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Nascite e baby boom

Quando l’ISTAT attua un’indagine demografica, basata sull’età della popolazione, considera tre fasce: i giovani (0 – 14 anni), gli adulti (15 – 64 anni) e gli anziani (65 ed oltre). In base alle diverse proporzioni tra le fasce di età, la struttura di una popolazione può esser definita progressiva, stazionaria o regressiva a seconda che la popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di quella anziana.

Nel 1964 c’è stato un picco positivo delle nascite, definito baby boom; ovvero il numero medio di figli per ogni donna era 2,70. Invece dal 1995, con il picco negativo di nascite, chiamato anche baby burst, l’andamento in Italia è diventato regressivo: aumenta la percentuale di anziani e diminuisce quella di giovani. Questo cambiamento è dovuto ad un allungamento della vita poiché le scoperte mediche consentono di abbassare notevolmente il livello di mortalità; ad un miglioramento delle condizioni sanitarie ed economiche; ad un massiccio aumento dei beni alimentari e ad un calo costante delle nascite. Le analisi ISTAT a partire dal 1° gennaio 2017 mostrano questa suddivisione nelle diverse fasce d’età: 13.5% della popolazione tra 0 e 14 anni, 64.2% tra 15 e 64 anni e 22.3% con 65 anni e oltre, ovvero 13.528.550 sul totale della popolazione Italiana.

L’attaccamento e i Modelli Operativi Interni

La teoria dell’attaccamento di Bowlby, formulata negli anni ’40, consente di spiegare il legame esistente tra due persone. Egli definisce l’attaccamento come una relazione di lunga durata, emotivamente significativa, con una persona specifica che rappresenta una base sicura da cui il bambino può ritornare dopo aver esplorato l’ambiente circostante. Intorno ai due anni il bambino è in grado di sviluppare i Modelli Operativi Interni, cioè una rappresentazione interna di sé, delle persone importanti e delle relazioni instaurate.

Questi sono influenzati dallo stile di attaccamento che il bambino ha con le persone significative della propria infanzia, rimangono stabili nel tempo e sono quindi resistenti al cambiamento. Bowlby evidenzia anche la presenza di una trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento, e quindi dei Modelli Operativi Interni: spesso i genitori utilizzano con i figli le modalità di relazione e crescita che hanno avuto dai propri genitori.

Le costellazioni familiari

Bert Hellinger intorno agli anni ’80 formula le linee teoriche di un metodo esperienziale definito costellazione familiare. All’interno di questa tecnica psicoterapeutica è possibile ritrovare aspetti della psicologia della Gestalt, della psicoterapia sistemico familiare e dello psicodramma di Moreno.
Durante le costellazioni familiari i membri si dispongono in un cerchio, tra loro si pone anche il conduttore che ha il compito di favorire uno stato di rilassamento e la partecipazione attiva di tutti grazie ad una serie di domande riguardanti il sistema familiare di origine o quello attuale.

Questa tecnica consente di evidenziare le dinamiche inconsce esistenti tra i membri di un nucleo, in base alle quali è possibile osservare le interdipendenze esistenti tra i componenti di una famiglia o di un gruppo. In questa concezione della famiglia nessun individuo è escluso, infatti Hellinger sostiene che le relazioni esistenti all’interno del nucleo influenzino tutti i membri. L’individuo viene considerato come appartenente ad un sistema caratterizzato da un preciso e complesso contesto di relazioni ed affetti.

Sulla scia di queste scoperte Anne Schützenberger formula la tecnica del genosociogramma, ovvero un albero genealogico che presenta non solo i legami di parentela ma anche il ripetersi di particolari traumi psichici e fisici di generazione in generazione.

Cantastorie moderni

I dati presentati mostrano un’Italia sempre più vecchia e un numero preoccupante di giovani che vi vivono sono abbandonati a loro stessi, sempre più protagonisti della cronaca nera e di accadimenti che violano valori e regole morali. Spesso ci si chiede da chi siano educati, chi rappresenta un punto fermo, una base sicura, per questi ragazzi che sembrano schegge impazzite in cerca di una qualche definizione. Qualcuno che riesca a riconoscerli e in qualche modo anche salvarli da un mondo troppo veloce e in continuo movimento. I loro eventuali atti vandalici e aggressivi suonano come l’estremo attacco di una preda ferita. Ultimo e folle gesto per farsi vedere, e magari anche aiutare.

Le nuove famiglie hanno perso il nucleo solido della coppia genitoriale e spesso i genitori vivono con altri partner e altri figli: i ragazzi si perdono spaesati e non sono più seguiti né monitorati. Anche quando il nucleo è stabile e i genitori corrono dietro a lavori sempre più esigenti e logoranti per permettere proprio a quei figli che vedono raramente, un futuro e una stabilità economica. Tra le molteplici figure che ruotano intorno ai ragazzi ci sono gli anziani. Quegli anziani che incarnano valori e principi ormai sempre più rari da trovare, le uniche persone che riescono ancora a narrare una storia senza dover inventare niente, facendo leva unicamente sulla loro traballante memoria. I nonni che con la loro statuaria figura non si concedono di cambiare e di farsi abbindolare da una realtà virtuale che non ha niente a che vedere con quella che i loro occhi e le loro mani hanno visto, toccato. I nonni che riescono a rappresentare per molti un porto in cui riposarsi, una base sicura in cui tornare.

L’andamento demografico dell’Italia è regressivo, ma l’aspetto positivo è che ci siano sempre più persone in grado di raccontare una storia, di rappresentare una base sicura, quando al contrario la progressione significherebbe un aumento di ragazzi impauriti e aggressivi che non sanno definirsi.

Scritto da Federica de Lillis, Dott.ssa in Psicologia dello sviluppo tipico e atipico presso Facoltà di Medicina e Psicologa La Sapienza

 

Riferimenti bibliografici

Hellinger B. (2005); “Costellazioni familiari. Aneddoti e brevi racconti”, Tecniche nuove, Milano.

Santrock J.W. (2013); “Psicologia dello sviluppo”, editore McGraw – Hill education.

Schaffer H.R. (1998); “Lo sviluppo sociale”, edizione italiana a cura di Ferraris A.O., Raffaello Cortina Editore.

https://www.istat.it/it/archivio/anziani