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Organi di senso

I nostri organi di senso sono fondamentali perché è grazie a questi che conosciamo il mondo esterno. Le persone si creano una loro rappresentazione del mondo esterno, che non è detto che coincida con il mondo esterno, ma è la loro percezione. La percezione comincia dai sensi,  pertanto non devono essere sottovalutati. Quindi, anche i processi più complessi quali, memoria ed emozioni, cominciano dai sensi. Di solito, l’olfatto viene considerato un senso di un secondaria importanza, così come il gusto. Mentre tra i più considerati vi sono la vista e l’udito perché è chiaro a tutti che sono necessari per apprendere e quindi per memorizzare.

L’odore  ci consente di salvare la nostra vita e di conservare la specie. Si pensi anche ai ratti, loro decidono sulla base dell’odore se un cibo è pericoloso per la loro sopravvivenza oppure no. La cosa sorprendente è che tutto ciò viene trasferito alle generazioni successive. Anche per questo, sembra che i topicidi perdano la loro efficacia. La stessa cosa vale per gli uomini che anticamente distinguevano, sulla base dell’odore, i cibi commestibili da quelli che non lo erano. Oppure i cibi velenosi e quindi pericoli per la vita da quelli che non lo erano. Chiaro che anche gli altri sensi, aiutano a far questo,  ma l’olfatto gioca un ruolo più di rilievo in questo. Inoltre, poi è grazie anche al linguaggio che gli uomini si trasferiscono le loro esperienze e i loro vissuti. Questo è importate per apprendere e usare al meglio le esperienze altrui.

 

Anatomia e il non riconoscimento dell’odore

Il nervo olfattivo è il più antico, si forma a partire dalla settima settimana e già a due mesi il bambino sente l’odore della madre. La memoria olfattiva si attiva durante il parto. Questo, consente al bambino di riconoscere la madre dalle altre figure.

L’olfatto è l’unico senso i cui  segnali non vengono elaborati dal talamo. Infatti i segnali vengono inviati direttamente dai recettori del naso al bulbo olfattivo e quindi alle regioni del cervello olfattivo. La regione olfattiva è formata da varie aree, tra cui: la corteccia temporale piriforme e mediale, la corteccia orbitofrontale e le regioni limbiche  (Devanand D.P., 2016).  Esso si trova vicino all’ippocampo che ha un ruolo nell’elaborazione delle esperienze. Questo è alla base della formazione della memoria episodica. Devanand, nel suo studio ha dimostrato che il deficit di identificazione degli odori caratterizza le persone con Alzheimer e predice la conversione da mild cognitive impairment (MCI) ad Alzheimer  (AD).

In particolare, in un altro studio è stato dimostrato che la difficoltà nell’identificazione olfattiva è presente negli AD e nelle persone con MCI anamnestica (Park S J.,et al., 2018). Di fatti è proprio questa forma di MCI che ha più probabilità di convertirsi in AD. Oltre ai test usati per la valutazione neuropsicologica, si è usato un test di identificazione dell’odore interculturale. È emerso che punteggi più alti al MESE, ai test di memoria verbale e non verbale e ai test per valutare le funzioni esecutive erano corelati con la capacità di identificazione olfattiva ( Park S.J., et al., 2018).

I disturbi olfattivi aumentano con l’età e spesso sono presenti in anziani con demenza o con MCI. Ci sono dei cambiamenti olfattivi nelle prime fasi di disturbi neurocognitivi. Tuttavia i disturbi olfattivi sono raramente valutati nella pratica clinica e questo per la mancanza o comunque l’esiguitá di test standardizzati. Grazie alla valutazione del disturbo olfattivo si potrebbe fare una diagnosi precoce di Alzheimer o comunque di deterioramento cognitivo, anche se non vi è un totale consenso sul test da usare. Gli otorinolaringoiatri dovrebbero usare i test olfattivi negli anziani (Gros A. et al., 2017). Anche nello studio di Choi (2018), si è dimostrato che la disfunzione nel riconoscimento degli odori è associata con il deterioramento cognitivo.

 

Olfatto, memoria ed emozione

La cultura del senso comune, porta a ritenere che gli odori siano potenti stimoli per rievocare eventi che fanno parte della memoria autobiografica. Proust raccontò che l’odore della madeleine, gli fece ricordare degli eventi che caratterizzavano la sua infanzia. Nello specifico ricordò di una zia che gli offriva un pezzo di madeleine inzuppata nella bevanda che stava bevendo. Bruijn (2017) ha condotto uno studio con 170 partecipanti, a cui sono stati forniti odori ed immagini. I soggetti dovevano ricordare eventi infantili e dovevano valutare la nitidezza, i dettagli e l’intensità emotiva. È stato dimostrato che i ricordi sono più vivi, quando sono presenti odori legati all’infanzia oppure quando sono presenti sia odori che immagini legati all’infanzia. Tutto questo si spiega tenendo in considerazione che anatomicamente il sistema olfattivo è vicino sia a strutture deputate all’elaborazione di emozioni (tipo l’amigdala) sia a strutture che servono per memorizzare informazioni (tipo l’ippocampo) (Lombion S., et al.,2010). Inoltre in questo studio,  Lombion ha dimostrato che le persone alessitimiche tendono a sovrastimare l’intensità e la piacevolezza degli odori.

Gli odori possono innescare il richiamo involontario di ricordi che hanno una valenza emotiva. Di fatti proprio gli odori possono essere sfruttati in terapia per diminuire l’eccitazione emotiva. In effetti, le aree cerebrali che mediano la memoria olfattiva compresa la corteccia orbitofrontale, parti della cortaccia prefrontale mediale, l’ippocampo, l’amigdala sono implicate anche nell’apprendimento e nella memoria ma fanno parte anche del circuito neuronale coinvolto nel disturbo post traumatico da stress. La corteccia olfattiva ha anche un ruolo nell’elaborazione emotiva. Infatti gli odori potrebbero essere usati in terapia sia per usare la tecnica dell’esposizione che per stimolare il ricordo ( Danielss J.K. et al.,2016).

Anche lo studio condotto da Vermetten e colleghi (2007)ha dimostrato che i paziente con il disturbo post traumatico da stress hanno dichiarato che il disel è associato ad emozioni spiacevoli e angoscianti. Si è notato che questo porta ad un incremento dei sintomi delle persone con disturbo post traumatico da stress e nello specifico si ha un incremento dell’ansia.  L’esposizione al gasolio ha portato un aumento del flusso sanguigno nell’amigdala, nell’insula, nella corteccia prefrontale mediale e nella corteccia cingolata anteriore. Invece, si ha una riduzione del flusso sanguigno nella corteccia prefrontale laterale. Quindi anche in questo caso, si vede che sono coinvolte le strutture implicate nella memoria e nell’elaborazione olfattiva.

Conclusione

L’olfatto è un senso importante che può essere usato in vari modi anche in terapia. Tuttavia, è necessario ampliare gli studi per capirne bene le implicazioni. Comunque vale la pena ampliare le conoscenze, dato che può essere un ulteriore supporto per la diagnosi di deterioramento cognitivo oltre che un elemento utile per la terapia.

 

Scritto da Concetta Rametta, laureata in psicologia clinica, esperta in neuropsicologia clinica: età evolutiva, adulti ed anziani

 

Riferimenti bibliografici

Bruijn M.J., Bender M., Olfactory cues are more effective than visual cues in experimentally tiggering autobiographical memorie, Memory, 2017, doi: 10.1080/09658211.2017.1381744.

Choi J.S., Hur K., Chow M., Shen J., Wrobel B., Olfactory dysgunction and cognition among older adults in the United States, Into Forum Rhinol, 2018.

Danielss J.K., Vermetten E., Odor-induced recall of emotional of emotional memories in PTSD- Review and new paradigm forse research, Exp Neurol, 2016.

Devanand D P., Olfactory identification deficits, cognitive decline, and dementia in older adults. Ma J Geriatr Psychiatry, 2016. Doi: 10.1016/j.jagp.2016.08.010.

Gros A., Manera V., De March C.A., Guevara N., Köng A., Friedman L., Robert P., Golebiowski J., David R., Olfactory disturbances in ageing with and without dementia: towards new diagnostic tools, J Laryngol Otol,2017.

Lombion S., Bechetoille B., Nezelof S., Millot J.L., Odor perception in alexithymic patients, Psychiatry Res, 2010. Doi: 10.1016/j.psychres.2009.01.018.

Park S.J., Lee K.S., Kim J.S., Comparison of odor identification among amnestic and non-amnestic mila cognitive impairment, subjective cognitive decline, and early Alzheimer’s dementia, Neurol Sci, 2018. Doi: 10.1007/s10072-018-3261-1.

Rametta C. (2017). L’Alzheimer: una comune realtà. In Cabras E. & Saladino V. (a cura di). (2017). Psicotypo. Appunti di psicologia clinica. ISBN 9791220022422 Versione Ebook.