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Il Mild Cognitive Impairment (MCI)

Il concetto di Mild Cognitive Impairment è nato per indicare e descrivere la fase tra invecchiamento fisiologico, ossia il normale invecchiamento, e invecchiamento patologico, ossia quello che è definito demenza. Questo disturbo, di solito, coinvolge una popolazione di soggetti che hanno un’età pari o superiore a 65 anni. Essi non subiscono una compromissione nella loro funzionalità quotidiana e quindi mantengono la loro indipendenza, tuttavia presentano un deficit cognitivo subclinico che li espone a un ipotetico rischio di sviluppare demenza. Questo rischio è ipotetico perché ogni persona ha una propria storia e non si può essere certi dell’evoluzione di tale patologia che potrebbe rimanere invariata nel tempo, evolversi in demenza o nei casi più favorevoli potrebbe regredire.

La nascita dell’MCI

Il termine nacque nel 1999 con il gruppo della Mayo Clinic. Il loro studio fu condotto su soggetti in fase di invecchiamento che lamentavano direttamente o indirettamente, attraverso un familiare o il loro medico, dei problemi rispetto alle loro funzioni cognitive. Dopo che, attraverso una completa valutazione amnestica, neuropsicologica, strumentale e laboratoristica, erano esclusi problemi di memoria anche se di lieve entità o demenze definite reversibili, era possibile formulare la diagnosi di MCI. Per poter formulare la diagnosi di MCI deve esserci una compromissione cognitiva anche se lieve che deve riguardare almeno una sola area cognitiva, che di solito è la memoria. Quindi ai test, il loro punteggio non è patologico ma rimane comunque inferiore rispetto alle persone di pari età e scolarità.

Le diverse forme di Mild Cognitive Impairment

I pazienti affetti da Mild Cognitive Impairment sono affetti da almeno un deficit cognitivo subclinico, di solito presentano problemi di memoria, anche se non sempre e così. Di fatti, la compromissione potrebbe riguardare diverse funzioni cognitive quali la memoria, il linguaggio, le abilità visuo-spaziali, le funzioni esecutive, le capacità di ragionamento.

Con lo scorrere del tempo si è compreso che esistono tipi diversi di Mild Cognitive Impairment che assumono nomi diversi e che presentano delle caratteristiche diverse, poiché sono le compromissioni cognitive ad essere diverse:

➢ Amnestic  MCI single domain ( a-MCI single domain): è la forma di MCI singolo dominio mnesico, in cui viene coivolta solo la memoria.

➢ Amnestic MCI multiple domain (a-MCI multiple domain): in questa forma di MCI oltre ad esserci una compromissione della memoria vi è anche almeno la compromissione in un altro dominio cognitivo;

➢ Non amnestic MCI single domain (non a-MCI  single domain): qui vi è la compromissione di un solo dominio cognitivo diverso dalla memoria;

➢ Non amnestic MCI multiple domain ( non a-MCI multiple domain): in questo caso invece vi è la compromissione di due o più domini cognitivi, escludendo la memoria.

Tuttavia, è fondamentale fare una buona valutazione per capire quali funzioni cognitive sono compromesse e quindi individuare quale forma di MCI è presente. Questo è fondamentale, per capire come si può evolvere e quindi in quale forma di demenza potrebbe essere convertito, chiaramente come ho già detto potrebbe anche rimanere MCI o addirittura regredire. L’a-MCI single domain è più probabile che evolva verso la malattia di Alzheimer, mentre le altre forme di MCI evolvono  più probabilmente in altre forme di demenza.

I fattori di rischio

I principali fattori di rischio che sono presenti nella patologia di Alzheimer sono presenti anche nel MCI: tra questi vi è la presenza di malattie vascolari, in pariticolare si è visto che la pressione sanguigna basale elevata e il colesterolo potrebbero rappresentare due fattori di rischio per la compromissione cognitiva dell’anziano. Inoltre i microsanguinamenti nelle strutture cortico-sottocorticali rilevate sia in pazienti affetti da Alzheimer che in pazienti affetti da MCI hanno confermato l’assunto che vi sono delle patologie vascolari nelle sindromi neurodegenerative. Un altro parametro da controllare è la presenza dell’apoliproteina E, se questa viene rilevata in pazienti affetti da MCI che presentano anche dei deficit di memoria è più probabile che l’MCI si converta in Alzheimer.  Inoltre si è visto che i soggetti affetti da MCI rispetto ai soggetti sani di pari età hanno una ridotta connettività nell’ippocampo di destra.

I fattori di protezione

Un fattore protettivo è lo svolgimento dell’attività fisica che oltre ad essere un fattore preventivo, sembra migliorare le capacità mnesiche nei soggetti già affetti da MCI. L’attività fisica incrementa anche l’attenzione selettiva . Oltre a ciò, anche l’alimentazione sembra giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione dell’insorgenza di tali patologie, di fatti la dieta mediterranea sembra la più adatta per fare ciò. Quest’alimentazione è molto varia ed equilibrata, è presente anche il consumo dell’olio di oliva, nelle adeguate quantità, che insieme alla frutta secca previene la formazione dei radicali liberi, presenti nelle degenerazioni cognitive. Un altro elemento che si dovrebbe tenere sotto controllo è il colesterolo, che se è mantenuto a bassi livelli può influire positivamente sulle funzioni cognitive, migliorandole. Un altro fattore protettivo è la scolarità che non deve essere intesa solo come anni di scolarità, ma anche come il tempo che si è dedicato a compiti cognitivi, quali ad esempio la lettura, più tempo si è dedicato e si continua a dedicare a queste attività più è probabile contrastare tali patologie.

Scritto da Concetta Rametta, laureata in psicologia clinica, esperta in neuropsicologia clinica: età evolutiva, adulti ed anziani

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