si accompagna all’innato istinto di protezione che tende a preservare i figli ansiosamente. Un taglio su un dito o un ginocchio sbucciato possono essere fonti di piccoli psicodrammi; ho visto mamme al parco estrarre kit di pronto soccorso davanti ad una caduta in bicicletta. Noi padri postmoderni, agiamo in un costante stato di subordinazione, cospargendoci il capo di ceneri per espiare le colpe della millenaria cultura maschilista. A differenza dei nostri padri, cerchiamo di rispondere al nuovo ruolo di genitore onnipresente, quando non siamo al lavoro svolgiamo tutte le attività casalinghe e di gestione dei nostri eredi. Sui media, assistiamo alla continua apologia della donna in tutti i suoi ruoli e di un uomo costantemente bersagliato nel suo ruolo, incasellato su vecchi schemi. E ne siamo lieti, nessuno vuole riportare la donna richiusa dentro le mura domestiche, assolutamente. Però, gli eccessi sono sempre sbagliati.

Poi andiamo ad informarci sullo stato di salute delle nuove generazioni e scopriamo che i problemi di natura psicologica insorgono sempre più precocemente. Sentiamo parlare di bambini adultizzati perché lavorano entrambe i genitori, fanno mamma e papà nei ritagli di tempo, poi restano adolescenti fino ai trent’anni, perché educati da figure di riferimento a loro volta immature Gli esperti parlano di generazioni nichiliste e gli intellettuali coniano neologismi tipo “Gli Sdraiati”, per descrivere giovani apatici, raccolti solo su se stessi, sempre più asociali, chiusi, quando va bene, in piccoli mondi a compartimenti stagni: la scuola, lo sport, il giro al centro commerciale. Seguiti con un libretto delle istruzioni in mano, ma lasciati più soli, collocati sempre in qualche attività che formi un adulto multifunzionale e pronto per primeggiare. Il genitore moderno decide la quantità di tempo libero seguendo una inquietante tabella di marcia, e buona parte viene sfruttata davanti ai videogames.

 

Non è tutto oro quello che luccica

Nel terzo millennio, quando onoriamo la festa della mamma, si dovrebbero valutare tutti i cambiamenti che questa figura ha subito, e come molti abbiano influito negativamente sui figli. Bisogna avere il coraggio di dire che la società moderna ha stravolto i ruoli dei genitori, inserendoli in un processo evolutivo che non può essere messo in discussione, altrimenti immediatamente accusati di becero maschilismo e mentalità frustrata, predicatrice di funesti ritorni al passato. I genitori, si barricano dietro una cultura fatta di maggiore informazione sul come crescere i figli, sempre alla ricerca di una risposta esterna e professionale alle problematiche dei ragazzi. Così mettiamo a tacere le nostre coscienze, agendo in nome di un’efficienza che i nostri, di genitori, si sognavano. Madri e padri, sembriamo ascoltare molto di più i figli, rispetto a quarant’anni fa, all’apparenza vogliamo coinvolgerli in modo attivo nella vita familiare, in realtà pretendiamo che seguano binari prestabiliti. Molti potranno obiettare che anche le vecchie generazioni patriarcali marcavano una rotta predefinita. Vero, ma oggi lo attuiamo in maniera più subdola: lo inculchiamo nelle teste dei nostri figli sin dal primo giorno, con un bonario sorriso sulle labbra.

Li ascoltiamo di più quando ci parlano ma lo facciamo con superficialità, credendoli a volte scontati e a volte piccoli geni. Non riusciamo a leggere le loro paure, le loro incertezze perché, in fondo, a loro non manca nulla e quindi di cosa si dovrebbero lamentare? Quando non lavoriamo, sbrighiamo le faccende di casa e tutte le altre beghe, e andiamo alla ricerca di qualche autocelebrazione. Oggi si vuole un papà che sia più madre e viceversa. Una confusione di ruoli alimentati da tutte le questioni di genere. Va bene tutto, tutti hanno ragione. La donna ha raggiunto livelli di emancipazione impensabili fino a qualche anno addietro e l’uomo ha fatto gli adeguati passi indietro, e di lato. La madre di oggi non dedica tutto il tempo al figlio come una volta. Certo il mondo del lavoro ha le sue responsabilità, non aiuta e spesso intralcia la vita di una neo mamma. Però sono complicazioni che coinvolgono anche un padre, questo viene sempre omesso, e comunque è un altro discorso. Abbiamo accettato una società che ha stravolto i ruoli, in nome di un’uguaglianza che genera confusione nei più piccoli. In virtù di tutto ciò, allora, che si inauguri al più presto la Festa Del/la Mammapapà, sintesi di una nuova figura da festeggiare.