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Criminologia familiare

L’omicidio è fra i comportamenti umani che genera maggior ripudio. La criminologia che studia le relazioni familiari ci dice che la percentuale maggiore di delitti viene perpetuata proprio all’interno del nucleo familiare.

La famiglia con il 35,3% delle vittime, si aggiudica il primato tra gli ambiti in cui matura l’omicidio. A seguito vediamo le vittime della criminalità comune e della criminalità organizzata. Sono sicuramente dati sconcertanti che ci mostrano un volto oscuro dei rapporti familiari che spesso assumono connotati tragici. Le motivazioni dell’omicidio familiare, di coppia, di persone care non è insolito poiché le relazioni complesse comportano anche un maggior investimento a livello psicologico e affettivo e questo porta anche a vivere i conflitti e di conseguenza a reagire agli stessi con minor controllo e minor distacco rispetto ai rapporti meno intimi.

Ovviamente ciò non significa che i contesti relazionali siano contesti a rischio ma, unicamente che le probabilità che lo diventino sono maggiori per la tipologia di relazione che intercorre. La linea divisoria fra vittima e carnefice è molto sottile. Tra i moventi di omicidio di persone care emerge anche il disagio della stessa vittima spesso sofferente o portatrice del sintomo della famiglia (Minuchin, 2009). La scelta dell’arma non è casuale, il 46,2% degli omicidi avviene tramite l’utilizzo di un’arma da fuoco e il 19,2% tramite armi da taglio. Da una parte possiamo vedere la scelta di un’arma che permette di mantenere le distanze, di non pensare a ciò che si sta facendo, di deresponsabilizzarsi circa l’atto che si mette in atto, mentre dall’altra vediamo una forte presa di coscienza atta a stabilire e confermare un contatto con la vittima.

 

Omicidio per amore ?

Si parla di omicidio per denaro, omicidio passionale, omicidio per gelosia, per invidia, per odio, per motivazioni ideologiche e religiose. Gli omicidi per “amore” non potrebbero esistere ma in realtà c’è una componente d’amore, seppur travisato nel suo esatto opposto che si nutre della disperazione dei padri e delle madri, degli amanti che si trovano in situazioni estreme.

Un omicidio che assume altre forme e altre motivazioni difficili da afferrare, l’omicidio per proteggere qualcuno che amiamo, ne abbiamo diversi esempi in letteratura e nel cinema (Shute, 1957). Questa è la tematica affrontata dall’artista norvegese Aurora Aksnes in “Murder Song”, un testo che fa riflettere sulla complessità e sulle sfumature degli atti più brutali.

 

Murder Song

Un lento conto alla rovescia che racconta la storia di un omicidio. Conti con le dita gli ultimi istanti della tua vita e ad occhi chiusi lasci che avvenga ciò che deve avvenire, perché sai che in fondo non c’è cattiveria in quel gesto ma amore, l’amore di chi sa che non potrà proteggerti dalle bruttezze del mondo.

L’amore di un padre, di un amante, di un fratello, di una sorella, di una madre.

Può trasformarsi questo amore in un atto estremo, la voglia di proteggere chi amiamo a volte può scatenare un senso di possesso che maschera in realtà il terrore della perdita ed è lì che si consuma l’omicidio, il bisogno di avere la certezza che chi amiamo è al sicuro. Al sicuro dall’incertezza.

Murder Song o “La canzone dell’omicidio” è una canzone dell’artista norvegese Aurora Aksnes, la quale afferma essere una canzone che in realtà parla d’amore. Questa storia non è poi tanto distante da ciò che conosciamo e dalla quotidianità della cronaca, seppur raccontata da un canto delicato.

5, 4, 3, 2, 1
5, 4, 3, 2, 1

Lui tiene la pistola puntata contro la mia testa
Chiudo gli occhi e “bang”…Sono morta
Lo so che lui sa che mi ha ucciso per pietà

E con questo me ne vado

Mi tiene il corpo nelle sue braccia
Lui non voleva farmi del male
E mi tiene stretta

Oh, lui l’ha fatto per risparmiarmi dalle terribili
cose della vita che mi aspettavano
E lui piange e piange
Lo so che lui sa che mi ha ucciso per pietà

5, 4, 3, 2, 1
5, 4, 3, 2, 1

La pistola è sparita
E così anche io
E così me ne vado

 Murder Song- Aurora Aksnes

 

Riferimenti bibliografici

‪Salvador Minuchin‪, Michael P. Nichols, Wai-Yung Lee. (2009). Famiglia: un’avventura da condividere. Valutazione familiare e terapia sistemica.Bollati Boringhieri: Milano.

Nevil Shute (1957). L’ultima spiaggia. Sugar Editore.

http://deiconsigli.blogspot.it/2016/03/aurora-murder-song-5-4-3-2-1-testo-e.html

Marco Strano (2003). Manuale di criminologia clinica. SEE: Firenze.

 

 

Valeria Saladino - Fondatore di Psicotypo

Psicologo clinico, psicoterapia ad approccio breve strategico, specializzato in scienze criminologiche, forensi e psicologia giuridica. Fondatore e Presidente di “Psicotypo Associazione per l’Informazione e l’Aggiornamento in Psicologia”. Dottore di ricerca e psicologo esperto ex articolo 80 presso la Casa Circondariale di Cassino. Studiosa della psicologia della devianza, in particolare del fenomeno dell’istituzionalizzazione e delle dinamiche psicologiche che costituiscono quest’ultimo, ha partecipato e coordinato interventi di valutazione e trattamento all’interno degli Istituti Penitenziari. Si è occupata inoltre di nuove dipendenze, gestendo il Behavioral Addictions Research Team, Centro di ricerca sulle dipendenze comportamentali. Oltre alla ricerca svolge attività di tutoring e consulenza per chi è interessato al settore della ricerca e alla costruzione di elaborati di tesi a carattere sperimentale.