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I falsi ricordi: tra memoria e suggestioni

Siamo esseri imperfetti e volubili. Costantemente assorbiti dal contesto in cui viviamo ed influenzati dalle relazioni interpersonali in cui siamo coinvolti, viviamo all’insegna della suggestione e del cambiamento senza averne – la maggior parte delle volte – consapevolezza.

La stessa sorte spetta anche a quelle poche certezze che crediamo non cambieranno mai. I ricordi di eventi importanti che hanno segnato la nostra vita e che portiamo nel cuore sono una di queste: ogni volta che ricordiamo qualcosa lo rielaboriamo e lo ricostruiamo, perciò il risultato non sarà mai la perfetta copia del ricordo precedente. La questione diventa complessa quando ci ritroviamo a dover ricordare in ambito testimoniale, in cui l’ambiente stressante e pressante tende a suggestionare ancora di più il recupero del ricordo, rischiando di produrre false memorie.

Vediamo come memoria e suggestionabilità interagiscono e cosa ne deriva.

I falsi ricordi

I falsi ricordi sono ricordi di eventi mai accaduti. Più nel dettaglio, essi tendono a verificarsi quando si è chiamati a raccontare fatti in contesti sperimentali o testimoniali, all’interno dei quali gioca un ruolo fondamentale la suggestionabilità interrogativa. Quando si è esposti a domande suggestive, infatti, per costruire un ricordo e raccontarlo si accede più facilmente e più rapidamente alle informazioni fuorvianti rispetto alle informazioni originarie, in quanto gli stimoli fuorvianti sono più recenti e salienti.

Due fattori strettamente correlati alla suggestionabilità ed ai falsi ricordi risultano essere la confabulazione ed il post-event misinformation effect.

La confabulazione è il processo mnestico per cui le persone trasformano radicalmente il ricordo immagazzinato in memoria inserendo invenzioni fantastiche laddove vi siano delle lacune; incertezza della persona ed aspettative nei confronti dell’intervista risultano importanti affinchè si manifesti la confabulazione.

Il post-event misinformation effect è il fenomeno per cui le persone modificano il ricordo originario dell’evento una volta esposti ad informazioni scorrette a distanza di tempo dall’evento medesimo: il ricordo così ottenuto costituisce il risultato della commistione dei contenuti originari e di quelli acquisiti successivamente, a scapito dell’attendibilità e dell’accuratezza del ricordo.

Suggestioni e falsi ricordi: qualche esempio

Le domande suggestive attivano un meccanismo di ricostruzione del ricordo che ne altera i richiami successivi. A tale fine, è necessario che si verifichino le seguenti condizioni:

  • l’informazione suggestiva deve essere plausibile;
  • il soggetto deve costruire una rappresentazione mentale del falso ricordo e una narrazione che combini, come accade per tutti i ricordi, conoscenze di base con esperienze personali e suggerimenti;
  • il soggetto deve credere di aver acquisito quell’informazione dall’esterno, non di averla creata da sé.

La modifica di una minuscola parte della domanda suggestiva, come ad esempio l’articolo o un vocabolo, aumenta la possibilità di mutare la risposta. Loftus e Zanni (1975), dopo aver proiettato un breve filmato relativo ad un incidente stradale a due gruppi, hanno chiesto ad un gruppo se avesse visto il semaforo rotto e all’altro se avesse visto un semaforo rotto: il primo gruppo rispose di aver visto il semaforo rotto con molta più frequenza rispetto al secondo gruppo.

In un ulteriore esperimento, dopo la proiezione di un filmato di un incidente stradale a due gruppi di soggetti, ad un gruppo hanno posto la domanda “A che velocità andavano le auto quando si sono scontrate?” e ad un altro la domanda “A che velocità andavano le auto quando si sono schiantate?”: il secondo gruppo ha risposto riportando velocità più alte rispetto al primo gruppo.

Come si valuta la suggestionabilità interrogativa?

Valutare la suggestionabilità di un individuo è utile nell’ambito clinico e forense, in quanto essa può alterare la memoria di un evento ed implicare gravi conseguenze psicologiche e legali, come nel caso di ricordi rimossi e recuperati di abusi sessuali esperiti durante l’infanzia, ma mai accaduti, o nel caso di false testimonianze.

Uno strumento molto utilizzato nell’ambito forense, soprattutto con adulti e adolescenti, è la Gudjonsson Suggestibility Scale-2 (GSS-2), elaborata da Gudjonsson nel 1987. Tale scala si propone di misurare il grado di suggestionabilità dei soggetti intervistati e la affidabilità delle loro testimonianze.

 

Riferimenti bibliografici

 

  • Gudjonsson, G. H. (1987). A parallel form of the Gudjonsson Suggestibility Scale. British Journal of Clinical Psychology, 26, 215-221.
  • Gudjonsson, G. H., & Clark, N. K. (1986). Suggestibility in police interrogation: A social psychological model. Social Behaviour, 1, 83–104.
  • Kassin, S., & Kiechel, K. (1996). The social psychology of false confessions: Compliance, internalization, and confabulation. Psychological Science, 7, 125-128.
  • Loftus, E. F. (1997). Creating false memories. Scientific American, 277, 1-7.
  • Loftus, E. F. (2005). Planting misinformation in the human mind: A 30-year investigation of the malleability. Learning & Memory of memory, 361-366.
  • Loftus, E. F., & Zanni, G. (1975). Eyewitness testimony: The influence of the wording of a question. Bulletin of the Psychonomic Society, 5, 86-88.