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Attualità

Quello strano e vertiginoso aumento nelle diagnosi DSA

23 Aprile 2018No Comments

DSA: il Miur evidenzia il vertiginoso aumento in un anno

Nell’anno scolastico 2015/16 i casi certificati di Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono risultati essere centottantasettemila, pari al 2,1% degli studenti. Esattamente un anno dopo, il numero di DSA è passato a duecentocinquantaquattromila, ossia il 2,9% degli alunni. Un aumento di disculcalici, disgrafici, dislessici, nelle scuole di tutta Italia, che lascia qualche perplessità, come evidenzia il pedagogista Daniele Novara intervistato da ilfattoquotidiano.it.

Una nuova norma responsabilizza maggiormente la scuola

Nel 2010 il numero degli alunni cui era certificato il DSA raggiungeva solo lo 0,7% del totale. Il Ministero dell’Istruzione ha evidenziato l’aumento, giustificandolo con l’introduzione della legge 170 del 2010 per l’appunto. E da allora l’istituzione scolastica è stata investita da una maggiore responsabilità in questa direzione e ha formato i docenti per avere più strumenti nell’individuare casi sospetti. Il Miur ha suddiviso il problema anche tra i diversi ordini scolastici. Nella scuola primaria, il numero di alunni con DSA nel 2010/11 risultavano lo 0,8% per arrivare all’1,9% dell’ultimo rilevamento; nella scuola secondaria di primo grado si è passati dallo 1,6% al 5,4%; nella scuola secondaria di secondo grado, dallo 0,6% al 4%. Sono diminuiti, invece, i casi sospetti in età prescolare. Molto probabilmente per via di una maggiore prudenza nella segnalazione di casi sospetti.

Confusione tra difficoltà di apprendimento e disturbo conclamato

In disaccordo, con questa fotografia sullo stato di salute degli alunni, troviamo il pedagogista Daniele Novara, il quale ha anche scritto un libro di denuncia nei confronti di questa tematica: “Non è colpa dei bambini”. Novara ha dichiarato che questi dati sono il frutto di false diagnosi; il disturbo specifico dell’apprendimento viene usato come alibi rispetto ad una difficoltà di apprendimento. Per il pedagogista dietro a questo boom di diagnosi certificate si cela un business: dare un’etichetta ai bambini per investire in una terapia anziché nell’educazione, sia da parte dei genitori che della scuola. In un’altra intervista, su repubblica.it, evidenzia come le diagnosi in Italia siano aumentate in modo sproporzionato e non in linea con le statistiche internazionali. Ribadisce che nelle scuole vede in atto una sostituzione della psichiatria all’educazione: “È diventato perversamente più facile definire malato un bambino che impegnarsi a educarlo in maniera corretta. Confondere un bambino molto vivace con un bambino affetto da Disturbo della condotta o da ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività).

Certificazioni che mortificano?

Novara, nel suo libro, dichiara come sia fondamentale fare chiarezza sulle notevoli differenze che un bambino, o un ragazzo, può incontrare a causa dell’immaturità nel suo percorso di crescita e la certificazione di una patologia. E tra le due ipotesi, secondo Novara, nel dubbio si preferisce certificare un DSA, come a non voler correre il rischio di lasciare i genitori senza una risposta. Il pedagogista dichiara che c’è il bisogno di una scuola diversa, un aggiornamento degli stili educativi dei genitori, del rispetto delle tempistiche d’apprendimento degli alunni. Il rischio più grave che si corre, altrimenti, è quello che la certificazione di un disturbo vada a intaccare seriamente l’autostima dei bambini e dei ragazzi, che rischiano di vedere come una mortificazione la diagnosi a loro attribuita. C’è la forte probabilità di innescare un processo che parte dal bambino che non si sentirà più aiutato ma etichettato, meno sereno e quindi disattiva le proprie risorse.

I bambini hanno il cervello plastico

Un eventuale disinnesco delle risorse è dannoso, poiché i bambini hanno il cervello plastico, con una spiccata capacità a colmare le carenze,compensarle con strategie alternative. Una diagnosi di DSA potrebbe inquinare questa grande dote e, sempre secondo Novara, le mosse giuste sono da fare all’interno del metodo educativo. Porta l’esempio di un bambino di tre anni: deve fare dei pisolini durante la giornata e dormire per più di otto ore a notte, per un totale di circa dodici ore di sonno. Non bisogna credere che un bambino dorma in maniera soggettiva, le ore di sonno sono indispensabili a quell’età, altrimenti potrebbe manifestare dei problemi. Un altro esempio riportato è quello del bambino che dorme nel lettone al posto del genitore separato, in futuro potrebbe sviluppare un blocco emotivo.

Non sempre una diagnosi risolve il problema

La personale esperienza di chi sta scrivendo quest’articolo conferma i dubbi di Novara. Uno dei miei figli è risultato disculcalico; certificazione avvenuta in quarta elementare. Una volta alle medie alcuni docenti hanno avanzato dei dubbi in merito a questa diagnosi, ma la rispettavano, poiché quando il ragazzo era interrogato e nei compiti scritti non evidenziava gli errori tipici commessi da chi registra questo tipo di DSA. Mio figlio ha sempre affrontato con disappunto il problema, soprattutto nella settimana in cui abbiamo affrontato tutti i test, e gli incontri con gli specialisti, per verificare la presenza del disturbo. Ovviamente abbiamo agito su segnalazione delle insegnanti. Lui si è sempre sentito trattato come uno stupido, nonostante tutte le rassicurazioni che gli sono state fatte. La certificazione ha comportato una facilitazione nel giudizio e nello svolgimento dei compiti da parte delle maestre prima e dei professori poi. Non nascondo che la diagnosi ha permesso a noi genitori di dare delle risposte immediate alle lacune didattiche di nostro figlio.

Non sono un professionista, quindi mi attengo al responso dei professionisti, ma qualche dubbio in merito alla vicenda l’ho sempre nutrito. Per me i suoi errori di calcolo erano legati più ad una eccessiva predisposizione a fare più cose insieme, e quindi non dedicando la giusta concentrazione al compito assegnato. Atteggiamento mai adeguatamente gestito, probabilmente per sottovalutazione, che lo ha portato a quel tipo di deficit. Oggi va molto meglio, per fortuna, ma quella certificazione mi ha lasciato perplesso e non perché sia un genitore che vuole negare le difficoltà del figlio. Probabilmente ho commesso degli errori nell’educazione e non ne ho avuto coscienza. Insomma, rispetto a tutti i dati che il Miur ha fornito e rispetto anche alla diagnosi di DSA riscontrata in mio figlio, è lecito porsi i dubbi lanciati dal dottor Novara e indagare sul personale metodo educativo.