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Campagna o città?

Questa è una domanda che molte persone, in un determinato momento della loro vita, si pongono: se sia meglio vivere in campagna, a stretto contatto con la natura, nutrendosi grazie al proprio orto, oppure se vivere in città, circondati di palazzi ed edifici.

E’ ben noto che chi abita in città gode di numerosi vantaggi: ci sono più possibilità lavorative, maggiori collegamenti, maggiori possibilità di socialità.

La vita in città presenta numerosi fattori positivi, contornati però da altrettanti negativi: la qualità pessima dell’aria impregnata di smog, la vita frenetica, che richiede tanta pazienza ma soprattutto tanta concentrazione.

La vita di campagna, invece, è altro: si vive appieno la natura (verde e animali), si respira l’aria vera, pulita. Si entra in contatto con la propria terra, avendo anche la possibilità di coltivare e usufruire dei propri ortaggi e verdure.

Tuttavia, vivere in città può essere fortemente stressante, di fatto diversi studi hanno dimostrato che problemi di salute mentale come la schizofrenia, la depressione, e l’ansia sono più comuni in chi vive in città.

Grazie a queste indicazioni, alcuni ricercatori tedeschi hanno studiato le differenze tra chi vive in città e chi vive in campagna nel modo in cui il cervello reagisce allo stress.

Ricerca e risultati

Lo psichiatra Andreas Meyer-Lindernberg e la sua equipe hanno eseguito la ricerca su un gruppo di 32 persone, provenienti sia dalla città che dalla campagna.

Durante l’esperimento, i partecipanti dovevano cimentarsi in diverse prove che li esponevano a condizioni di stress psicologico.

In particolare, dovevano risolvere problemi aritmetici impegnativi mentre erano distesi sul lettino dello scanner della risonanza magnetica funzionale (fMRI).

Nel frattempo, il responsabile dello studio cercava, attraverso le cuffie, di metterli sotto pressione con aspre critiche.

Come si era previsto, durante l’esperimento in tutti i soggetti aumentavano i livelli fisiologici come battito cardiaco, pressione del sangue, livello dell’ormone cortisolo.

Fondamentale, però, è stata una scoperta: l’amigdala – centro della paura nel sistema limbico – era tanto più attiva quanto grande era la residenza dell’individuo.

Di conseguenza, gli individui provenienti dalla città presentavano un’amigdala molto più attiva rispetto ai soggetti che vivevano in un paese.

La scoperta fu tra le migliori: si è capito che è proprio questo circuito cerebrale disturbato ad essere correlato con maggior rischio genetico per alcune malattie mentali. L’amigdala, quindi, sembra appartenere ai sospettati di diversi disturbi che sono di origine sociale.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature sembra, quindi, confermare alcuni dati: le persone che vivono in città hanno il 20% in più di possibilità di soffrire di attacchi d’ansia. La percentuale arriva al 40%, se si parla di disturbi come la depressione.

La ricerca è stata replicata anche su alcuni individui che hanno vissuto in città durante la loro infanzia; loro sembravano aver un’attività particolarmente maggiore nella corteccia cingolata anteriore.

I risultati hanno reso ben evidente che la differenza tra chi vive in città e chi vive in campagna si evince non solo osservando i differenti stili di vita, ma addirittura anche a livello cerebrale.

Come si vive in città? E in campagna?

La vita in città è totalmente diversa da quella della campagna.

Per prima cosa, dire città equivale a dire caos. Non è solo una considerazione negative però: la vita nella metropoli è infatti tutt’altro che noiosa poiché ogni volta si ha la possibilità di fare qualcosa di nuovo: andare in un nuovo ristorante, una nuova festa in piazza, un partita a bowling in una grande sala giochi.

E’ proprio questo il grande vantaggio della città, ossia avere la possibilità di fare qualsiasi cosa ci venga in mente di fare, poiché tutto sarà disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte.

In città si ha anche il grande vantaggio di spostarsi con i mezzi pubblici, cosa che se si abita in città non è possibile.

Purtroppo, non è tutto oro quel che luccica: la vita delle grandi metropoli è una vita molto frenetica che richiede alti ritmi giornali, continua attenzione e continuo allarmismo. Questo, ovviamente, è una grande fonte di stress per il soggetto che ci vive, poiché ogni giorno è sottoposto a continui episodi di stress e di frustrazione.

Di grande rilevanza è anche l’inquinamento: in città i livelli di smog nel suolo, nell’aria, a livello acustico e idrico è di livelli molto più alti e allarmanti rispetto a quelli della campagna.

E’ ben noto però, che non tutti sono pronti ad affrontare la vita di campagna perché, seppur piacevole e rilassante, grazie al continuo contatto con la natura e con l’aria non inquinata, comporta alcune rinunce, come il fatto di avere a disposizione edifici che offrono funzionalità limitate, e non avere lo stesso flusso di mezzi cittadino che permettano lo spostamento da una cittadina all’altra.

La scelta, in entrambi i casi, comporta a dei sacrifici; molto dipende anche dalle proprie origini, per cui risulta sempre molto difficile migrare dal caos della città, al silenzio della campagna, e viceversa.

Tutto sta nelle capacità di adattamento della persona, e quanto si è propensi a cambiare radicalmente il proprio stile di vita.

Scritto con la gentile collaborazione di Veronica Pacifici, studentessa in Scienze e Tecniche Psicologiche

 

Bibliografia

Meyer-Lindenberg A. Neural Mechanisms of a Genome-Wide Supported Psychosis Variant (2009). England: Nature

Miller G., The Mental Hazards of City Living (2011). England: Nature