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Decisioni per tutelare i dati degli studenti

Su Ilfattoquotidiano.it troviamo la notizia del divieto di scattare la foto di fine anno dentro la scuola. A prendere una simile decisione, è la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Cervignano, Tullia Trimarchi, in provincia di Udine. In nome delle normative in fatto di privacy, una tradizione storica delle scuole italiane è stata messa al bando. Dal Friuli giunge questa novità, destinata, ancora una volta, a stravolgere le usanze per la sicurezza. Tutto in nome della privacy, quando in internet si vede girare di tutto, su quello che accade all’interno delle scuole italiane; ovviamente vanno per la maggiore i video di professori o alunni bullizzati. Per tutelare, per garantire, per proteggere, si assiste a provvedimenti che lasciano perplessi. Il divieto fa notizia, poiché non è il primo del genere. La preside della direzione didattica di Borgo San Lorenzo nel Mugello, negli scorsi mesi, ha indetto il divieto di scattare foto e di fare riprese ai minori del plesso scolastico. Per cui, va da sé, è stata vietata anche la foto di classe.

Una decisione, quest’ultima, che aveva fatto nascere più di qualche ironia nei media. Uno su tutti Massimo Gramellini, il quale ha ironizzato non poco sulla vicenda, scrivendo dell’argomento in un suo editoriale del Corriere della Sera. Tornando sulla decisione della dirigente scolastica di Cervignano, la donna si è trovata a dover affrontare le pressanti richieste dei genitori degli alunni, che hanno mostrato dissenso per le “leggi protezionistiche” della scuola. Non si può rinunciare alla foto ricordo della classe e, quindi, la dirigente ha pensato bene di dirimere la questione con un bello scatto, sì, ma fuori dalle mura scolastiche. La Trimarchi ha dichiarato: “Non l’abbiamo vietata ma regolamentata. Le foto e le riprese all’interno della scuola possono essere divulgate solo ad uso familiare ma io non posso certo controllare dove vanno a finire. Vogliamo salvaguardare la divulgazione di queste immagini: è una tutela nei riguardi dei bambini. È stata una scelta condivisa e presa dal consiglio d’istituto”.

 

La foto di classe fa parte della storia personale

Ovviamente non tutti i genitori si sono detti contrari al provvedimento, adducendo prevalentemente motivazioni affettive, altri si sono mostrati favorevoli all’iniziativa. Ma la foto ufficiale con i compagni di classe, è un ricordo prezioso della storia personale di ognuno di noi. Tullia Trimarchi, sollecitata in questo senso ha controbattuto: “La foto di classe è una consuetudine ma non serve per forza il banco per farla. Le tradizioni e le opinioni sono una cosa ma io ho il dovere di salvaguardare i dati dei ragazzi. È una precauzione: vogliamo educare alla riservatezza delle immagini che sono dei dati…”. La dirigente mette davanti la sicurezza dei dati, e una foto all’interno dell’aula potrebbe essere lesiva in questa direzione. Un diritto/dovere alla riservatezza personale e degli studenti, tanto da aver coinvolto i carabinieri e la polizia postale. Un compito che la dirigente sembra voler vivere come una missione, per educare i ragazzi e i loro genitori ad una maggiore consapevolezza sull’importanza della privacy.

Per il nuovo anno scolastico, il consiglio d’istituto ha ipotizzato il progetto di proporre la foto di classe come una forma di attività scolastica. Saranno incaricati gli alunni delle classi superiori di fare delle foto, affrontando un tema specifico, in cui verranno scattate anche delle foto di classe. Un progetto che avrà valore didattico, oltre che educativo. Fortemente contrario all’iniziativa è uno dei rappresentanti di classe della scuola, Vincenzo Squeo: “In aprile ho fatto richiesta per avere il fotografo in classe. È stata negata con la motivazione che la foto di classe non rientra nel piano dell’offerta formativa e che non si possono favorire attività all’interno dell’edificio. A quel punto il consiglio d’istituto ha indetto un bando per identificare un professionista per fare il servizio. Giovedì scorso avremmo dovuto fare la foto ma le insegnanti mi hanno detto che la dirigente non aveva dato l’autorizzazione”. Squeo ha sottolineato come il problema sulla privacy fosse risolvibile con un’autorizzazione scritta dei genitori. Poi, se gli stessi dovessero postare la foto di classe su Facebook, non è certo responsabilità della scuola.

 

Quando una norma non prevede il buon senso

Per la foto di quest’anno, madri e padri dell’istituto si sono organizzati all’interno di un parco, nelle vicinanze della scuola, e lo scatto ricordo verrà immortalato fuori l’orario delle lezioni. A dare un aiuto, ai genitori incorsi in questa vicenda, è Filomena Albano dell’Autorità Garante per l’Infanzia, che ha dichiarato come ogni Scuola può determinare le linee guida, come meglio crede, in merito alla privacy sulle attività svolte all’interno dei plessi scolastici. Per quel che riguarda la foto di classe, rientra nel campo dei bei ricordi di un ragazzo, e l’autorizzazione scritta dei genitori dovrebbe bastare a risolvere il problema. Naturalmente va ascoltata anche l’opinione dei diretti interessati, come previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la quale stabilisce specificatamente l’assoluto divieto di interferenze arbitrarie nella vita privata dei minori.

Un esercito di norme, figure istituzionali, opinioni e preoccupazioni per la tutela della privacy. La tutela dei minori passa sempre sopra un carico di ansie, scaturite dalle possibili ingerenze che determinati fatti, immagini e riprese possano finire nel tritacarne dei social. L’idea che passa è sempre quella di chiudere l’ovile quando tutte le pecore sono fuggite. Ogni adulto, con un normale percorso scolastico, conserva con affetto le foto di classe; dalle elementari alle superiori. Scatti eseguiti in ogni parte delle scuole frequentate. Scatti innocenti, che possono solo risvegliare il ricordo dei momenti più belli e significativi di un’esistenza. Oggi la tecnologia permette una divulgazione istantanea a platee immense. Un fenomeno incontrollabile e generatore di paure a volte giustificate e, come in questo caso, esagerate. Dibattere, sprecando energie e tempo, per una foto di classe, evidenzia come nell’era moderna si riesce a fare di una pagliuzza una trave.