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L’importanza del controllo demografico del pianeta

L’11 luglio è la Giornata Mondiale della popolazione, un evento fissato dal consiglio direttivo del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) nel 1989, l’anno in cui crollava il muro di Berlino e il mondo si trasformava in un’unica grande casa. Il giorno venne scelto perché l’11 luglio 1987 fu ricordato come “La giornata dei cinque miliardi”, poiché proprio in quelle giorno è stato rilevato che si sarebbe raggiunta la quota approssimativa di cinque miliardi di abitanti sulla Terra. Quell’evento suscitò un forte interesse mondiale. Lo scopo principale di questa giornata è quello di far accrescere la conoscenza sull’importanza del controllo familiare delle nascite, la parità di genere, la salute nel periodo della maternità, la povertà e i diritti umani. L’interesse generale si attiva solo quando la popolazione aumenta di un miliardo, però è bene sapere che sul pianeta l’incremento è di cento milioni ogni quattordici mesi e nel gennaio 2017 la popolazione mondiale si attestava a circa quattro miliardi e mezzo di persone.

In un mondo sempre più preso dal sovrappopolamento, e ingabbiato nel problema sempre più ingestibile delle immigrazioni di massa da parte delle popolazioni del terzo mondo verso gli Stati più ricchi, questa giornata assume una maggior valenza. Parlare di diritti umani in questo momento storico è più che mai prioritario. Un mondo affollato perchè vede l’Europa e gli Stati Uniti spaventati, rabbiosi nella gestione delle immigrazioni. Trump vuole muri sempre più alti al confine con il Messico, l’Italia con Salvini sta mandando chiari messaggi di chiusura all’Europa che non ha mai aiutato concretamente il nostro Paese nella gestione del fenomeno. Comunque la si pensi in merito, il problema esiste e vede una parte di mondo che si vuole riversare in spazi sempre più angusti. La popolazione mondiale sta crescendo a ritmi vertiginosi e delle soluzioni, per una giusta convivenza, sembrano scarseggiare.

 

Educare i giovani, che saranno gli adulti di domani

Tematiche talmente grandi che non possono certo trovare soluzioni in un articolo, però parlarne e cercare piccole, ma potenti, risposte può quanto meno indicare una direzione. Come si può leggere sull’operato delle Missioni Don Bosco sul loro sito dove, in merito alla giornata mondiale della popolazione, aggiungono altri dati significativi: dal 1950 al 2015 la popolazione sul Pianeta Terra è passata da due miliardi e mezzo a sette miliardi, incidendo inevitabilmente sull’ecosistema e la qualità della vita dell’uomo e degli animali. Problemi di sostenibilità, urbanizzazione, accesso ai servizi sanitari e scolastici, lo sviluppo passano, per forza di cose, attraverso un processo di responsabilizzazione delle nuove generazioni. La giornata mondiale si pone come obiettivo di fare investimenti sui giovani in questo senso, lottando in futuro contro la povertà, le disuguaglianze, le ingiustizie, tutto quello che riconduce a palesi violazioni dei diritti umani.

Oltre alle parole i Salesiani si muovono concretamente con dei progetti avviati in diverse parti del globo. In Madagascar, ad esempio, si sono attivati progetti per la lotta all’analfabetismo e dell’abbandono scolastico, tramite il Centro di formazione professionale Don Bosco di Mahajanga. Inoltre sono partiti autofinanziamenti delle attività di produzione di ghiaccio e di lavorazione dell’alluminio a favore degli studenti con maggiori difficoltà economiche. O come il corso di musica a Cebu, nelle Filippine, per istituire una banda musicale. Un’alternativa educativa e di vita per oltre quattrocento giovani a rischio, all’interno della Don Bosco Boy’s Home. O come la formazione nel centro professionale per bambini e ragazzi orfani, situato nella Casa Famiglia Pokrova di Leopoli, in Ucraina. Portare speranza e possibilità di emancipazione in quelle parti della Terra dove molto spesso l’unica soluzione è migrare in nazioni lontane, snaturando con forza le proprie radici.

 

Il mondo diventa sempre più piccolo, bisogna ottimizzare gli spazi

Demograficamente la popolazione mondiale è esplosa e una vita dignitosa sembra sia possibile solo nelle grandi metropoli e in quelle nazioni dove il benessere è da sempre esistito. Un affollamento che crea disagi a tutti i livelli: religiosi, etnici, politici. Uno scontro di culture che la globalizzazione non sembra abbia portato i benefici che si credeva un tempo, quando si parlava di villaggio globale e di un’unica grande nazione. Questo ha portato anche effetti paradossali. In Italia, ad esempio, si assiste da decenni al completo spopolamento di interi paesi sull’arco appenninico, le alpi e nelle regioni del sud Italia. Intere zone vivono l’abbandono e portano un desolante vuoto. In alcuni paesi i sindaci hanno messo in vendita le abitazioni abbandonate a prezzi simbolici, con l’intento di riportare esseri umani sul territorio. Cresciamo esponenzialmente, intasiamo all’inverosimile Londra come Roma o come New York, chiudiamo le frontiere e assistiamo allo spopolamento delle province, un tempo floride e autosufficienti.

Un problema enorme, però alcune risposte possono arrivare con le dosi di realtà, come le missioni Don Bosco. Anche una fattiva presa di coscienza di realtà geografiche che vivono lo spopolamento a causa di un’economia finanziaria e il concentramento delle produzioni in mano ai colossi economici. Un’economia che si regge sempre di più sulla tecnologia e i servizi in rete. La cosiddetta economia reale è meno impattante sul territorio. Ma proprio perché molti lavori oggi si possono svolgere da casa, forse permettere alle aziende di investire in piccoli centri, proponendo ai dipendenti che apprezzino l’idea, la possibilità di andare a vivere in provincia. Fibra ottica e telelavoro, forse potrebbero fornire un’altra piccola risposta al sovrappopolamento a cui stiamo assistendo con l’aria di chi non ha nessun tipo di strumento per risolvere un problema che si sta facendo più pressante ogni giorno che passa.