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Dopo l’ora di storia… ci potrebbe essere un’ora di storia del porno?

Si apprende, leggendo un articolo di Repubblica, che il presidente Emmanuel Macron ha espresso preoccupazione per il largo uso di materiale pornografico, soprattutto in rete, fatto dagli adolescenti francesi. Il dibattito che ne è conseguito, ha coinvolto il Ministero dell’Istruzione d’Oltralpe e potrebbe portare, in un prossimo futuro, i presidi delle scuole medie a introdurre “l’ora di pornografia”.

Si può immaginare, fin da ora, professori adeguatamente formati, che spiegheranno ai propri studenti come si realizza un filmino porno. Dopo un paio di ore di matematica, una di storia della pornografia non ci starebbe male.

Superato il primo impatto, creato dell’ironia con un argomento che vi si presta facilmente, si può ora procedere a un’analisi più approfondita. Nell’era della tecnologia ad alta efficienza, il porno è di una fruibilità disarmante. Un bambino, sì un bambino, perché un adolescente è già navigato in merito alla visione di materiale pornografico, può scovare con un paio di clic qualsiasi tipo di amplesso, sul telefonino o sul PC.

L’allarme lanciato da Macron non è infondato. I ragazzi di oggi scoprono molto presto il sesso, e lo praticano altrettanto precocemente.

L’approccio distorto al sesso dei giovani

I giovani, in molti casi, hanno un approccio distorto con il sesso. Alimentano le loro fantasie ammirando le prestazioni sessuali che il web fornisce e che non rispecchiano la realtà, poiché produzioni cinematografiche con porno attori professionisti. Trame che vedono improbabili casalinghe impegnate in giochi erotici con aitanti giardinieri e superdotati idraulici; orge improvvisate dentro ville in località marittime; donne che fanno sesso con più partner.

Anche nei video amatoriali, quelli dove un qualunque cittadino privato ha deciso di mettere in rete le proprie performance, il senso del rapporto sessuale è dirottato solo verso un’area di godimento meccanico, deprivandolo dell’intimità, riducendolo a un esercizio della carne da mostrare allo spettatore virtuale.

Una lezione di pornografia potrebbe aiutare a decodificare il messaggio trasmesso dal mondo dell’erotismo on line. Un insegnante può far capire che i filmati pornografici sono solo una rappresentazione di desideri, a volte perversi. La pornografia moderna è sempre più un mondo parallelo, dove molto spesso i giovani ci fanno un salto senza gli strumenti critici adeguati.

Non deve stupire se il tema è stato sollevato dall’inquilino dell’Eliseo. In Francia, le scuole impartiscono lezioni di educazione sessuale sin dal lontano 1973. Nelle scuole si devono impartire non meno di 30-40 ore di lezione, inoltre distribuiscono profilattici ai ragazzi, fin dalla terza media. Ma anche in altri paesi europei l’educazione sessuale è svolta nelle scuole; in Olanda si studia a scuola dai 4 ai 15 anni, in Austria è obbligatoria dal 1970 ed è inserita nell’ora di biologia, inoltre c’è il progetto love talks che da la possibilità di far partecipare i genitori con i docenti durante le lezioni in classe. In Germania è obbligatoria in tutti gli istituti dal 1995. In Svezia, anche qui dal 1995, l’educazione sessuale è obbligatoria tra i 12 e i 13 anni. Alle superiori le lezioni in questione sono supportate anche da un cartone animato, dove si tratta il tema del sesso con chiarezza. In Danimarca è trattata nelle scuole primarie e nel primo anno delle superiori. Per certi versi i danesi hanno anticipato i francesi; alcune lezioni sono tenute da omosessuali e prostitute, fornendo ulteriori contributi in collaborazione con i docenti preposti. E i genitori non possono far astenere i propri figli dalle lezioni.

L’Italia è il fanalino di coda in questo campo, poiché non c’è l’obbligo per l’educazione sessuale. Un tema ancora confinato dietro preconcetti e retaggi culturali. Dopo questa rapida panoramica, il discorso su delle lezioni di pornografia assume contorni molto meno surreali. Può diventare un atto preventivo, in un mondo dove la pornografia on line 24 ore su 24, tende a stravolgere l’idea del rapporto sessuale nella mente di un adolescente o un bambino, trasformandosi in un potente disinnescante delle emozioni. Il sesso visto come gesto meccanico, immerso nelle più svariate e fantasiose situazioni, lo priva del sentimento che porta due persone a desiderarsi.

Come ricorda il filosofo e psicanalista Umberto Galimberti le emozioni si apprendono, non sono innate. Il processo di apprendimento comincia prima di tutto in famiglia, e poi nel mondo. Le emozioni hanno bisogno della parola prima che della carne.

Il sesso è un linguaggio

Galimberti nel suo saggio “Parole Nomadi” tratta l’erotismo. L’erotismo è prima di tutto una forma di linguaggio che oltrepassa il concetto di solo atto fisico, è nel desiderio dell’altro o l’essere oggetto del desiderio che si scopre come essere umano sessuato. Il desiderio e la sessualità uniscono un corpo a un altro corpo e non sono un istinto. Desiderio e sessualità sono le prime modalità con cui un bambino aderisce a un ambiente, quindi la prima comprensione del mondo avviene “attraverso una sensazione intima e segreta che colorisce le cose di significati affettivi, per cui un volto è simpatico o antipatico…”.

Un’altra “parola nomade” trattata dal filosofo è sessualità. La sessualità è vista come una pulsione che delinea il desiderio di un essere umano. L’autore descrive la pulsione non come istinto, ma come la intendeva Freud: “La pulsione è una costituente psichica che rende il comportamento non meccanicisticamente determinato, non preformato nel suo svolgimento, non necessariamente diretto al suo oggetto, non circoscritto a una determinata situazione ambientale”. La sessualità vissuta come essere umano, non guidato dall’istinto che lo circoscrive a un comportamento determinato.

Galimberti ricorda che non si deve scindere la sessualità dalla componente umana che la costruisce, e che la distingue dall’animale. E nel processo di costruzione la sessualità può essere anche sublimata in forme di espressione, nel campo dell’arte e della cultura ad esempio.

E allora, se in Francia si apre un dibattito sulla possibilità di introdurre lezioni sulla pornografia nelle scuole, non deve stupire più di tanto.

Comprendere che l’atto carnale visto in rete è completamente slegato dal principio di realtà, è svuotato di tutta la componente emotivo-affettiva, è solo una funzione di supporto per delle fantasie individuali, risulta essere, quindi, importante. Docenti adeguatamente preparati sul tema, potrebbero svolgere con più autorevolezza la loro funzione educativa e aiutare, così, i ragazzi nel loro percorso di crescita.

Scritto da Davide Testa, blogger e articolista

 

Riferimenti bibliografici

Galimberti U. (2006). Parole nomadi. RM: Feltrinelli Editore