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Dipendenze

Il gioco d’azzardo patologico in adolescenza

11 Aprile 2018No Comments

Il GAP – Gioco d’Azzardo Patologico

Giocare non è semplicemente un’attività fine a se stessa, svolta per trascorrere il tempo e arrecante mero divertimento. Giocare è esplorare, conoscere l’ambiente circostante, imparare a conoscere se stessi e le proprie capacità, apprendere regole, sperimentarsi in contesti di gruppo. Attraverso il gioco l’essere umano costruisce le strutture mentali con cui mettere in atto le molteplici funzioni cognitive, sperimenta emozioni, sviluppa le abilità di socializzazione, costruisce la propria identità. Costruisce, cioè, l’insieme delle caratteristiche più o meno stabili che costituiscono la sua personalità e che fanno sì che sia egli sia gli altri possano percepirla sempre uguale a se stessa nonostante i mutamenti dettati dal trascorrere del tempo.

Tuttavia, il gioco possiede un’altra faccia che può attrarre la persona nel circolo vizioso della dipendenza, soprattutto nel caso in cui questa stia attraversando la fase evolutiva dell’adolescenza e si tratti di una personalità insicura e vulnerabile. Cosa si intende per dipendenza da gioco in adolescenza? Come si potrebbe ovviare al rischio di sviluppare una dipendenza comportamentale?

 

Il Gioco d’Azzardo Patologico in adolescenza

Come descritto nell’articolo “Gambling Addiction: quando il gioco si prende gioco di noi” della presente rubrica, il gioco d’azzardo patologico è una forma di dipendenza comportamentale, caratterizzata dall’incapacità della persona di controllare i propri impulsi e porre fine al gioco cui è invischiato, nonostante sia consapevole dei danni arrecati dal gioco medesimo nelle diverse sfere di vita. Persistenza, incontrollabilità, ripetitività dei comportamenti, compromissione significativa del funzionamento della persona nelle varie sfere di vita rientrano tra i principali indicatori del gioco d’azzardo patologico, così come delle altre forme di dipendenze nuove o sociali.

Nel circolo vizioso della dipendenza da gioco si perde, inoltre, il fine iniziale del gioco stesso: la persona, infatti, non gioca per ripristinare quanto ha perduto ma perché si nutre dell’eccitazione e della scarica emotiva che vive quando gioca, a prescindere da quanto vince o da quanto perde. Il gioco d’azzardo patologico costituisce un problema di salute pubblica e di interesse sociale, coinvolgendo sempre più giovani dai 18 ai 30 anni e trovando negli adolescenti la popolazione maggiormente a rischio.

 

Perché gli adolescenti?

L’adolescenza è per definizione la fase evolutiva maggiormente vulnerabile, finalizzata alla costruzione dell’identità individuale e, per tale ragione, caratterizzata dalla sperimentazione di molteplici ruoli, interessi, emozioni. Le ragioni che stanno alla base di tali sperimentazioni, con particolare riferimento al gioco d’azzardo, risultano essere le seguenti:

  • Fuggire dalla noia del vivere quotidiano
  • Evadere da una realtà circostante dolorosa e ambivalente
  • Assecondare la tendenza ad agire comportamenti a rischio per esperire eccitazione e “brivido”
  • Accedere facilmente al mercato d’azzardo offline (slot machine, scommesse, sale gioco) ed online (video poker, giochi di ruolo) anche grazie ad una maggiore tolleranza da parte del contesto sociale nei confronti del gioco d’azzardo
  • Ricercare compulsivamente stimoli nuovi e sempre più gratificanti la causa delle scarse capacità di controllo
  • Desiderare di essere accettati dal gruppo dei pari.

 

Gambling Addiction in adolescenza: l’importanza della prevenzione

Il giocare d’azzardo non è, di per sé, condizione necessaria e sufficiente per diventarne dipendenti. La prima attività di prevenzione del gioco d’azzardo patologico negli adolescenti testimoniata dalla letteratura risale al 1993. Da allora, l’esigenza di intervenire prima che un uno e/o abuso comportamentale sfoci nella dipendenza da gioco senza accorgercene è diventata ha assunto sempre più forza, date le negative conseguenze sul piano individuale, sociale, familiare, scolastico provocate da tale fenomeno.

L’obiettivo principe dei programmi di prevenzione concerne la diffusione della cultura del gioco, rendendo gli adolescenti consapevoli delle caratteristiche sia piacevoli e divertenti sia delle false credenze e distorsioni cognitive (ad esempio, il pensiero superstizioso) provocate dall’attività di gioco. Fondamentale appare l’intervento della scuola, oltre che della famiglia, nell’individuare negli allievi aspetti predittivi della messa in atto di comportamenti a rischio, come l’ansia, l’irritabilità e l’impulsività, e contrastarli mediante l’implementazione di attività che comportino lo sviluppo delle seguenti competenze nonché fattori protettivi:

  • Assertività
  • Competenze relazionali
  • Problem solving e decision making
  • Autostima
  • Autoefficacia
  • Controllo degli impulsi.

 

Riferimenti testuali

Verrastro, V. (2015). Le dipendenze comportamentali in età evolutiva. Roma (RM): Alpes Italia.