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Identità di genere

Girl è un film di Lukas Dhont, uscito nel 2018. Il film racconta la storia di Victor che durante l’adolescenza diventa Lara, adolescente in fase di transizione dal genere maschile a quello femminile. Lara ha 15 anni e il sogno di diventare una ballerina di danza classica. Il tema dell’identità di genere e del cambio di sesso è narrato attraverso delle sequenze filmiche che s’intercorrono nel quotidiano e che descrivono la realtà in cui Lara vive, ossia la realtà di un adolescente, con la problematica del mostrarsi agli altri per ciò che in realtà non è: un ragazzo. Lara soffre profondamente la sua condizione di ragazza intrappolata nel corpo di un ragazzo, un fisico che per lei deve scomparire per essere inglobato dalla figura femminile in cui desidera riconoscersi. La sensazione di non riuscire a toccare il proprio corpo e l’imbarazzo nel mostrarsi agli altri sono i sintomi che maggiormente caratterizzano le persone che soffrono di disforia di genere; e questo nella pellicola emerge prepotente dimostrando allo spettatore la chiara distonia tra ciò che è posseduto e ciò che è desiderato.

Ciò che colpisce non è solo il soggetto del film, che nella sua semplicità racconta un frammento di vita di un adolescente che soffre una mancata identificazione con il proprio genere biologico ma, l’agonia dell’attesa. Un’attesa che dovrebbe essere lenta e paziente per rispettare la salute di un corpo in trasformazione ma che invece è impaziente e veloce come l’adolescenza stessa. Lara aspetta e soffre questa costante attesa durante tutto il film. Si sottopone a cure ormonali per affrontare l’operazione chirurgica per trasformare definitivamente il proprio corpo. Ecco che il tempo sembra non passare mai e i minuti diventano interminabili, scossi da un flusso ininterrotto di pensieri ossessivi circa i propri organi genitali e il bisogno, quasi compulsivo, di coprirli. Chi soffre di disforia di genere, infatti, non riesce a vedere o toccare i propri organi genitali e desidera solo che scompaiano il più presto possibile.

 

L’attesa, la disciplina e la compartecipazione

Lara nell’attesa di vedere le prime trasformazioni danza in modo sempre più estenuante, portando il proprio corpo oltre il limite e la sopportazione del dolore, attraverso una caparbietà sostenuta dalla ricerca di una perfezione ideale. In un circolo vizioso di smania e rigore. Nonostante sappia che per sottoporsi all’operazione è necessario essere in ottima salute e avere buona forza fisica Lara non si cautela e continua nell’applicarsi nella dura disciplina della danza classica pur di dare il meglio di sé, subendo una struttura ossea maschile che non sempre riesce a reggere il continuo sforzo del ballare sulle punte.

A differenza di molti film su tematiche LGBT, Girl vede il pieno coinvolgimento e supporto da parte della famiglia. Lara ha un padre affettuoso e premuroso nei suoi confronti, e un fratellino che le sta molto vicino. Nonostante alcuni episodi d’imbarazzo ed esclusione dal gruppo, che mantengono sempre una certa sobrietà, già dalle prime scene si comprende che i compagni di classe e di danza conoscono l’identità di Lara, in una sorta di accettazione implicita che è quasi insolita per lo spettatore, abituato a soprusi, violenze e incomprensioni. Per chi ricorda il film Boys Don’t Cry, non c’è la stessa sensazione di esplicita violenza. La sofferenza qui viene espressa attraverso i silenzi prolungati, restituiti attraverso lunghe inquadrature e rumori di sottofondo, una costruzione tematica molto simile al film Tomboy. Ciò che resta impresso nella mente dello spettatore è lo sguardo di Lara, gli occhi azzurri di questa ragazza che vorrebbe diventare una donna e che deve fare i conti sia con la pubertà indotta dalla cura ormonale che con un ospite invadente e scomodo, i suoi organi genitali. Uno sguardo sempre protagonista, anche nell’inaspettato epilogo.

 

Scritto da Valeria Saladino & Elena Cabras, founders di Psicotypo