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Dipendenza da chirurgia estetica

Il culto del bello e del corpo costituiscono i nuovi valori su cui oggigiorno si fonda la nostra società. Instagram, Facebook, Snapchat, palestra, creme per il corpo, abbronzature artificiali, chirurgia estetica non sono altro che strumenti attraverso cui pratichiamo la cultura dell’apparire. E ci va bene così. D’altronde, gli antichi Greci erano dello stesso parere: “kalòs kài agathòs” era il principio principe con cui percepivano ed interpretavano la realtà. Se si era belli esteriormente, dalla corporatura armoniosa e dalla muscolatura ben definita, si era belli interiormente e buoni nella psiche, quindi ammessi nella comunità; se si era brutti esteriormente si veniva esclusi dalla vita comunitaria, poiché ritenuti cattivi e stolti.

Bellezza equivaleva a salute e ad opportunità di vivere degnamente. Un po’ come avviene nella realtà dei nostri giorni. In particolare, la chirurgia estetica gioca un rilevante ruolo nel costruire e/o recuperare l’autostima delle persone oggi; tuttavia è sempre maggiore il rischio di sviluppare dipendenza da essa.

Perseguire la salute: perché si ricorre alla chirurgia estetica

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 1948 ha ridefinito il concetto di salute, fino ad allora concepito come assenza di malattia, ponendo l’accento sulla sua natura multidimensionale. La salute, cioè, viene ora definita come la condizione in cui la persona gode di benessere fisico, psicologico, sociale, lavorativo, economico, spirituale, in armonia con sé e con l’ambiente circostante. In tale clima diventa importante poter perseguire una buona qualità della vita, cioè raggiungere la percezione soggettiva di godere di buona salute psico-fisica con l’ausilio di strumenti socialmente riconosciuti e accettati.

La chirurgia estetica è uno di questi strumenti.

Essa, infatti, oltre agli interventi finalizzati alla correzione di imperfezioni a livello costituzionale ed al miglioramento di aree anatomiche lesionate, consente di modificare parti di corpo che, anche se nella norma, vengono vissute con disagio dalla persona, ledono la sua autostima e risultano, quindi, da correggere. Non sono rari, tuttavia, i casi in cui a seguito del primo intervento si ritorni ripetutamente e sistematicamente dal chirurgo per ulteriori modifiche del proprio corpo, mascherando questa dipendenza comportamentale con la convinzione di perseguire la bellezza ideale.

Cosa spinge le persone a ricorrere alla chirurgia estetica?

Sono molteplici i fattori che spingono sempre più uomini e donne, giovanissimi e della terza età, a rivolgersi al chirurgo estetico per mettere in atto la “libertà obbligata” di difendere il proprio diritto alla salute. Tali fattori impongono il raggiungimento ed il mantenimento di un corpo costantemente giovane, bello e ammirevole.

Tra essi è possibile annoverare i seguenti:

  • La paura della morte, della sofferenza e dell’invecchiamento;
  • L’allungamento della vita;
  • La crisi della famiglia e dei valori “tradizionali”;
  • L’aumento dei single;
  • L’abbassamento della natalità;
  • Il nuovo valore dell’apparire;
  • L’influenza dei mass media;
  • Il disturbo da dismorfismo corporeo.

In particolare, una sintomatologia da dismorfismo corporeo può essere la ragione per cui molte persone, sempre più spesso, diventano “bisturi addicted”.

Cosa accade alle persone affette da disturbo da dismorfismo corporeo?

La preoccupazione per uno o più difetti nell’aspetto fisico diventa talmente eccessiva e gli ossessivi tentativi per mascherarli talmente vani da indurre la persona affetta da dismorfismo corporeo a richiedere un intervento chirurgico al fine di eliminare il visibile problema e ripristinare l’autostima. La conseguenza diretta è che il reale problema non risiede nell’esteriorità della persona bensì nella sua psiche, pertanto i risultati la lasceranno insoddisfatta, rintraccerà gli stessi o nuovi difetti sul proprio corpo e ritornerà in maniera compulsiva a richiedere interventi.

E’ ciò che accadeva ad 1 persona su 10 che si sottopongono ad interventi di chirurgia estetica solo nel 2011.

Risulta fondamentale sottolineare il delicato e complesso lavoro dello psicologo nel valutare preliminarmente le condizioni di salute psicologica di quanti richiedono interventi di questo tipo. Perché il diritto alla salute va difeso e tutelato per tutti.

 

Riferimenti bibliografici 

Ricci, G., & Fedeli, P. (2004). La chirurgia estetica tra percezione sociale e modello etico-deontologico. Difesa sociale, 2, 115-132.

Sanavio, E., & Cornoldi, C. (2010). Psicologia clinica. Bologna: Il Mulino.