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Il mondo (web) delle nuove droghe

Da quando il rapper Achille Lauro è salito sul palco dell’Ariston di Sanremo e ha intonato la sua “Rolls Royce”, si è aperto il sipario su un fenomeno apparentemente sconosciuto, ma che in realtà vede le sue origini negli anni Novanta: le nuove droghe. Queste sostanze illegali ed altamente pericolose si sono diffuse, purtroppo, largamente attraverso il dark web e spesso provocano effetti disastrosi e/o mortali, basti pensare che in Inghilterra ed in Galles sono morte circa 226 persone in quattro anni. Uno studio ha analizzato il ruolo dei siti delle darknet nella geografia della distribuzione della droga: le piattaforme si concentrano prevalentemente in cinque Paesi europei ed i venditori virtuali sono per lo più maschi e giovani, situati geograficamente vicino ai consumatori, in grado di raggiungere anche quelli situati e dislocati nelle zone più lontane (Baravalle et al., 2016).Esistono dei veri e propri e-commerce nascosti, chiamati “Black Market”, dove si vendono in maniera sistematica, generi illegali. Dalla Cannabis alla marijuana, per arrivare alle droghe pesanti come ecstasy, eroina e cocaina.

Negli ultimi anni l’ecstasy si è sempre più diffusa in Italia, soprattutto nella fascia di età che va dai 15 ai 25 anni, fra i ragazzi che frequentano discoteche, rave e luoghi di aggregazione dove si ricerca lo sballo. Perché questa sostanza ha così “successo” fra i giovani? Perché consente a chi la assume di vivere l’effetto soggettivo della sostanza, pur continuando a stare in compagnia o svolgendo altre funzioni senza che altri si accorgano dello stato d’intossicazione. Le molecole più note sono MDMA (“Ecstasy”), MDEA (“Eve”), MDA (“Love Drug”) e MBDM (“TNT”). Vengono chiamate “designer drugs” o “droghe progettate”: quando lo Stato proibisce una determinata molecola, sul mercato compare subito un’altra a sostituirla. E fintanto che l’Autorità non interverrà per proibire anche quella, chi la fabbrica, la mette in circolazione e la spaccia non potrà essere punito per violazione della legge sugli stupefacenti.La qualità delle droghe progettate è quasi sempre pessima, perché vengono fabbricate in laboratori clandestini e, per questo, è impossibile capire cosa ci sia al loro interno, oltre al fatto che vi è una totale assenza di conoscenza rispetto alle molecole manipolate e, di conseguenza, sui loro effetti.

Marchi importanti…ma la moda non c’entra!

Tra buste di coca col logo del Real Madrid, pillole a forma di loghi automobilistici e bustine col nome di personaggi dei cartoni o di festival musicali, la tendenza alla “brandizzazione” delle droghe sembra essersi affermata da tempo, senza conoscere crisi — come certificato anche dal Drug Market Report del 2016, redatto dallo European Monitoring Centre for Drugs and Drugs Addiction (EMCDDA). Già ai primi anni Novanta si può far risalire il commercio di ecstasy con nomi di brand di moda. Ma perché questa associazione? Prima di tutto perché il nome rende la sostanza identificabile e, oltre a ciò, ne definisce la qualità e/o la purezza. Inoltre, l’idea – uguale a qualsiasi altro processo di branding – è che il consumatore possa associare un determinato simbolo a un’esperienza positiva, così da poterla identificare meglio e raccomandare, anche su internet: la rete stessa viene usata in modo più efficiente per pubblicizzare – per esempio – un certo tipo di MDMA.

Fra le tante sostanze con nomi di marchi famosi, citiamo la “Mitsubishi”, una delle prime sostanze comparse attorno al 1997, diventata presto leggendaria al punto che in breve tempo i produttori hanno cominciato a fabbricare quantità ingenti di pasticche con il logo della Mitsubishi per sfruttarne il successo.Ma anche di Audi, Bugatti, Maybach, Mercedes, AMG, Toyota, Porsche, Honda, Maserati o Volkswagen, fino alla più terribile Rolls Royce, la famosa pasticca rosa. Di quest’ultima sono state individuate circa 28 varianti, ognuna con le sue, micidiali caratteristiche. Tra queste l’elevata percentuale di Mdma, che può provocare un surriscaldamento del corpo potenzialmente letale per chi la assume. C’è anche l’ecstasy Formula 1 e, per divagare in tema di due ruote, non mancano neanche Piaggio e KTM. Tra le pillole di MDMA “brandizzate” ci sono anche Facebook, Chanel, Coca-Cola, Louis Vuitton, Lego, Rolex, Nespresso, Moncler, Red Bull, Dom Perignon o Warner Brothers per fare solo qualche esempio (Zajácz, 2017).

I consumatori sono davvero consapevoli degli effetti?

Le sensazioni che spingono soprattutto i giovani a ricorrere a queste droghe sono legate all’aumento dell’energia, alla resistenza agli sforzi e alla fatica, all’aumentata capacità di percepire gli stimoli esterni e all’incremento dell’euforia. Per ottenere questi effimeri effetti “benefici”, però, il consumatore deve fare i conti con numerose ripercussioni sul piano fisico e mentale, a volte senza possibilità di ritorno alla salute. Tra gli effetti a breve termine sono stati riscontrati vasocostrizione con aumento della pressione arteriosa e del battito cardiaco, alterazione della vigilanza e del ritmo sonno/veglia con insonnia, disidratazione, aumento della temperatura corporea, contrazioni muscolari involontarie e riduzione della coordinazione motoria, abolizione della fame. A questo possono aggiungersi danni epatici, ma anche psicosi paranoide, collasso cardiocircolatorio, emorragia cerebrale ed infarto. Con dosi elevate, soprattutto in ambienti caldi e affollati come le discoteche, si può arrivare all’ipertermia maligna con febbre oltre i 42 gradi, che può determinare il decesso.

Oltre agli effetti fisici, le conseguenze sul piano psicologico ricoprono una elevata importanza. Infatti, anche una sola assunzione di ecstasy può portare a gravi conseguenze psichiche e comportamentali. Lo stato di euforia e di e socievolezza artificiale che si riscontra in seguito ad assunzione di ecstasy è seguito da una facilità alla disforia, al malumore, all’ostilità con protratte alterazioni della personalità. Questi effetti possono sfociare anche in un disturbo conclamato come la Depressione con pensieri ed istinti suicidari e paranoici oppure all’Anoressia mentale a causa di una indotta inappetenza. Tali conseguenze possono essere permanenti ed invalidare la vita mentale e fisica del soggetto anche a seguito dell’interruzione dell’assunzione della sostanza (Roberts et al., 2016).

In conclusione, credo sia giusto non minimizzare e sminuire il problema oppure far passare in modo “inconsapevole” messaggi potenzialmente rischiosi per il pubblico giovanile come avvenuto per il cantante Achille Lauro. Come ha sottolineato don Antonio Mazzi, che da sempre è in prima linea nell’aiutare i tossicodipendenti, “la fascia di età più a rischio, in questo momento, è quella che va dai 10 ai 14 anni. Sono loro i destinatari di questi messaggi. E questo è preoccupante”.

Riferimenti bibliografici

Baravalle A., Sanchez Lopez M., Sin Wee Lee (2016). Mining the Dark Web: Drugs and Fake Ids. In Data Mining Workshops (ICDMW), 2016 IEEE 16th International Conference on. IEEE, 350–356.

Roberts C. A., Jones A., Montgomery C. (2016). Meta-analysis of molecular imaging of serotonin transporters in ecstasy/polydrug users. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 63, 158-167.

United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) (2017). World Drug Report 2017. United Nations Publication. New York, NY.

Zajácz R. (2017). Silk Road: The market beyond the reach of the state. The Information Society33, 1 (2017), 23–34.

http://www.emcdda.europa.eu/system/files/publications/2373/TD0216072ENN.PDF(13-02-2019)

https://www.vice.com/it/article/d3qvyz/droghe-griffate-loghi-moda-auto(13-02-2019)

https://www.drugabuse.gov/publications/drugfacts/mdma-ecstasymolly(13-03-2019)