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A ciascuno il suo cielo

 

Il cielo è come un grande libro che a volte si lascia leggere con gli occhi della propria anima. In quell’azzurro sterminato possiamo vedere i nostri desideri, i nostri sogni, o forse ricordi. Il cielo colmo di nuvole nasconde in sé i segreti inconsci che teniamo solo per noi. Le fantasie  che ci distinguono dagli altri. Dicono che la realtà sia una e uguale per tutti. Tuttavia basta guardare in alto per capire come ognuno di noi vede ciò che più brama e ciò che più ha segnato la sua vita. La nostra mente si nutre di associazioni, il nostro pensiero vive di integrazioni continue fra avvenimenti che si intersecano fra loro e che connettono il presente e il passato in un’unica lunga strada che è il nostro cammino.

In quel cielo ci sono pensieri di fortuna e di tristezza, ricordi bellissimi che appartengono all’infanzia, segreti raccontati a bassa voce all’orecchio di chi ci sta accanto e che guarda in silenzio. Ciò che si cela su quel corpo di nuvole sarà sempre indecifrabile in quanto varierà per ognuno di noi. Il nostro umore e il nostro essere diversi gli uni dagli altri renderà reale ciò che vedremo e sarà una relatà tutta diversa e a volte non decifrabile dall’altro.

 

L’istinto di sopravvivenza

Spesso ci soffermiamo a osservare una macchiolina di umidità formatasi sul vetro della nostra auto e cerchiamo di definire a cosa assomigli, sé è forse un fiore dai petali chiusi o una lettera al rovescio o un numero. A volte restiamo immobili nel guardare la formazione delle nuovole che descrive alla perfezione il corpo di un animale che conosciamo. Magari è il nostro gatto o il nostro cane, oppure è una bellissima tigre vista il giorno prima in documentario che ci ha tanto affascinato. E se ci fosse tutto questo attorno a noi cosa penseremo? Che siamo un pò stanchi forse oppure potremmo trovare interessante il nome che si dà a questa tendenza interpretativa, la pareidolia.

Questa capacità innata è un dono che ci è stato trasmesso dai nostri antenati preistorici.  Questi usavano tale attitudine in maniera del tutto istintiva nel loro quotidiano per individuare gli eventuali predatori. Dunque era una caratteristica fondamentale per la sopravvivenza.

 

Illusioni artistiche

Questo fenomeno è stato utilizzato anche da molti artisti per raccontare intere vicende attraverso le nuvole. Come racconta lo stesso Leonardo da Vinci in un trattato sulla pittura. Il famoso artista Salvador Dalì sfruttava questo fenomeno per creare opere d’arte interamente basate su questi giochi d’ illusione e associazione. Questa tipologia d’arte ci spiega anche come sia possibile che i volti di Cristo o della Madonna appaiano quasi sempre a coloro i quali credono.

Ciò che vediamo si ispira alle nostre esperienze pregresse e a ciò che siamo abituati a cercare con lo sguardo. L’interpretazione è molto personale. Se vogliamo tirare in ballo la psicologia, il test di Rorschach ha una storia che dimostra esattamente tale concetto. La possibilità di portare fuori i vissuti, le emozioni e le problematiche personali attraverso l’interpretazione di macchie d’inchiostro.

 

Le donne vedono di più

Il fenomeno della pareidolia è estremamente diffuso ed è comune a tutti noi. Tuttavia ci sono persone che vedono di più, le donne ad esempio. Il gruppo di ricerca dell’università di Milano-Bicocca ha pubblicato un lavoro sulla pareidolia. Dall’analisi di  gruppo di maschi e femmine è emerso come le donne sono più portate a vedere sembianze umane in un oggetto. Tale fenomeno è strettamente connesso alle aree cerebrali dell’affettività. Per effettuare la ricerca sono state analizzate le risposte cerebrali a quattro categorie di stimoli visivi.: volti umani, oggetti, animali, oggetti simili a volti. Da tale ricerca è emerso come il cervello femminile è più incline ad antropomorfizzare le figure rispetto a quello maschile.

Nello specifico dell’identificazione di volti umani si attivano specifiche aree cerebrali e gruppi di neuroni. Il tempo di latenza è più immediato se il cervello deve processare volti umani, quando sono oggetti riconducibili a facce è intermedio mentre se lo stimolo è neutro il processo è più lento. Quando l’informazione passa dalla parte posteriore del cervello all’encefalo i tempi di reazione sono nettamente divergenti fra maschi e femmine. Infatti le donne presentano i medesimi tempi di latenza per le facce e per gli oggetti simili a volti.

 

Cervello sociale e pareidolia

Le donne attivano il cervello sociale, ossia la componente che ci permette di relazionarci con gli altri. Insieme al giro temporale superiore e alla corteccia orbito-frontale e cingolata connesse all’emozione suscitata da ciò che si vede. Mentre gli uomini affibbiano agli oggetti simili a facce la sola valenza di oggetti, non mostrando tale attivazione. Il cervello sociale attribuisce dunque un’anima anche agli oggetti che diventano veri e propri volti. Dunque la pareidolia è sicuramente un istinto, un dono che viene da lontano e che ci ricorda chi siamo, una realtà che prende forma e ci emoziona.

 

 

Riferimenti bibliografici

Proverbio Mado, A. (2016). Sex differences in social cognition: The case of face processing. Journal of Neuroscience Research, 95. 222–234. DOI: 10.1002/jnr.23817.

Proverbio Mado, A., Riva, F., Zani, A. & Martin, E. (2011). Is It a Baby? Perceived Age Affects Brain Processing of Faces Differently in Women and Men. Journal of Cognitive Neuroscience 23 (11). 3197-3208. https://doi.org/10.1162/jocn_a_00041.

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.