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Mamma e lavoratrice: un binomio possibile?

Spesso, durante un colloquio di lavoro, a molte donne capita di dover rispondere a domande che hanno a che fare ben poco con la sfera lavorativa, domande del tipo “Signora lei ha figli? Se si quanti figli ha e quanti anni hanno i suoi bambini?”. Davanti a tali quesiti ci si trova spesso spiazzate poiché sembra che l’esito del colloquio dipenda proprio da come si risponde a queste domande, come se per ricoprire quel ruolo e per lavorare in quell’azienda sia necessario non essere madre e non volerlo diventare.

Ciò accade perché nell’Italia che celebra la tradizione e che promuove valori quali la famiglia e la maternità, sfugge che il binomio mamma-lavoro rappresenta ancora uno scoglio difficile da superare. Le donne, infatti, si trovano ancora costrette a scegliere tra il sogno di costruire una famiglia e il desiderio di fare carriera, riscontrando difficoltà nella crescita professionale a causa delle problematiche relative alla gestione degli impegni domestici e di quelli lavorativi. Cosi, mentre cresce l’occupazione femminile, le donne che scelgono di avere figli incontrano, invece, delle difficoltà che tendono ad allontanarle sempre più dalla professione. È’ opportuno, allora, chiedersi quali sono i fattori che incidono su questi aspetti e cosa si può fare per superare gli elementi che ostacolano le pari opportunità e la maternità.

 

Alcuni dati relativi alle mamme lavoratrici

Secondo alcuni dati Eurostat (2017) le difficoltà lavorative delle donne italiane aumentano in corrispondenza dell’aumento del numero di figli e, a tale incremento,corrisponde una diminuzione del tasso di occupazione: dal 62,2% per le donne italiane senza figli, si scende al 58,4% per le donne con un figlio, fino ad arrivare al 41,4% nel caso di donne con tre e più figli, dimostrando come la situazione del lavoro femminile in Italia sia ancora fortemente connessa a quella familiare. Sempre secondo tali dati, il 30% delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la gravidanza mentre il 78% delle dimissioni volontarie registrate ha avuto come protagoniste proprio le madri lavoratrici.

Dati che risultano davvero infelici soprattutto se si considerano le motivazioni alla base delle dimissioni, come ad esempio la difficoltà a conciliare il lavoro e le esigenze di cura dei figli,  l’assenza di supporto da parte dei parenti e i costi troppo elevati per i nidi privati e la baby sitter. Difficili da reperire sono, invece, i dati relativi alle interruzioni del rapporto di lavoro non volontarie e alle pratiche illegali portate avanti da molti datori di lavoro attraverso le cosiddette dimissioni in bianco, ovvero la richiesta di una firma su una lettera di dimissione senza data, in modo da poterla usare, per esempio, in caso di gravidanza. Secondo i dati che si sono riusciti a raccogliere in merito a tale tematica, è emerso che l’8,7% delle madri lavoratrici ha dichiarato di aver subito un licenziamento oppure di essere stata costretta a dimettersi a causa di una gravidanza.

 

La maternità come punto di forza sul lavoro

Nonostante i dati statistici risultano non rosei nei confronti delle madri lavoratici, alcuni studi hanno invece dimostrato che diventare genitore permette di sviluppare capacità e competenze fondamentali che si rivelano utili anche nell’ambito professionale. Ecco allora che la maternità potrebbe essere vista come una marcia in più e come una competenza da inserire nel curriculum. La maternità, infatti, è in grado di far sviluppare alcune delle cosiddette soft skills, ovvero competenze relazionali e organizzative fondamentali nel campo professionale, per cui essa non deve essere più vista come un limite alle possibilità di carriera ma come un’opportunità.

Le capacità e le competenze che vengono sviluppate quando si diventa madri sono state suddivise in tre aree:

  • la prima area è quella dell’ambito relazionale, che comprende l’ascolto, la comunicazione e l’empatia: quando nasce un bambino, infatti, è come se si attivassero delle antenne speciali che ci insegnano a interpretare un linguaggio nuovo;
  • la seconda area è quella organizzativa, di cui fanno parte le capacità di coordinare un certo numero di attività, l’agilità mentale per gestire la complessità, la gestione delle priorità e la capacità di abbassare l’ansia da perfezione;
  • la terza area è invece quella delle competenze nel campo dell’innovazione, in quanto, ogni giorno i bambini ci presentano situazioni nuove che stimolano le madri a sviluppare il loro pensiero laterale e la creatività nel trovare soluzioni innovative.

Tra le altre capacità e competenze che vengono sviluppate dalla madri, vi è la capacità di delega, in quanto prendersi cura del bambino aiuta a sviluppare una maggiore fiducia rispetto al fatto che anche altre persone, come ad esempio il padre, i nonni e gli zii possono fare altrettanto. Da ciò deriva la capacità di affidarsi anche al team di lavoro nello svolgere determinate mansioni e a delegarle. Un’altra competenza molto importante è la resilienza, in quanto le madri si ritrovano ad affrontare molti imprevisti e situazioni difficili nel crescere un bambino. Da ciò deriva la capacità di adattarsi al cambiamento continuo, riuscendo a riorganizzarsi continuamente e positivamente secondo nuovi e diversi percorsi e ciò rappresenta una della abilità più importanti che si rivela di fondamentale importanza anche nel lavoro. Infine, un’altra competenza degna di nota che si sviluppa con la maternità e la capacità di pianificazione: la gestione dei bambini, infatti, allena alla gestione del tempo e delle priorità e ad ottimizzare tutto ciò che si fa secondo obiettivi precisi e ciò rappresenta un’altra abilità fondamentale che viene richiesta nel lavoro.

 

Alcune possibili soluzioni per il reinserimento delle mamme sul lavoro

Visto che le donne quando diventano madri tendono a sviluppare nuove competenze e capacità e visto che tali competenze si rivelano un valore aggiunto e di fondamentale importanza anche nel campo lavorativo, diventa necessario, in un contesto lavorativo come quello italiano, promuovere l’inserimento e il re-inserimento delle madri nel mondo del lavoro. Innanzitutto c’è da dire che le madri lavoratrici possono usufruire del congedo di maternità, ossia il periodo di astensione obbligatoria al lavoro riconosciuto per legge alle donne lavoratrici durante e dopo la gravidanza. Tale periodo è costituito da 5 mesi di astensione obbligatoria dal lavoro, di cui 2 prima del parto e 3 dopo la nascita del figlio. Inoltre, con la recente Legge di bilancio, viene data la possibilità alle donne lavoratrici che godono di una buona condizione di salute certificata dal medico, di decidere di lavorare fino al nono mese di gravidanza e di usufruire così dei 5 mesi del congedo dopo il parto, godendo, così, appieno della maternità.

Un’altra soluzione potrebbe essere rappresentata dal delegare, in parte, la cura del neonato anche al padre attraverso il congedo di paternità che in Italia prevede un periodo obbligatorio di astensione dal lavoro soltanto di 4 giorni da fruire entro il quinto mese di vita del bambino, mentre in altri paese europei tale congedo risulta di durata più ampia. Inoltre, è previsto anche un periodo di astensione facoltativo rivolto ai padri, che può essere richiesto in sostituzione della madre solo in alcuni casi specifici come morte o malattia grave della donna, abbandono del bambino o affidamento esclusivo al padre. Esiste, inoltre, un’altra forma di congedo facoltativa per entrambi i genitori rappresentata dal congedo parentale che dà la possibilità di astenersi dal lavoro per sei mesi per la madre e sette mesi per il padre.

Un’altra strategia è rappresentata dagli asili nido aziendali, in quanto permettono alle madri di riuscire a conciliare lavoro e famiglia. L’asilo nido aziendale è un asilo aperto all’interno di una struttura aziendale che accoglie bambini di età compresa tra i 3 e i 36 mesi e che rappresenta un luogo pensato e organizzato per i bambini, in grado di garantire la migliore assistenza possibile e lasciare tranquilli e senza ansie le madri che lavorano. Un’azienda attenta alle esigenze dei propri dipendenti, può valutare l’apertura di un nido aziendale in quanto alcuni dipendenti sono anche neo-mamme che quotidianamente sono chiamate a conciliare lavoro e famiglia. Potendo usufruire di un asilo nido aziendale, le madri possono lavorare più tranquille e produrranno migliori risultati lavorativi. Tuttavia gli asili nido aziendali in Italia sono ancora poco diffusi e rappresentano una realtà ancora lontana rispetto agli altri paesi europei.

Una alternativa abbastanza innovativa che viene adottata non solo per le madri ma anche per altre categorie di lavoratori è rappresentata dallo smart working, ovvero il lavoro agile che rappresenta una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari e spaziali. Lo smart working, infatti, consente di svolgere il proprio lavoro anche da casa in quanto si basa su   un’organizzazione del lavoro che non necessita di un preciso luogo di lavoro, come ad esempio l’ufficio, ma che viene stabilita per fasi, cicli e obiettivi, mediante un accordo tra il dipendente e il datore di lavoro. Tale modalità aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e di lavoro e, allo stesso tempo, a favorire la crescita della sua produttività. Adottato principalmente nelle aziende più innovative e per categorie di dipendenti come i pendolari o i diversamente abili, lo smart working si rivela di fondamentale importanza anche per le madri che, in tal modo, riescono sia ad occuparsi del proprio bambino e sia a svolgere il proprio lavoro. Mentre risulta sempre più diffuso e praticato nei vari Paesi europei, lo smart working, in Italia, non viene visto come un vero e proprio lavoro in quanto si è ancora legati alla vecchia concezione del posto fisico di lavoro.

Infine, altra possibilità potrebbe essere rappresentata dal lavoro part time, che consente al dipendente di lavorare la metà o poco più delle 40 ore settimanali con una retribuzione ovviamente ridotta rispetto a quella derivante dal tempo pieno. Tale modalità di lavoro permette alle madri di lavorare e, allo stesso, tempo di avere tempo a sufficienza da dedicare al proprio bambino. Tuttavia, mediante tale forma lavorativa, le madri non riescono a crescere professionalmente e a far carriera e restano legate alla propria mansione e al proprio ruolo professionale in quanto, anche in questo caso, in Italia, il part-time è ancora sinonimo di rallentamento e di stop alla crescita lavorativa.

 

Verso un cambiamento culturale della visione della maternità

Da ciò è possibile notare che vi sono varie e concrete soluzioni per favorire l’inserimento e il reinserimento delle madri sul posto di lavoro, soluzioni che funzionano sicuramente meglio nel resto d’Europa che in Italia, in quanto il nostro Paese risulta legato al modello della famiglia tradizionale, secondo cui spetta quasi esclusivamente alla madre prendersi cura dei figli. Superando tale concezione, invece, è possibile non solo reintegrare le madri sul posto di lavoro e favorire una maggiore occupazione femminile, ma anche aumentare il tasso di natalità, in quanto, se una donna è sicura di non perdere il proprio posto di lavoro sarà anche maggiormente motivata a diventare madre.

Diventa necessario, dunque, incentivare un cambiamento a livello culturale, attraverso leggi che favoriscono le pari opportunità, il lavoro femminile e le lavoratici che scelgono di diventare madri, in modo che una donna possa scegliere serenamente di diventare madre senza temere di perdere il proprio lavoro. Nella speranza che ciò diventi una realtà quanto più concreta possibile, nel giorno della Festa della Mamma, rivolgiamo un augurio speciale a tutte le mamme e, soprattutto, alle mamme lavoratici che, come si è visto, hanno anche una marcia in più sul lavoro.

 

Scritto dalla Dott.ssa Scappaticci Eleonora, Psicologa del lavoro e delle organizzazioni, specializzata nella selezione e nella formazione delle risorse umane

 

Riferimenti bibliografici

https://www.iodonna.it/attualita/famiglia-e-lavoro/2018/05/11/mamme-che-lavorano-ecco-perche-hanno-una-marcia-anzi-5-piu/

https://www.insidemarketing.it/donne-tra-maternita-e-lavoro-femminile/

https://www.insidemarketing.eu/cdn/wp-content/uploads/2018/02/Rapporto-avsis-italia-e-sviluppo-sostenibile-2017.pdf