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Sei mai stato perseguitato da una donna? Stalking al femminile

I telegiornali, il web, le radio, i mass-media in genere ci bombardano quotidianamente di notizie relative ad atti di violenza più o meno diretti e fisici agiti principalmente da uomini nei riguardi del genere femminile. Il nostro immaginario risulta pervaso da rappresentazioni di molestie e abusi di vario genere i cui protagonisti pare abbiano sempre le stesse caratteristiche: un lui forte, oppressivo e sadico; una lei debole, oppressa e vittima. Tuttavia, la realtà dei fatti non è sempre e solo quella che ci viene continuamente riproposta dagli strumenti di telecomunicazione, per quanto oggettivamente presente. Esiste, infatti, una faccia della violenza in “amore” che è sottile, indiretta, mentalmente manipolativa: si tratta dello stalking al femminile.

Stalking: caratteristiche generali

Lo stalking (o “sindrome del molestatore assillante”) è un fenomeno psicosociale che consiste nella ripetuta e costante messa in atto di comportamenti aggressivi, intrusivi, persecutori nei confronti di una o più vittime. Tale forma di violenza ha l’obiettivo di infondere alla persona perseguitata ansia, angoscia, vissuti di impotenza, rabbia, timore per l’incolumità propria e dei propri cari, fino a sviluppare un Disturbo Post-Traumatico da Stress. I pedinamenti, il controllo ossessivo dei movimenti della persona oggetto di stalking, il bisogno estremo di esercitare controllo su di lei ledono profondamente la sua libertà, la sua privacy, il suo benessere psico-fisico, il suo funzionamento nelle diverse sfere di vita.

La vittima finisce, in tal modo, per perdere se stessa ed osservarsi prigioniera delle molestie assillanti. Senza una via d’uscita. Solitamente, lo stalking viene agito all’interno di una relazione sentimentale interrotta, in cui non si riesce a tollerare il rifiuto da parte della persona amata e si esperiscono vissuti di negazione ed insopportabile abbandono: si inizia, perciò, ad assillare l’ex partner al fine di convincerla/lo del proprio amore per lei/lui, di ristabilire la relazione fallita, di dare sfogo alla propria gelosia, di vendicarsi per i torti percepiti, di continuare a controllarla/lo.

Stalking: quali comportamenti?

Le condotte ossessivo-persecutorie agite dallo stalker sono tendenzialmente finalizzate ad informare la vittima del proprio amore nei suoi riguardi, del personale bisogno di possederla per poter sopravvivere, del proprio rancore e sete di vendetta, facendola cadere nel baratro del terrore.

Tra i comportamenti agiti dal molestatore assillante rientrano i seguenti:

  • Persistente utilizzo di lettere, messaggi, e-mail, telefonate, furti d’identità on-line e/o murales;
  • Tentativi di controllo indiretto sulla vittima mediante pedinamenti, appostamenti sotto casa o sul posto di lavoro della vittima;
  • Tentativi di controllo diretto sulla vittima attraverso minacce verbali, violenza fisica, stupro, tentato omicidio o omicidio;
  • Furto di biancheria e di beni posseduti dalla vittima, acquisti di beni per conto della vittima, uccisione di animali domestici della vittima, danneggiamento di beni posseduti dalla vittima.

Stalking al femminile

Vi è un numero sostanziale di persecuzioni, soprattutto virtuali, agite da donne principalmente nei confronti di ex partner, grazie alla tecnologia che ha consentito loro di appianare le differenze di genere legate alla forza fisica. Si parla, in tal senso, di stalking al femminile (o stalking rosa).

Chi sono le stalker?

Si tratta solitamente di donne con le seguenti caratteristiche:

  • età compresa tra i 30 e i 37 anni;
  • Single, separate o divorziate;
  • Senza figli;
  • Eterosessuali;
  • Colte;
  • Con precedenti penali;
  • Affette da un disturbo dell’umore o di personalità borderline, timorose di essere abbandonata dal partner.

Il motore dello stalking al femminile è l’incapacità di rimanere da sole, non quella di essere abbandonate dal partner in sé. Il timore di non poter sopravvivere senza la presenza della figura maschile al proprio fianco e la delusione vissuta a seguito della rottura relazionale elicitano solo in un secondo momento meccanismi di competitività con potenziali rivali e molestie, persecuzioni e minacce (soprattutto virtuali) nei loro confronti. Il tutto è volto a riacquistare l’oggetto d’amore, nella credenza che così facendo possa gestire il proprio dolore e sopravvivere. Anche una donna può uccidere un uomo, tuttavia, lo stalking rosa, a differenza di quello agito dagli uomini, è caratterizzato da forme di violenza meno gravi rispetto a quelle messe in atto dagli uomini ma più sottili e subdole e non per questo meno gravi o dannose.

Riferimenti

  • Cabras, E., & Alampi, A. (2016). Cyberstalking: dalla dipendenza affettiva alla violenza. Quale Psicologia, 3 (7), 7-28.
  • Iaccarino, A. (2015). Lo stalking, un reato senza genere. Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, 9 (2), 54-68.
  • Mullen, P. E., Pathè, M., Purcell, R., & Stuart, G. (1999). A study of stalkers. American Journal of Psychiatry, 156, 1244-1249.
  • Penati, V. (2014). Stalking e psicopatologia. Milano: Edizioni Ferrari Sinibaldi.