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Sentiamo sempre più spesso parlare di Dipendenza affettiva e non solo negli studi degli psicologi. Sembra un fenomeno assai diffuso, ma non sempre chi ne soffre e chi ne parla è a conoscenza dei reali meccanismi che ci sono dietro le dinamiche che lo caratterizzano. Per fare chiarezza, con questo articolo, ripercorreremo le “fasi” della dipendenza affettiva e vedremo in che modo sono accomunate a quelle della dipendenza da altre sostanze.

Perché ci innamoriamo?

Non ci innamoriamo sempre, ma solo nel caso prezioso in cui incontriamo una persona “speciale”, quella che ci appare familiare, già conosciuta, sempre desiderata. Questa sensazione deriva dalla perfetta coincidenza di due elementi: da una parte la nostra aspettativa, fatta di attese e di istinti inconsci; dall’altra la figura reale che, come per magia, combacia con le nostre aspettative. È proprio quando quello che avevamo sempre desiderato si palesa nella realtà che ci innamoriamo. È chiaro che questo spingersi nel “rischio” della relazione con un altro può essere vissuto come un azzardo necessario, oppure come un salto nel vuoto senza paracadute per rincorrere un amore impossibile.

Ed è questo il caso della Dipendenza affettiva.

La fase dell’innamoramento per chi soffre di Dipendenza affettiva è estremamente prolungata: il partner viene idealizzato e concepito come l’unico perfetto e possibile. I dubbi che caratterizzano le prime fasi della relazione, permangono anche a distanza di molto tempo: si è insicuri dell’amore dell’altro, la fiducia vacilla ed aumentano la morbosità e la gelosia. Impossibile immaginare una vita senza il partner: il solo pensiero dell’abbandono suscita una serie di ripercussioni devastanti. Questa fase è detta “fase della luna di miele”… anche se di dolce non ha niente e lascia un grande amaro in bocca.

Iniziano tolleranza ed astinenza

Così come per chi è dipendente dalle sostanze, anche chi ha una Dipendenza affettiva sperimenta tolleranza ed astinenza. Nella seconda fase, che viene chiamata “delle dosi crescenti” via via gli effetti euforigeni tendono a scomparire, mentre cominciano a farsi strada sintomi legati alla sindrome di astinenza che si sviluppa parallelamente alla tolleranza; per riprovare l’euforia iniziale la persona con dipendenza affettiva tende ad aumentare sempre di più “le dosi” della sua relazione: maggiore richiesta di attenzioni e di tempo speso con il partner, maggiore morbosità e gelosia, minor tempo speso per se stessi e per i propri interessi.

La relazione diventa tossica

Il primo segnale che ci aiuta a riconoscere una relazione tossica è la perdita di autonomia, che porta via via all’isolamento. Un altro aspetto che aiuta a riconoscere una relazione tossica è l’asimmetria. L’esistenza di un ruolo dominante da parte di uno dei partner che impedisce lo sviluppo personale e favorisce le situazioni di dipendenza, manipolazione o maltrattamento. Allo stesso modo in cui una persona con una dipendenza da sostanze diventa “schiava”, appunto, della sostanza stessa. Si viene a creare un vero e proprio circolo vizioso: la persona sa che la relazione le provoca sofferenza, ma non riesce a liberarsene e la paura dell’abbandono diventa sempre più invalidante. Uscirne da soli, a volte, può essere difficile. Quindi, se senti di aver bisogno di aiuto, rivolgiti ad un professionista che può aiutarti anche in tempi brevi.

Ma c’è una cosa che puoi iniziare già a fare…

Cosa può offrirti la redazione di Psicotypo?

Con alcuni membri della relazione abbiamo deciso di scrivere un libro sul tema della Dipendenza Affettiva dal titolo “La dipendenza affettiva. Testimonianze e casi di manipolazione e violenza“, edito da Carocci, come frutto delle nostre esperienze personali e professionali. È un contributo importante perché in un unico libro puoi trovare un vero e proprio percorso all’interno di questo tema: dagli aspetti neurobiologici, agli aspetti legati alla tossicodipendenza, passando per la dipendenza affettiva maschile e di veri e propri casi di stalking e violenza.

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