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Fame emotiva: di cosa si tratta?

Con l’espressione “fame emotiva” si fa riferimento all’introduzione nel corpo di cibo come risposta a fattori stressati o a stati emotivi, siano essi negativi o positivi. Lo stress, quindi, o le emozioni positive o negative attivano la persona alla ricerca di cibo, per lo più cibo a ricco contenuto di grassi o zuccheri, il cosiddetto cibo “spazzatura”. Il cibo in questo caso ricopre il ruolo non di fonte di sostentamento bensì di elemento di conforto. Effettivamente, nell’immediatezza, la persona sperimenta una temporanea sensazione di benessere, la quale è appunto temporanea poiché viene ben presto sostituita dal senso di colpa e dallo sconforto. Quest’ultimo fa sì che la persona avverta nuovamente il bisogno di sentirsi meglio, generando stress ed emozioni, per lo più negative, e innescando così un circolo vizioso. Ovviamente il rischio che si può correre è quello di restare bloccati all’interno di un ciclo alimentare ed emotivo poco salutare.

È stato osservato che alla base della fame emotiva c’è una cattiva gestione da parte della persona delle situazioni stressanti o dei vari stati emotivi. Da un punto di vista prettamente biologico, l’organismo, davanti ad una situazione stressante o ad emozioni forti tende a rispondere fisiologicamente con un calo dell’appetito, dovuto ad un incremento di catecolamine, ormoni inibitori dell’appetito. Funzione cardine nella genesi della fame emotiva lo ha certamente la sfera psicologica. Da un punto di vista psicologico, infatti, un ruolo fondamentale per fronteggiare lo stress e le emozioni intense viene giocato dalle strategie di coping possedute dalla persona. Le strategie di coping sono le strategie di risposta che una persona mette in atto davanti ad una determinata situazione. In particolare è stato osservato che l’utilizzo di strategie di coping orientate alle emozioni e all’evitamento tramite la distrazione sono correlate positivamente con l’uso di diete, abbuffate e comportamenti alimentari disadattivi.

 

Fame emotiva e fame biologica

La fame emotiva viene frequentemente scambiata con la fame biologica. Alcuni elementi possono aiutarci a distinguerle. Innanzitutto la fame emotiva si presenta all’improvviso, mentre quella biologica si presenta in maniera graduale e non richiede un soddisfacimento immediato. Inoltre, la fame fisica si “accontenta” di qualsiasi tipologia di cibo, compresa frutta e verdura; la fame emotiva, invece, come già accennato precedentemente, ricerca i cibi “spazzatura”, ovvero snack, dolciumi, patatine e così via. Nel momento in cui la persona inizia a mangiare questi cibi, li divora, non ne gusta neppure il sapore e, anche una volta terminato di mangiare, non riesce a percepire il senso di sazietà e di soddisfazione. Una volta terminato di mangiare si sperimenta il senso di colpa. Ovviamente nella fame biologica, invece, i cibi vengono assaporati, si riesce a percepire il senso di sazietà e soprattutto non ci si sente in colpa bensì soddisfatti e gratificati dal pasto.

Nella fame emotiva è la testa che orienta verso il cibo, nella fame biologica lo stomaco. Una volta compresa bene la differenza tra la fame emotiva e quella biologica, diventa certamente più semplice poter comprendere quale è il nostro personale approccio al cibo. Noi siamo mangiatori biologici oppure emotivi? Alcune semplici domande che potremmo porci potrebbero aiutarci a capire il nostro rapporto con il cibo. Ad esempio, mangi di più se sei sotto stress oppure se sei triste, arrabbiato o anche super felice? Quando hai terminato di mangiare ti capita di sentirti in colpa? Quando sei sazio smetti di mangiare oppure tendi a continuare? Poche semplici domande ma essenziali per poter parlare di fame emotiva. Perché se capita una volta ogni tanto di gratificarsi con il cibo, mangiare tanto e poi sentirsi in colpa va bene, ma se questo comportamento è piuttosto frequente, allora è importante intervenire in maniera tempestiva.

 

Intervenire sulla fame emotiva

Intervenire sulla fame emotiva non è cosa da poco in quanto non si deve intervenire solo sul cibo ma anche e soprattutto sulla sfera emotiva e psicologica. Molti si recano dal nutrizionista, iniziano diete su diete, tutte purtroppo destinate a fallire. La figura del nutrizionista e l’introduzione di una dieta equilibrata sono certamente importanti e necessari ma da soli purtroppo non sufficienti. È importante, infatti, contemporaneamente andare a lavorare anche sugli aspetti psicologici ed emotivi, in particolare su tutte quelle strategie di coping utilizzate per fronteggiare situazioni stressanti o emozioni forti, positive e negative che esse siano. Per questo è importante lavorare in equipe, nutrizionista più psicologo o psicoterapeuta, per poter affrontare la fame emotiva. Sulla base di quanto detto precedentemente, inoltre, possono essere tratti dei buoni consigli da poter mettere in pratica per fronteggiare la fame emotiva e non lascarsi schiacciare da essa, consentendole di entrare in un circolo vizioso.

Innanzitutto, può essere utile fermarsi almeno cinque/dieci minuti prima di lasciarsi sopraffare dalla fame emotiva. Precedentemente è stato detto che la fame emotiva, diversamente da quella biologica, è immediata, impulsiva. Ecco, invece, di gettarsi a capofitto sul cibo, si può provare a prendere un pochino di tempo, tempo in cui si riflette se quell’alimento è davvero indispensabile o meno in quel preciso momento. Ma la cosa più importante da fare resta certamente quella di imparare ad accogliere tutte le emozioni negative e/o positive. Non dimentichiamo, infatti, che alla base della fame emotiva c’è poi l’evitamento emotivo e il tentativo di rifugiarsi o gratificarsi nel cibo, senza però neppure assaporarlo ma solo divorandolo. Bisognerebbe invece godersi il cibo, morso dopo morso, mangiando lentamente, prediligendo tutti i cibi e non solo quelli iper calorici e iper proteici. Bisogna imparare a volersi bene, emotivamente, psicologicamente e anche fisicamente.

 

 

Riferimenti bibliografici

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